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IL PARTIGIANO RENATO SANDRI “NADIA”, CI HA LASCIATO

IL PARTIGIANO RENATO SANDRI “NADIA”, CI HA LASCIATO
IL PARTIGIANO RENATO SANDRI “NADIA”, CI HA LASCIATO

Renato Sandri, addio all’ex partigiano che fu ambasciatore di Togliatti in Sud America

Fu guardia del corpo di Pertini alla liberazione di Milano. Nel 2010 disse: "Anche i ventenni di oggi vivono in un mondo difficile e complesso, ma non devono rinunciare all'idea di renderlo migliore. Battersi per raggiungere questo obiettivo rende l'esistenza degna di essere vissuta"

 

La salma esposta alla Casa funeraria di Levata, ultimo saluto in forma civile martedì 16 luglio alle 10 nella sala del commiato del Tempio crematorio di Borgo Angeli

https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2019/07/13/news/mantova-si-e-spento-l-ex-partigiano-e-politico-mantovano-renato-sandri-1.36994717  

Ieri mattina molte donne e molti uomini di tutte le età hanno portato l'ultimo saluto a Renato in una cerimonia che si è chiusa cantando tutte e tutti insieme Bella ciao.

Di seguito il testo del mio intervento a nome dell'ANPI di Mantova con il quale si è chiuso l'evento, Luigi Benevelli

Per Renato Sandri (1926-2019)

Renato Sandri  ha sempre mantenuto e ricambiato un rapporto straordinario  con la gente  della sua terra mantovana, partigiani, operai, braccianti, capilega, militanti, che lo riconoscevano come una guida, uno di famiglia, un fratello, un padre, un maestro, un sapiente su cui si poteva contare, e con cui si poteva, confrontarsi, discutere. Si rileggano al riguardo le sue pagine  di Fuori da ogni nostalgia del passato e cortigiano culto del presente in «Lotta di classe e Partito Comunista nella storia della Provincia di Mantova» (1979).

Renato è stato fondatore, primo presidente dell’ANPI Mantovana  e  ne era presidente onorario. Egli fu in prima fila a battersi perché dentro l’associazione  fossero riconosciuti ruoli e funzioni di direzione a donne e uomini che  per ragioni anagrafiche, non avevano fatto la Resistenza. Egli riteneva che anche chi per ragioni anagrafiche non aveva fatto la Resistenza, fosse  da considerarne erede e potesse essere pienamente titolare delle idee e dei princìpi pensati, scritti e praticati dai partigiani nei diciotto mesi che trascorsero tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945. Nel 2006,  al termine di un duro scontro dentro l’associazione, lo Statuto dell’ANPI nazionale  fu modificato in tal senso. È per queste ragioni che posso parlare qui oggi come presidente dell’ANPI di Mantova.

Una  volta ritornato a Mantova, Renato ha lavorato intensamente come curatore  all’impresa editoriale del  Dizionario della Resistenza (Einaudi 2001) ad aggiornare la discussione e la documentazione, a facilitare il lavoro di ricerca, collocazione dei fatti, dei luoghi, dei protagonisti.

L’eredità più importante tramandata dai partigiani, molti dei quali erano ragazzi come Renato cresciuti e educati nelle scuole fasciste, prima ancora che nel coraggio della lotta armata, sta in una scelta: dinanzi al crollo improvviso e totale del  Fascismo, appresero velocemente l’importanza dell’assunzione di responsabilità personale, una cosa essenziale che  capovolse il loro precedente modo di essere e di pensare, di guardarsi attorno, valutare e scegliere.  Appresero il valore del libero pensiero, della dignità, della disciplina e dell’umiltà e, soprattutto, la considerazione che il bene comune – qualcosa che viene prima del proprio personale interesse – andava difeso fino al sacrificio estremo della vita.

Questo vale ancora oggi. Al riguardo Renato scriveva nel 2010 che “ anche i ventenni di oggi vivono in un mondo difficile e complesso, ma non devono rinunciare all’idea di renderlo migliore. Battersi per raggiungere questo obiettivo rende l’esistenza degna di essere vissuta”.

