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21 MARZO: GIORNATA DELLA MEMORIA IN RICORDO DELLE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE

Ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, Libera celebra la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L'iniziativa nasce dal dolore della mamma di Antonino Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone, che perse il figlio nella strage di Capaci e non sentiva pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome. Dal 1996, ogni anno, in una città diversa, un lungo elenco di nomi scandisce la Memoria che si fa impegno quotidiano. Recitare i nomi e i cognomi come un interminabile rosario civile, per non farli morire mai. Il 1° marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. "Per la prima volta dopo 25 anni- commenta Libera - non saremo insieme a colorare le piazze d' Italia, ma in questi giorni difficili, dove è fondamentale restare a casa, non vogliamo far mancare il nostro abbraccio ai familiari delle vittime delle mafie. E la memoria non si ferma come non si ferma il ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie" Noi vogliamo ricordare una vittima di mafia: Pietro Scaglione, Procuratore capo della Repubblica di Palermo, ucciso il 5 maggio 1971 con il fedele agente di custodia Antonio Lorusso, mentre si stava recando a Palazzo di Giustizia. Quel 5 maggio di 49 anni fa, la storia siciliana e italiana cambiò per sempre. Per la prima volta, un magistrato fu ucciso dopo avere lottato contro la mafia e i suoi complici. Il Procuratore Pietro Scaglione aveva indagato sui principali episodi della storia italiana del dopoguerra, dal banditismo agli omicidi di alcuni sindacalisti, dalla strage di Ciaculli del 30 giugno 1963 alla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro. Memorabile era stata la requisitoria contro i mandanti e gli esecutori del delitto del sindacalista socialista Salvatore Carnevale, ucciso il 16 maggio del 1955 dopo avere lottato contro la mafia e il latifondo. In una intervista rilasciata il 6 maggio 2011 il nipote ricorda: “Purtroppo, non ho avuto la gioia e l’onore di conoscere mio nonno perché all’epoca della sua morte non ero ancora nato, ma grazie ai racconti di familiari e amici mi sono accorto, sin da bambino, che si trattava di una persona speciale, di un uomo onesto e intransigente nella sua attività.. Credeva nell’autonomia e nell’indipendenza della magistratura, intesa come una missione in difesa della democrazia, della Costituzione e della Repubblica.”

Roberto Cenati - Presidente Anpi Provinciale di Milano

  21.03.20 17:00:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: Commenti e dibattiti, Comunicati, Comitati Provinciali, Sezioni, Novità, Memoria, Solidarietà, Ricorrenze, Cultura
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