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NEONAZI E MAFIA, IL BATTESIMO A MILANO CON LA SEDE DI “LEALTÀ E AZIONE”

I locali del movimento di estrema destra nello spazio di proprietà di un costruttore vicino al clan De Stefano. La sua società fu fondata da Pasquale Guaglianone, condannato per banda armata e in contatto con un emissario della cosca

di Davide Milosa | 28 febbraio 2014

Il tratto finale è quello di viale Certosa. Via Pareto la incrocia in diagonale. Strada stretta, alberi sui lati. Edilizia residenziale. Zona tranquilla con il cimitero Maggiore a due passi. Lembo nord di Milano. Dopodiché l’hinterland verso il costruendo sito dell’Expo. Qui, come riporta il sito dell’Osservatorio democratico, nascerà a breve l’ultimo avamposto dell’estrema destra. Tre vetrine all’angolo con via San Brunone accoglieranno la sede di Lealtà e azione, sigla dietro la quale opera il movimento degli Hammerskins, network internazionale ispirato da idee neonaziste nato negli anni Ottanta dopo la scissione con il Ku Klux Klan americano. Camerati, dunque. Ma non solo. Perché al battesimo dei nuovi locali ci sarà anche un convitato di pietra: la ‘ndrangheta della supercosca dei De Stefano-Tegano. Mafia e fascisti. Un mix fatto di rapporti tra gli emissari dei boss calabresi e personaggi noti del neofascismo milanese come Pasquale Guaglianone, ex tesoriere dei Nar condannato per associazione sovversiva e banda armata. Questo il quadro. Dentro al quale non pare certo un caso trovare il leader degli Hammer milanesi, Domenico Bosa, che intrattiene rapporti di amicizia con narcotrafficanti serbi legati al boss Pepè Flachi.

Torniamo in via Pareto. Qui gli spazi sono della Milasl srl. Il proprietario è il calabrese Michelangelo Tibaldi che la controlla attraverso la Brick. Un risiko societario riassunto in una nota della Banca d’Italia del 2013 per alcune operazioni sospette. Il documento è messo agli atti dell’indagine calabrese sull’ex tesoriere della Lega nord Francesco Belsito. Il nome di Tibaldi, pur non iscritto nel registro degli indagati, compare in un’indagine della Procura di Reggio Calabria. Si tratta del primo tempo sulle infiltrazioni mafiose nella municipalizzata Multiservizi. Tra i soci privati compare la stessa Brick di Tibaldi. L’organigramma è riassunto nel report della commissione d’accesso che porterà allo scioglimento del comune di Reggio. Secondo i commissari “Tibaldi favoriva il mafioso Santo Crucitti attraverso l’intermediazione di Dominique Suraci“. L’affermazione si fonda sugli atti dell’inchiesta Sistema che nel 2007 fotografa l’ingresso della ‘ndrangheta nella Multiservizi. Obiettivo dei boss: ottenere una convenzione tra la municipalizzata e la Finreggio, società riconducibile allo stesso Crucitti. Il piano si compie grazie alla mediazione dell’ex consigliere comunale Suraci che “sfrutta l’appoggio di Michelangelo Tibaldi socio privato della società mista".

Nel 2013 Tibaldi finisce nelle carte della seconda tranche dell’indagine su Belsito. L’accusa: concorso esterno e riciclaggio. Con lui viene coinvolto anche Guaglianone. Entrambi sono accusati di aver favorito gli interessi della cosca De Stefano. E del resto già nel 2009, Guaglianone viene fotografato in compagnia di Paolo Martino, referente del clan in Lombardia. La Procura ordina le perquisizioni. Nel mirino la Miasl costituita nel marzo 2007 da Guaglianone, dalla sorella dell’avvocato Bruno Mafrici (anche lui indagato) e da Giorgio Laureandi, funzionario dell’Agenzia delle entrate licenziato per corruzione e animatore del circolo di An Protagonismo sociale. Nell’ottobre dello stesso anno la Miasl passa alla famiglia Tibaldi anche se, ricordano gli analisti della Banca d’Italia, Guaglianone ne resta amministratore fino al 2010. Il legame tra la srl e l’ex Nar resta forte. A tal punto che fino al 2012 il figlio risulta delegato a operare sul conto della società .

I rapporti tra la Miasl e l’estrema destra risalgono al 2008, quando i locali di via Pareto vengono affittati all’ex ultras dell’Inter Alessandro Todisco che apre Il sogno di Rohan, negozio di oggettistica nazi. Nello stesso anno si insedia il centro sociale Cuore nero, la cui prima sede in viale Certosa viene incendiata nell’aprile 2007. L’esperienza dura poco. Cuore nero, oltre ai locali, lascia 9mila euro di birre non pagate. Debito saldato da un noto consigliere regionale del Pdl. Quindi la nuova esperienza di Lealtà e azione, movimento nato nel 2011 e diventato, con il tempo, il più numeroso della variegata galassia nera. Il suo leader indiscusso è Giacomo Pedrazzoli arrestato nel 2004 per duplice tentato omicidio dopo un blitz davanti al centro sociale Conchetta.

Da Il Fatto Quotidiano del 28 febbraio 2014

 

 

  14.03.14 11:00:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: Attività in Lombardia, Novità, Pubblicazioni, Neofascismo, Cultura, 10 Febbraio / Giorno del ricordo
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