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Nota a Margine

Dopo il rifiuto di Einaudi, è grazie all’intervento di Franco Antonicelli, che Primo Levi può pubblicare, presso la casa editrice De Silva, in 2500 copie, il suo capolavoro

"Se questo è un uomo"




   Franco Antonicelli

(Voghera 1902 – Torino 1974 )

Nasce nella nostra città dove il padre Donato, ufficiale di carriera, era di stanza. La madre Maria Balladore apparteneva alla vecchia nobiltà della provincia pavese. Laureato in lettere e poi in legge all’Università di Torino, matura una posizione antifascista frequentando come compagni di studi, anche di età diversa, quali Piero Gobetti, Leone Ginzburg, Massimo Mila, Cesare Pavese, Norberto Bobbio. Nel 1929 subisce un primo periodo di carcere per aver firmato una lettera di solidarietà a Benedetto Croce ( discorso in Senato durante la ratifica dei Patti Lateranensi ). Nel 1935 il secondo periodo con altri intellettuali promotori della rivista "La Cultura". Condannato a cinque anni di confino ad Agropoli ( Salerno ) Franco Antonicelli ridotti ad alcuni mesi per l’amnistia decretata per la conquista dell’Impero. Torna a Torino svolgendo attività di insegnamento. ed è collaboratore del "Dizionario delle opere e dei personaggi" della Bompiani. Nel 1942 fonda la casa editrice Francesco De Silva. Nel 1943 intensifica la sua attività antifascista ed i rapporti con gruppi politici di sinistra. Il 26 luglio 1943 scrive la prima dichiarazione dei partiti antifascisti torinesi ed entra nel Fronte Nazionale ( Comitato interpartitico ). Nelle giornate che seguono l’8 settembre partecipa alla difesa della città di Torino e incita alla resistenza. Recatosi a Roma collabora all’organizzazione della resistenza e del gruppo Risorgimento liberale. Viene arrestato il 6 novembre 1943 e tradotto a Regina Coeli. Nel febbraio 1944 è tradotto nel carcere di Castelfranco Emilia ed il 18 aprile viene rilasciato. carta d’identità del CLN Rientra Torino ed è chiamato a fare parte del CLN regionale, rappresentando il partito liberale, di cui sarà nominato presidente prima della Liberazione. Fonda "Il patriota" e "L’Opinione" che diresse fino alla rottura con il partito liberale nel 1946. Nel dopoguerra, dopo aver fatto parte della direzione del partito repubblicano, si avvicina a posizioni di sinistra. Nel 1953 partecipa alla battaglia contro la legge truffa. Nel 1960 ha un ruolo attivo nelle grandi mobilitazioni di piazza che sconfiggono il governo Tambroni. Viene rieletto più volte come indipendente nelle liste dello PSIUP e del PCI. Va ricordata la sua attività di saggista, storico, critico letterario, collaboratore della radiotelevisione italiana. Importanti i suoi contributi a varie istituzioni culturali torinesi


Nel 40ennale della morte il sito dell’ANPI Voghera ha prodotto uno "Speciale" dal titolo:

 

    Festa d’Aprile

Pubblichiamo il testo di una famosa canzone ( oggi presente in diverse raccolte di ballate e canzoni partigiane ) scritta da Franco Antonicelli. Ricordiamo inoltre che sotto il titolo
di "Festa grande d’aprile" Antonicelli compose una "rappresentazione teatrale in due tempi" pubblicata da Einaudi nel 1964.



 

Festa d’Aprile

 


È già da qualche tempo che i nostri fascisti si fan vedere poco e sempre più tristi, hanno capito forse, se non son proprio tonti, che sta arrivare la resa dei conti. Forza che è giunta l’ora, infuria la battaglia per conquistare la pace, per liberare l’Italia; scendiamo giù dai monti a colpi di fucile; evviva i partigiani! È festa d’Aprile. Nera camicia nera, che noi abbiam lavata, non sei di marca buona, ti sei ritirata; si sa, la moda cambia quasi ogni mese, ora per il fascista s’addice il borghese. Forza che è giunta l’ora, infuria la battaglia… Quando un repubblichino omaggia un germano
alza il braccio destro al saluto romano. ma se per caso incontra partigiani per salutare alza entrambe le mani. Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia… In queste settimane, miei cari tedeschi, maturano le nespole persino sui peschi; l’amato Duce e il Fuhrer ci davano per morti ma noi partigiani siam sempre risorti. Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia… Ma è già da qualche tempo che i nostri fascisti si fan vedere spesso, e non certo tristi; forse non han capito, e sono proprio tonti, che sta per arrivare la resa dei conti. Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia…