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sociale e culturale nazionale ed iriense.
- 11 Febbraio 2013 -
"Le cose buone del duce"
Sull’onda delle dichiarazioni rese, nel Giorno della Memoria 2013,
da Silvio Berlusconi su Benito Mussolini, la duplice risposta degli iscritti all’ANPI Voghera ad una lettera,
a firma di un assessore comunale di Valle Lomellina (PV), pubblicata il 09 Febbraio 2013, nello spazio dedicato alle missive dei lettori, dal quotidiano locale "La Provincia Pavese", in cui veniva elogiata l’opera del Duce (e del fascismo) durante il "Ventennio" partendo da presupposti basati su
"amnesie storiche", valutazioni revisionistiche e superficiali contestualizzazioni culturali e storiografiche di fatti e accadimenti che hanno
caratterizzato quel vergognoso periodo della storia del nostro paese, e con cui ancor oggi, purtroppo, non abbiamo saputo o voluto "fare i conti"
«A Valle Lomellina nella notte del 10 aprile 1921 viene devastata la sede della locale cooperativa: è uno dei bersagli degli squadristi fascisti guidati da Cesare e Mario Forni che in quella data prendono di mira anche Mezzana Bigli (Lega contadina), Tromello (Lega e Società Operaia di Mutuo Soccorso), Lomello (cooperativa), Garlasco e San Giorgio (Case del popolo), Suardi (l’abitazione del Sindaco). Una strategia aggressiva e militare che da campo libero alle scelte degli agrari (grandi finanziatori delle squadre fasciste, come Giacomino Robecchi Stagnoli, affittuario della Cascina Nuova a Valle) in quella zona del pavese, mettendo in un angolo anche gli amministratori locali democraticamente eletti, come il Sindaco Pietro Pinelli, nel mirino dei fascisti. Un clima di intimidazioni e violenze che vedrà i lavoratori di Valle Lomellina, nel dicembre 1921, reagire ancora con un coraggioso sciopero alla serrata degli agrari, “per qualche mese l’unica significativa sacca di resistenza in una regione ormai conquistata” (cito la frase dal saggio di Pierangelo Lombardi “Il Ras e il dissidente” del 1998).
Un testo che sicuramente assieme a molti altri (tra i quali quello di Ugo Scagni sulle violenze fasciste nella fase della conquista del potere) non conosce il nostalgico assessore del Comune di Valle Lomellina, che pensa di celebrare i fasti di Mussolini con una penosa lettera al quotidiano, pubblicata però con un occhiello inquietante “il dibattito” prima del titolo “le cose buone di Mussolini”. Ma di quale “dibattito” stiamo parlando?
Le ultime, squallide uscite di Berlusconi in occasione del 27 gennaio (ampiamente risapute e note a chi in questi anni non ha finto di ignorare il suo giudizio sul fascismo) hanno nuovamente dato fiato a tanti piccoli ed ignoranti imitatori che si sentono autorizzati ad esprimere il loro sentimento di gratitudine ad un dittatore.
Con la grottesca riproposizione, oggi nel 2013, di tutto l’armamentario giustificazionista classico della paccottiglia neofascista: prima delle leggi razziali contro gli ebrei italiani andava tutto bene, solo dopo l’alleanza con Hitler - giustificata dall’assessore “per non essere soprafatti dal dominio nazista” (sic!) – cominciano i guai, poi altri con il luogo comune “se non faceva la guerra…”, o ancora come nella lettera l’elenco dei “progressi” (ogni voce richiederebbe molto spazio per descriverla e collocarla nel quadro del regime) e via sproloquiando.
Se si supera il senso di vergogna e di avvilimento che si prova leggendo la lettera dell’assessore – provate a pensarla pubblicata su un quotidiano tedesco nei confronti di Hitler - resta la questione di fondo: siamo un paese nel quale il fascismo è stato davvero “l’autobiografia di una nazione” come indicava lucidamente Piero Gobetti (uno di quelli che ha subito, fino alla morte, le conseguenze di “…quell’ideale del ventennio”, lo sapeva l’assessore?) e che in tutti questi anni, grazie anche alle massicce dosi di revisionismo a buon mercato (alla Pansa e non solo) non riesce a fare i conti con la propria storia. Che questo avvenga proprio nel 70° che vede l’avvio della lotta di Liberazione, dopo l’8 settembre 1943, in una Italia devastata dal conflitto nel quale l’aveva trascinato il fascismo (l’ultimo, visto che dal 1935 il nostro paese resta in perenne stato di guerra) rende ancora più necessario il compito culturale, storico e civile di quanti non si rassegnano a questa situazione».
«Caro direttore
è difficile rispondere alla lettera dell’assessore di Valle Lomellina servendosi dei normali strumenti della logica, tanto illogico è il ragionamento suo.
Quale è il significato di "aver bene operato" riferendosi ad un soggetto politico quale fu Mussolini? Il fatto di aver creato l’INPS o di aver editato la Legge Fallimentare?
Ma anche Stalin ed Hitler hanno ben operato, facendo dell’Unione Sovietica una potenza industriale l’uno, e l’altro sollevando in brevissimo l’economia tedesca a livelli eccelsi: dittatori tutti e due con un enorme seguito popolare.
Allora forse il discrimine forte fra il ben operare e il male operare è il concetto di libertà: le semplici libertà borghesi sorte con la Rivoluzione Francese , quella di stampa, di religione, di riunione , di espressione , di insegnamento,di viaggiare, di dissentire dal potere, di esprimere il proprio parere senza per questo essere punito.
Se non si vuole falsare la verità storica queste libertà l’Italia fascista non le aveva: era l’Italia del confino, delle leggi speciali, dell’abolizione delle votazioni, della messa al bando dei partiti politici , dei sindacati, del giuramento al fascismo degli insegnanti, della tessera obbligatoria, della camicia nera , del "voi" obbligatorio. E della violenza degli squadristi , delle prevaricazioni fisiche e morali per chi non aderiva o non si adattava durate per tutto il cosiddetto ventennio: delle leggi razziali volute ed imposte da Mussolini a prescindere.
Questi sono fatti che solo chi è in mala fede ( ed in giro di persone così se ne vedono tante ) può negare.
Con franchezza mi stupisce che un assessore di un comune di questa nostra Italia cresciuta in democrazia possa ancora sostenere tesi e teorie quali quelle espresse nella sua sciagurata lettera, che di fatto appaiono giustificano un regime basato sulla pura e semplice negazione della libertà, esaltano un periodo della storia del nostro paese cupo come un pozzo senza luce».