Testata  

SERGIO CAIVANO “STORIA E MOMORIA DEL 25 APRILE 1945”

SERGIO CAIVANO “STORIA E MOMORIA DEL 25 APRILE 1945”

NEL 70º ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DELLE NOSTRE VALLI

  • La Resistenza
  • La Liberazione
  • La Repubblica
  • La Costituzione
  • L’Europa
  • Il presente
  • Il futuro

 

da giugno 2015 trovate nelle librerie “STORIA E MOMORIA DEL 25 APRILE 1945″ ultimo testo di  Sergio Caivano - Presidente dell’ANPI provinciale di Sondrio

 

Di seguito la presentazione e la prefazione

 

Presentazione

Studioso appassionato della Resistenza, sia di quella nazionale come delle vicende che hanno coinvolto la Valtellina, Sergio Caivano, Presidente provinciale dell’ANPI di Sondrio, esce ora con un nuovo testo, che si affianca alla nutrita schiera di quelli già prodotti in passato.

Il libro è strutturato in tre parti. Anzitutto la rievocazione dell’ebbrezza e della gioia incontenibili dei giorni della Liberazione, visti con gli occhi attoniti del bambino divenuto, suo malgrado, nel corso della guerra e della dittatura, politicamente adulto. Poi l’analisi dei principali fatti e personaggi che hanno concorso alla realizzazione del grande evento: l’insurrezione, il concitato incontro all’arcivescovado, la fuga conclusasi a Dongo, la fine di Mussolini e dei gerarchi, la Liberazione della Valtellina e della Val Chiavenna.

Nella seconda parte la risposta, certamente dovuta, a quanti hanno cercato di delegittimare la Resistenza ed i suoi valori, ricostruendone la vicenda storica ed evidenziandone l’ansia di rinnovamento rispetto ad un passato da dimenticare.

Ma è la terza parte che porta la Resistenza fuori della “grande storia", per inserirla come motore e metro di confronto riguardo agli eventi che stiamo vivendo oggi, giorno dopo giorno. Perché le cose non sono andate sempre come avrebbero dovuto andare. Lugubri fantasmi di un passato che pareva morto tentano di prendere corpo e farsi strada all’interno della realtà attuale: una realtà complessa, contraddittoria, gravata da enormi problemi - politici, sociali, culturali - cui finora non si è riusciti a dare soluzione. È importante riconoscerli e prenderne atto per poterli stroncare. E ciò è possibile farlo partendo da quello che è stato lo spirito della Resistenza. La Resistenza non è solo passato, ma anche - direi soprattutto - presente. È un modo di vivere. Significa dare spazio alla propria coscienza, impegnarsi, battersi senza mai tirarsi indietro, lottare per la giustizia e la democrazia. Come è scritto nella celebre lapide: “Ora e sempre Resistenza".

Aurelio Penna

Saggista, scrittore, giornalista, del Direttivo Anpi provinciale

 

Prefazione

Sono passati settant’anni da quel grandioso evento del 25 aprile 1945, e noi siamo ancora qui a festeggiarlo solennemente, con la stessa emozione, la medesima trepidazione che provammo allora quando i partigiani scesero dalle montagne e conquistarono le nostre città. Ed io mantengo un ricordo imperituro della Liberazione di Sondrio e della sfilata dei partigiani per le vie e le piazze della nostra città, che ho seguito col cuore in gola, ed ho avvertito per la prima volta l’ebbrezza, il sapore profondo della libertà, che mi sono rimasti dentro e non ho più dimenticato. Certe sensazioni ti prendono e non ti lasciano più. Dopo settant’anni, le sento oggi con la stessa intensità. Non esito a dire che quella percezione indescrivibile, che mi metteva addosso i brividi, non l’ho più provata, da un punto di vista storico e politico. La stessa emozione l’hanno avvertita i sondriesi. All’arrivo dei partigiani si sono stretti a loro, hanno chiamato per nome quelli che conoscevano, li hanno abbracciati, li hanno baciati. La gente, per le strade e per le piazze, era in delirio. Sui balconi, dopo tanto tempo, era riapparso il tricolore. Che diamine! Era la fine della guerra con tutto il male che si portava dietro, dell’invasore tedesco, della dittatura fascista! Furono giorni e giorni di gioia, di sollievo, di profonda gratitudine e riconoscenza verso chi aveva rischiato la vita per donare, a se stessi e a tutti noi, quella bellissima sensazione, per ridare all’Italia ed alla Valtellina la fierezza della riconquista della dignità e dell’onore, la consapevolezza che si chiudeva definitivamente una stagione tetra, e che se ne apriva un’altra di cui noi, noi tutti e solo noi eravamo non più inermi testimoni ma anche attori del nostro futuro.

Non molto tempo dopo, quei giorni diedero i loro copiosi frutti. Prima col referendum istituzionale del giugno ‘46, quando gli italiani, col voto espresso per la prima volta anche dalle donne, scelsero la Repubblica e contemporaneamente elessero i componenti dell’Assemblea Costituente, costringendo Umberto di Savoia all’esilio. Poi con la predisposizione della Carta Costituzionale, approvata a stragrande maggioranza il 22 dicembre ‘47 ed entrata in vigore il 1° Gennaio 1948. Erano le premesse per dare inizio ad una nuova stagione basata su principii di democrazia, di eguaglianza, di giustizia sociale, di pace. In pochi anni ci risollevammo dalle macerie della guerra, dalla disoccupazione estesa, dalla povertà diffusa per diventare, al termine di un percorso di poco più di tre decenni, una società industrializzata con punte di terziario avanzato e di quaternario, in sintesi la quarta potenza industriale del mondo. L’imperioso processo di crescita venne definito “il miracolo italiano". Tutto questo fu reso possibile dalla Resistenza intesa, come si fa oggi, nella sua più larga accezione.

E quando noi non potremo più farlo, altri, al nostro posto, verranno a ricordare quel grandioso irripetibile giorno di libertà, di dignità ed onore. Così sarà, per sempre.

Sergio Caivano

 

  31.07.15 16:00:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: Attività in Lombardia, Commenti e dibattiti, Antifascismo, Resistenza, Comitati Provinciali, Libri, Novità, Memoria, Testimonianze, Pubblicazioni, Cultura
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