Da qualche tempo  da parte di molti degli attuali protagonisti della vita pubblica italiana ci viene detto che bisogna farsi passar la voglia di andarsene dal proprio villaggio per farsi una vita, che, in tutto il mondo, è meglio che ciascuno stia a casa sua. A smentire tale “pedagogia” diffidente e micragnosa oggi tanto di moda, c’è l’intera vita di Renato Sandri che, ancora negli anni dell’adolescenza, decise di percorrere le strade del mondo, per cambiare il mondo, incontrando gente di tutto il mondo,  affrontando volontariamente, scientemente  i rischi di tale scelta.

Carissimo Renato, ci hai consegnato una tradizione che noi siamo impegnati a  trasmettere. Come tu ci hai testimoniato nella tua lunga straordinaria vita, sappiamo  che “la tradizione non è la conservazione delle ceneri, ma la salvaguardia del fuoco”.

Un ultimo saluto a te, un caldo abbraccio alla tua grande famiglia della quale, almeno un po’, ci sentiamo di far parte anche noi.

Luigi Benevelli

Mantova, 16 luglio 2019 

 

Renato Sandri non c’è più. Il partigiano Nadia si è spento nella notte tra il 12 e il 13 luglio nella sua casa di Mantova, due settimane prima di compiere 93 anni. Lo storico dirigente del Partito comunista italiano era un vero e proprio uomo d’altri tempi, risoluto e di intelligenza vivace, che ha vissuto una vita lunga e avventurosa. A partire dalla Resistenza che aveva abbracciato da ragazzo all’età di 17 anni, prima come staffetta nel mantovano, poi come combattente in Veneto sui monti Lessini, quindi accanto a Sandro Pertini alla liberazione di Milano nel 1945. Insignito della medaglia di bronzo al valor militare, nel dopoguerra fu il primo presidente dell’Anpi di Mantova di cui è diventato presidente onorario. Da allora il suo legame con la Resistenza, come quello con la montagna, di cui era grande amante ed esploratore, non si è mai spezzato.

Apertamente critico dell’invasione sovietica dell’Ungheria, negli anni pagò il conto delle sue posizioni con il peso della diffidenza dei russi nei suoi confronti. Nel 1963 viene eletto deputato e lo sarà per quattro legislature di seguito (dal 1972 al 1979 fu parlamentare europeo). A 38 anni, nel 1964, parte per un lungo viaggio in America Latina come “ambasciatore” di Togliatti. Del Sud America ha seguito la complessa parabola di quegli anni fino al 1980 quando – da membro della sezione affari esteri del Pci guidata da Gian Carlo Pajetta e di cui è stato vice responsabile -, incontrò personaggi del calibro di Salvador Allende, Fidel Castro e Pablo Neruda. Dal presidente cileno assassinato nel 1973, ricevette poco prima del golpe l’Ordine di Bernardo O’Higgins, un’importante onoreficenza del Paese.

Sandri, che è anche stato padre di una numerosa famiglia nata dal matrimonio con la trentina Lia Cestari, ha poi dedicato un trentennio della sua vita allo studio e alle ricerche sulla Resistenza italiana ed europea, come testimonia, tra il resto, Il Dizionario della Resistenza (Einaudi, 2001) pubblicato con Enzo Collotti e Frediano Sessi. Nel 2010 Roberto Borroni ha raccolto la sua autobiografia nel volume Renato Sandri, un italiano comunista (Un lungo viaggio tra guerriglia e colpi di Stato), edito da Tre Lune. Che così si chiude: “Anche i ventenni di oggi vivono in un mondo difficile e complesso, ma non devono rinunciare all’idea di renderlo migliore. Battersi per raggiungere questo obiettivo rende l’esistenza degna di essere vissuta”.

di Gaia Scacciavillani - 13 Luglio 2019  IlFattoQuotidiano.it

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/13/renato-sandri-addio-allex-partigiano-che-fu-lambasciatore-di-togliatti-in-sud-america/5321985/

 

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