AMBROGINO D’ORO AD ARIANNA SZÖRÉNYI

Un riconoscimento meritato. Grande soddisfazione dell’ANED

Arianna Szörényi (Fiume [allora italiana], 18.4.1933) da Adolfo Szörényi, ungherese, e Vittoria Pick in una famiglia di origine ebraica, ma con madre di religione cattolica[2]. Ultima di otto figli: Edith (n.1917), Stella (n.1919), Daisy (n.1921), Alessandro (n.1923), Carlo (n.1925), Rosalia (n.1927), Lea (n.1929) e Arianna (n.1933). Nel 1935 tutti i figli vengono battezzati e cresciuti secondo i principi cattolici. Nel 1938 il padre viene

licenziato a causa delle leggi razziste fasciste, e per tale motivo non troverà più lavoro. Per la famiglia inizia quindi un periodo di ristrettezze economiche. La famiglia Szörényi si trasferisce a San Daniele del Friuli nell'ottobre del 1943 per sfuggire ai bombardamenti che colpiscono Fiume e alle persecuzioni razziali.

Traditi da un delatore, un impiegato del comune, il 16 giugno 1944 tutti i Szörényi vengono arrestati e portati prima ad Udine e poi alla Risiera di San Sabba. Il 21 giugno 1944 la famiglia Szörényi è deportata ad Auschwitz-Birkenau. Arianna ha soli 11 anni ma all'inizio viene aggregata alle donne con il numero di matricola 89219. Verso la fine di settembre una selezione più accurata la destina al "Kinderblock", la baracca dei bambini, separandola anche dalla madre e dalle sorelle.

Nel dicembre del 1944 con l'avvicinarsi del fronte, Arianna è inserita con un gruppo di prigionieri nella "marcia della morte" che li conduce dopo tre giorni di viaggio a Ravensbrück e quindi a Bergen-Belsen. Qui viene liberata dagli alleati il 15 aprile 1945 e ricoverata nell'ospedale militare inglese.

Dei suoi familiari dai campi di sterminio è tornato vivo solo il fratello Alessandro, liberato a Buchenwald il 5 maggio 1945. Dei 776 bambini ebrei italiani di età inferiore ai 14 anni deportati ad Auschwitz, Arianna è tra i soli 25 sopravvissuti.

Milano, 16 novembre 2018