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25 LUGLIO 1943 A MILANO

A Milano nella notte del 25 luglio 1943 alcuni redattori del “Corriere della Sera” stampano un giornale in cui non solo il titolo, “La libertà del popolo”, ma anche il contenuto è di impostazione antifascista.
I membri della direzione comunista, giunti a Milano, decidono di far uscire una edizione straordinaria de “L'Unità”.
Una folla sempre più numerosa, verso la mezzanotte, si accalca in piazza del Duomo e un immenso ritratto di Matteotti è posto in testa al corteo; in piazza Cavour si inveisce sotto le finestre della sede del “Popolo d'Italia”,
mentre un altro gruppo dà l'assalto al covo del fascio in via Paolo da Cannobio.
Il 26 luglio il Comitato delle opposizioni riunitosi a Milano chiede la liquidazione totale del fascismo, la conclusione dell'armistizio e la liberazione dei detenuti politici.
Ma Badoglio governa con pugno di ferro, rinvia la ricostituzione dei partiti politici e, soprattutto, non decreta l'abolizione dell'ignobile legislazione antiebraica.
I tranvieri milanesi scioperano. Una nuova più grande folla torna in piazza del Duomo. Ad essa, per il PCI, parla Giovanni Roveda, per 17 anni nelle carceri come detenuto politico e recentemente evaso dal confino.
Dopo Roveda, interviene per il Partito d'Azione Poldo Gasparotto.
Un nuovo corteo, organizzato da un folto gruppo di avvocati antifascisti, percorre nel pomeriggio i quartieri di Porta Vittoria, di Porta Genova e Ticinese, fino a piazza Duomo.
Di Benedetto, con Giansiro Ferrata e Pietro Ingrao, clandestino a Milano e ricercato dalla polizia da mesi, organizzano sempre nel pomeriggio del 26 luglio un comizio in piazzale Oberdan, nel corso del quale oltre ad Ingrao interviene Bruno Venturini,
già condannato a dieci anni dal Tribunale speciale.
Il comizio riesce superiore a ogni previsione. Mentre la manifestazione si prolungava, avanza dal lato della stazione una lunga fila di carri armati.
La folla premeva sui cordoni dei soldati e fischiava alle loro orecchie appelli furenti e fraterni: “Siamo con voi, vogliamo la pace, via i tedeschi, siete italiani, nostri fratelli!."
Mentre si ripetevano invano gli squilli di scioglimento, una giovane donna, Anna Gentili Cazzuoli, dei Gruppi di Difesa della Donna, saltò coraggiosamente su uno dei carri armati, gridando parole che non si potevano udire.
In un lampo tutto misteriosamente si sciolse. La lunga fila dei carri armati abbandonò il terreno. Molti dei partecipanti al comizio si avviano quindi in colonna a San Vittore, per ottenere , ma invano, la scarcerazione dei detenuti politici.

Roberto Cenati
Presidente ANPI Comitato Provinciale di Milano

 

  25.07.20 10:00:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: Commenti e dibattiti, Antifascismo, Resistenza, Comitati Provinciali, Resistenza, Sezioni, Novità, Memoria, Testimonianze, Fascismo, Anniversari, Documenti
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