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   L’ANPI Voghera commenta

Abbiamo voluto dedicare questa pagina web alle prese di posizione, ad eventuali polemiche verso fatti ed episodi accaduti in città o nella nostra provincia.
L’obbiettivo è quello di sollecitare dibattiti, evidenziare avvenimenti e notizie, comunicare la nostra posizione sulla vita sociale e culturale nazionale ed iriense.

 

- 25 Novembre 2013 -

Le 100 primavere di "Maino"




Le cento primavere di Luchino Dal Verme coincidono con il 70° dell’inizio della lotta di Liberazione nel nostro paese. Anniversari e date si intrecciano sullo sfondo del “secolo breve” che non ha rappresentato solo tragedie e macerie ma anche grandi speranze e ideali di trasformazione.
Il traguardo raggiunto dal comandante “Maino” – nome di battaglia assolutamente antieroico, svelato da tempo da Luchino - è stato giustamente ricordato con due giornate di festeggiamenti nelle sue zone dalle amministrazioni locali, dall’Anpi provinciale e di Zavattarello, da associazioni e gruppi impegnati sulla “memoria” della Resistenza.

L’augurio sincero è quello di ritrovare ancora, nei prossimi anni in tante altre manifestazioni, la sua nobilissima figura di resistente legato al territorio e con la stessa passione civile che lo spinse, dopo l’8 settembre 1943 non senza travaglio (come ricorda lui stesso, per l’ambiente monarchico e la formazione cattolica) a scegliere la strada della montagna contro fascisti ed occupanti tedeschi.
L’8 settembre, appunto. Il giorno della “scelta” per molti giovani che avevano alle spalle la drammatica esperienza della guerra, spesso inizialmente condivisa nella formazione scolastica e culturale imposta dal regime fascista. In una bellissima iniziativa di parecchi anni fa a Voghera, Luchino raccontò come maturò quella scelta dialogando con Antonino Caponnetto, il fondatore del pool antimafia di Palermo, anch’esso travolto dall’armistizio e sfuggito alla deportazione.

La storia successiva di “Maino” è nota ed è stata raccontata più volte. E’ comunque sempre opportuno ricordare che la sua indicazione, da parte del Partito Comunista Italiano, alla guida prima della brigata “Casotti” (in memoria di Aldo, il giovanissimo partigiano caduto nella battaglia dell’Aronchio) e poi della Divisione “Gramsci”, fu una scelta intelligente e ben inserita nella strategia complessiva che, pur tra difficoltà e posizioni diverse, vedeva la lotta contro il fascismo come un processo unitario (basterebbe ricordare la storia della VI Zona Operativa).

Per questo voglio ricordare un passo da un intervento svolto nel corso delle lezioni su La Resistenza in Lombardia, svoltesi tra febbraio e aprile del 1965 "… Ebbi la responsabilità di comando di una formazione Garibaldi che operò nell’Oltrepo pavese e il primo argomento di cui debbo e voglio parlare sono gli uomini con i quali ho condiviso rischi e responsabilità, in uno spirito di solidarietà e reciproca fiducia, che è certamente il ricordo più vero e più importante che mi sia rimasto (…) Non dimentichiamo che la Divisione ’Gramsci’, di cui ebbi la responsabilità di comando, era di promozione comunista. Ebbene, non ho mai saputo quanti fossero comunisti e quanti no, ma so quanti morirono per tutti noi, per la libertà di ciascuno di noi. Questo ci impone di sapere cosa ne abbiamo fatto della nostra libertà o per lo meno che cosa intendiamo farne…".

E chiudo su questa domanda all’apparenza “semplice”, che ricordo di aver ascoltato da Luchino e letto anche in altre occasioni, ma che pone una questione fondamentale: chiamando in causa tutti noi, le nostre responsabilità, il nostro agire quotidiano in un periodo lontanissimo da quegli anni di “ferro e di fuoco”.
Partendo dalla considerazione che non possiamo farci scudo, per così dire, delle scelte fatte da “Maino”, dalle donne e dagli uomini che lottarono, nelle diverse forme della Resistenza armata od in quella civile, per conquistare la democrazia e costruire un altro paese.

Proprio in questo 2013 che apre il triennio che porterà al 70° del 25 aprile 1945 diventa necessario avviare una riflessione sul nostro tempo dove “politica” sembra una parola impronunciabile, dove la crisi sociale apre strappi profondi nella realtà e le disuguaglianze vengono dipinte come un dato immutabile, con la Costituzione smontata e aggirata come una sorta di regolamento e non una tavola di valori e principi costitutivi – che, questo si è necessario, devono essere applicati con coerenza -, dove le priorità sono gli indici di borsa e il mercato ed al fondo restano le persone,…Insomma, si tratta di capire se vogliamo raccogliere la lezione di “Maino” per provare a rispondere a quella domanda o se ci basta averla letta e rinchiusa nei libri.

 

Antonio Corbeletti

Presidente della sezione ANPI di Voghera

Articolo pubblicato sul settimanale "Giornale di Voghera" in data 21 Novembre 2013