IV NOVEMBRE: "Ripudiamo la
guerra"
Il 4 novembre in tutta Italia si svolgono celebrazioni in ricordo della
"vittoria italiana" nella prima guerra mondiale.
Su questo drammatico inizio della storia
del Novecento l’A.N.P.I. di Voghera, ha realizzato uno "speciale"
con l’obiettivo di fornire spunti per l’approfondimento del tema,
alla luce della necessaria contestualizzazione storico-politica.
E per ricordare che il 4 novembre, proclamato festività civile
nel 1922, è stato per il fascismo veicolo roboante retorica
"patriottarda" e utile strumento di copertura delle sanguinose
carneficine spesso causate da errori e inadeguatezze dei vertici
militari e istituzionali dell’epoca.
Oggi, nel nostro calendario, il 4 novembre è proclamato
"Giorno dell’Unità nazionale e Festa delle Forze Armate".
Una ricorrenza che tutti noi onoriamo nel segno della Costituzione
della Repubblica Italiana e, in particolare, di quell’articolo 11
che impegna l’Italia a
" ripudiare la guerra come strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…".
LA GRANDE GUERRA
Sono passati 90 anni dalla conclusione dello spaventoso macello
che sconvolse l’Europa, dal 1914 al 1918, estendendosi anche
su altri continenti.
Anche l’Italia, a partire dal maggio 1914, partecipò alla
carneficina con milioni di uomini che - come altri milioni di loro coetanei -
affrontarono una guerra terribile segnata dalle prime innovazioni
tecnologiche negli armamenti (artigliere, gas, mitragliatrici,…),
dalla produzione di apparati industriali che sostenevano
(arricchendosi in quantità enorme) lo sforzo bellico, dalla
mobilitazione di massa sia militare che civile (con i molti casi di
opposizione alla scelta della guerra, espressi dai gruppi più
consapevoli del movimento dei lavoratori, da settori cattolici, laici,
socialisti nel nostro ed altri paesi).
Oggi ( anno di grazia 2008) che il ministero della Difesa, guidata dal post (?) fascista La Russa, non trova di meglio che spendere
6 milioni di euro per "festeggiare" il 4 novembre, ci pare necessario
ricordare, con numeri e dati, che cosa costò al nostro paese
il primo conflitto mondiale.
LE CIFRE
- Caduti italiani 600.000
- Prigionieri 600.000 (con circa 100.000 deceduti - le cifre esatte
non sono mai state definite con esattezza - per fame e freddo in
Austria e Germania). Il governo italiano non mise in
atto nessun intervento pubblico di soccorso ai nostri militari
prigionieri, consentendo solo l’invio di pacchi privati, per
alimentare la paura sulle conseguenze di una resa al nemico - Feriti e mutilati 950.000
- L’impegno per la guerra fu di 40 miliardi di lire del 1913/14,
il 38% del reddito ed il 76% della spesa pubblica - Furono 5.200.000 gli italiani che prestarono servizio militare,
di questi 870.000 vennero denunciati all’autorità giudiziaria
(470.000 denunce per diserzione e renitenza, 400.000 per altri
reati connessi sotto le armi): 1 soldato su 12 venne processato - I procedimenti penali aperti contro i militari furono 1.030.000,
di cui 100.000 istruiti dai Tribunali militari per diserzione e
370.000 a carico di cittadini italiani immigrati all’estero
e non rimpatriati - 350.000 processi celebrati, con 220.000 condanne a pene
detentive e 15.000 condanne all’ergastolo - Le condanne a morte furono 750, mentre 311 non eseguite
e 2.967 emesse in contumacia - Mancano dati certi sulle esecuzioni sommarie, le decimazioni
(cioè la scelta di punire, anche con la morte, 1 soldato ogni 10
di un reparto), le fucilazioni compiute sul campo di battaglia
contro soldati che volevano retrocedere o rifiutavano
gli ordini di combattimento
Lo speciale IV NOVEMBRE:Ripudiamo la guerra" si compone
inoltre di 3 scritti (in formato pdf)
Le voci dei combattenti e il rumore della
retorica di Bruna Bianchi 194Kb.
I borghesi cantavano "il Piave" ma al fronte si
cantava "Gorizia" di Cesare Bermani 305Kb
Questa storia di Alessandro Baricco 214Kb.
Concludiamo con una breve raccolta di testi (tra cui "Soldati" e "San Martino del Carso") di Giuseppe Ungaretti
Soldati di Giuseppe Ungaretti 147Kb.