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EBREI, SERBI E ROM INSIEME PER LA PRIMA VOLTA PER RICORDARE LA AUSCHWITZ DEI BALCANI

EBREI, SERBI E ROM INSIEME PER LA PRIMA VOLTA PER RICORDARE LA AUSCHWITZ DEI BALCANI

Cerimonia comune nel giorno del 75° anniversario della liberazione di Jasenovac, in Croazia

Insieme, di nuovo, per ricordare. Nel giorno del 75° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Jasenovac, nell'attuale Croazia, per la prima volta dopo quattro anni le comunità serba, Rom ed ebrea hanno deciso di partecipare alla commemorazione per le vittime del più grande campo di concentramento dell'ex Jugoslavia. Una "Auschwitz dei Balcani", nata nell'omonima cittadina sulle sponde della Sava a un centinaio di chilometri a Sud di Zagabria nel 1941 durante il regime ustascia di Ante Pavelic, alleato della Germania nazista, e dove, fino al 1945, morirono in più di 80mila tra ebrei, serbi, Rom e oppositori politici croati.

Dopo anni di cerimonie divise - da una parte le comunità delle vittime, dall'altra i rappresentanti delle istituzioni - questa mattina sotto al "fiore di cemento" c'erano tutti: il presidente croato Zoran Milanovic, il primo ministro Andrej Plenkovic, lo speaker del Parlamento Gordan Jandrokovic e accanto a loro Ognjen Kraus, il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche croate, Milorad Pupovac, presidente del Consiglio nazionale serbo di Croazia, Veljko Kajtazi rappresentante parlamentare della minoranza nazionale Rom e Franjo Habulin, presidente della Lega dei Combattenti Antifascisti di Croazia. Tutti a porgere mazzi di fiori sul monumento progettato nel 1977 dall'architetto Bogdan Bogdanovic.

Dal 2016, serbi, ebrei, Rom e antifascisti avevano deciso di boicottare l'annuale cerimonia a causa del clima nostalgico e revisionista nel Paese sotto la presidenza di Kolinda Grabar-Kitarovic, istituendo una cerimonia parallela ogni 12 aprile. Quell'anno nel campo un gruppo di ex paramilitari ultranazionalisti installarono una targa: "Za dom spremni", "Per la patria pronti", lo slogan fascista degli ustascia. Un oltraggio alla memoria di chi lì dentro perse la vita.

"Le cose non sono molto cambiate", ha dichiarato alla France Presse Ognjen Kraus. "Ma a causa della difficile situazione causata dal virus, abbiamo deciso di mostrare la nostra solidarietà ed essere presenti".

Dopo i bombardamenti alleati sul campo nel marzo e nell'aprile del 1945, il comandante Vjekoslav Luburic ordinò che tutti i prigionieri venissero uccisi e il campo dato alle fiamme, così da distruggere le prove dei crimini ustascia. La sera del 21 aprile 1945, 700 donne vennero giustiziate. La mattina seguente, circa 600 uomini guidati dal partigiano Ante Bakotic tentarono la fuga: ai colpi delle mitragliatrici sopravvissero solo in 92. Ma non Bakotic. I partigiani di Tito riuscirono a conquistare il campo ai primi di maggio di quell'anno.

Tra l'agosto del 1941 e l'aprile del 1945 a Jasenovac morirono, secondo le cifre ufficiali, 83.145 persone.

  27.04.20 16:00:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: Commenti e dibattiti, 25 Aprile, Novità, Memoria, Testimonianze, Pubblicazioni, Solidarietà, Commemorazioni, Cultura
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