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PIO GALLI, UNO SEMPRE DALLA STESSA PARTE

PIO GALLI, UNO SEMPRE DALLA STESSA PARTE

QUIRINALE: CORDOGLIO NAPOLITANO PER SCOMPARSA PIO GALLI.
(ASCA) - Roma, 13 dic - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa con tristezza la dolorosa notizia della scomparsa di Pio Galli in gioventù combattente partigiano e per tutta la vita sensibile dirigente del movimento sindacale, in un messaggio di cordoglio alla famiglia ne ricorda la passione politica e l’impegno per l’avanzamento delle condizioni di lavoro e salariali dei metalmeccanici insieme con l’attenzione costante allo sviluppo dell’industria italiana.

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È morto a Lecco Pio Galli, segretario generale della Fiom-Cgil dal 1977 al 1985 dopo Bruno Trentin, passato nel frattempo alla segreteria generale della Cgil, e prima di Sergio Garavini.

Galli, che aveva 86 anni, da tempo era malato e ricoverato alla clinica Mangioni di Lecco, dove si è spento nel tardo pomeriggio di ieri, lasciando la moglie Gina e i figli Ivan e Laika.

Nel 1980 era stato protagonista della lunga vertenza alla Fiat, che si concluse con la marcia dei 40 mila. Appena terminata la guerra, giovane operaio nell’acciaieria Arlenico Caleotto di Lecco e dopo aver partecipato alla lotta partigiana, Galli fu chiamato a far parte di quella che era chiamata la «polizia popolare» e in questo ruolo fu assegnato alla scorta di Winston Churchill, che nel settembre del 1945 si trovava a Menaggio (Como).

Nella carriera sindacale, Pio Galli si è seduto al tavolo con personaggi che sono nella storia della nostra Repubblica, da Francesco Cossiga a Donat Cattin, da Giovanni Agnelli a Cesare Romiti

Da “L’Unità” line 13-12-2011

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Eugenia Valtulina - Biblioteca “Di Vittorio” Cgil
E’ morto ieri a Lecco Pio Galli: un nome che probabilmente non evoca nessun ricordo nella maggior parte di chi legge o ascolta distrattamente questa notizia.
Comprensibilmente. Il mestiere di sindacalista, che Galli abbracciò con forza e passione in anni cruciali nella categoria della Fiom, raramente porta fama, ed è giusto che sia così; dovrebbe però assegnare a chi lo merita l’onore di avere speso la propria vita nella difesa dei lavoratori, della democrazia e della libertà.
Ed è per questo che dobbiamo segnarcelo, questo nome, e magari avere la voglia di leggere la sua autobiografia, pubblicata nel 1997 dalla Manifestolibri a cura di Sandro Bianchi e dall’esplicativo titolo, solo un filo segnato dal tempo: Da una parte sola.
Autobiografia di un metalmeccanico.
Il racconto si apre con una dedica dello stesso Pio Galli, che vale la pena di trascrivere, anche per la sua straordinaria attualità: “Questo libro è stato scritto non per nostalgia del passato, ma per riflettere sull’esperienza vissuta e affrontare i problemi del futuro. Per questo lo voglio dedicare a mia nipote, Morika, e ai giovani metalmeccanici che in questi mesi hanno scioperato, per la prima volta nella loro vita, per avere un contratto di lavoro".A Pio Galli chiedemmo di venire a presentare il libro di Giovanni Archetti, L’altalena, nella prima iniziativa pubblica della Biblioteca “Di Vittorio” appena riaperta al pubblico: come spesso succede con la memoria, che decide a proprio criterio cosa vuol salvare e cosa perdere, di quella sera mi sono rimaste impresse soprattutto due cose. La familiarità che legava i dirigenti sindacali dello stesso periodo, una fratellanza che misuravo per la prima volta e che, imparai con il tempo, era fatta degli stessi anni durissimi e delle stesse speranze infinite sempre rimandate, e il rispetto che gli portavano tutti gli altri, appena più giovani di lui.
Galli faceva parte di quell’ultima generazione del Novecento che conobbe davvero la miseria, appartenne con consapevolezza a quel gruppo di donne e di uomini per i quali la possibilità di migliorarsi stava ancora nella volontà del singolo:
“La misera la sentivi. Il ricordo più vivo è la fame. Era una lotta quotidiana per sopravvivere; te ne rendevi conto anche se eri bambino".
Fece in tempo a fare il partigiano, nel periodo più violento e difficile. E dalla fabbrica passò alla Fiom, dove fu a fianco dei più noti e nei momenti più duri: una data e un luogo per tutti: Torino, 1980.
Sulla vicenda della Fiat, così spesso tornata alla discussione in quest’ultimo anno, tra Marchionne e accordi mancati, vale la pena di leggere per intero il libro che gli ha dedicato e pubblicato da Ediesse e l’ultimo capitolo della sua autobiografia: nessun giro di parole, nessun non detto, nessun discorso “politico” di chi è ormai fuori dal gioco.
E poi un particolare piccolo piccolo: Galli si era preparato l’intervento su fogli di protocollo manoscritti, in stampatello piuttosto grande, dove le parole erano molto distanziate e senza articoli: un brogliaccio che seguì alla lettera, senza mai dare l’impressione di leggere. Seppi solo dopo, attraverso il libro, che vedeva con un occhio solo.
Con gli anni, mi è capitato spesso di chiedere: “E Pio Galli?", sentendomi ripetere spesso più o meno la stessa cosa: “Non sta bene, ed è scontento per come vanno le cose".
Adesso ha smesso di “non stare bene": vorrei che avesse avuto anche molti motivi per non essere più scontento.

  13.12.11 17:00:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: Comunicati, Antifascismo, Resistenza, Libri, Novità, Memoria, Lavoro, Cultura
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