Menu:

galleria fotografica

GALLERIA
FOTOGRAFICA


       

 
Lista "Commenti"
precedenti:

Vai all’intera lista dei
commenti pubblicati

"Commenti" precedenti




   L’ANPI Voghera commenta

Abbiamo voluto dedicare questa pagina web alle prese di posizione, ad eventuali polemiche verso fatti ed episodi accaduti in città o nella nostra provincia.
L’obbiettivo è quello di sollecitare dibattiti, evidenziare avvenimenti e notizie, comunicare la nostra posizione sulla vita sociale e culturale nazionale ed iriense.

 

- 13 Febbraio 2012 -

Eternit maybe




Ritorno al Palazzo di Giustizia di Torino dopo qualche mese. L’ultima volta avevo assistito alla requisitoria finale del pool di avvocati diretto dal p.m. Guariniello. Oggi sono ancora tra queste mura, come componente del direttivo provinciale FIOM di Alessandria, ad assistere alla lettura della sentenza Eternit.
L’affluenza di familiari delle vittime, di delegazioni dall’Italia e dall’estero è tale che ci "dirottano" nell’Aula Magna (collegata in videoconferenza con quella in cui si celebra il processo) che consta ben 700 posti a sedere che rapidamente vengono occupati. Saltano subito agli occhi le decine e decine di persone che sfoggiano, come mantellina, una bandiera tricolore con una scritta nera, lapidaria nella sua semplicità, che recita a caratteri cubitali: "ETERNIT GIUSTIZIA".
Sono le nove e una manciata di minuti. L’udienza inizia e subito si interrompe con un colpo di scena. Il difensore del barone belga Louis De Cartier rinuncia all’arringa conclusiva. La corte si ritira per deliberare e da appuntamento alle 13.15. L’attesa viene ingannata dai miei occhi osservando i volti delle persone che passano davanti a me senza soluzione di continuità. Chissà quanti di essi hanno vissuto questa babele di esperienze angoscianti, terribili, nel contempo così diverse e così simili tra loro.
D’un tratto si fa silenzio. Ecco rientra la corte. La tensione è palpabile. Il giudice Giuseppe Casalbore prende la parola. «In nome del popolo italiano, visti gli articoli … condanna Schmidheiny Stephan e De Cartier Louis ad anni 16 …». Una frazione di secondo di silenzio e poi, e poi si libera in cielo un applauso liberatore. Qualcuno piange sommessamente.
Giustizia è fatta. Si, è stata ridata dignità (anche se oscenamente tardiva) al lavoro ed al senso della vita. Molti, troppi uomini e donne non ne possono più gioire, altri trarranno da questa sentenza la forza per lottare contro la terribile malattia che la fibra d’amianto porta come sua eredità.

Ma mi piace pensare che questa vicenda dia (forse, chissà) una connotazione anche positiva al nome di una fabbrica che ha prodotto morte, e che esso diventi, paradossalmente, un simbolo di speranza e dunque Eternit maybe

può essere che Etenit possa diventare anche sillogismo di una risposta collettiva, espressa da una comunità (quella casalese), che ha affrontato in maniera solidale e compatta una vera e propria guerra contro un solido ed impenetrabile "muro di gomma", che ha lottato per vedere riconosciuto l’immoralità, l’inaccettabilità dell’osceno scambio tra il lavoro e la perdita dei propri diritti, e fra questi quello più sacro ed inviolabile: il diritto alla vita. Morti in nome del profitto
e dunque Eternit maybe

e forse non è per nulla fuori contesto scrivere di lavoro e di vita in un sito web che parla di Resistenza e di partigiani. I "Ribelli" lottarono per un’idea di Italia e di Europa migliore, certamente migliore di quella che poi si realizzò negli anni a seguire. Speranze spiaggiate da poteri che sistematicamente hanno perseguito il dominio dell’uomo sull’uomo. Che esso si chiami Marcinelle, Srebrenica o piazza Syntagma poco importa.
Il crollo di un muro (simbolo di una rivoluzione tradita sul nascere) ci abbandonò in quella devastante deriva liberista che oggi ci ammorba fino ad asfissiarci e che regala, a chi ha solo la sua mente e le braccia per vivere, precarietà ed annichilimento.
e allora Eternit maybe

seguendo l’esempio di Casale Monferrato nel reclamare e volere un "modo umano di vivere", nell’inseguire stoicamente la speranza che il proprio territorio, la propria nazione sia un luogo, uno spazio fisico e culturale degno di essere vissuto.
Questa sentenza l’ho percepita così e, grazie ad essa, si stempera (un poco in me ) la sgradevole, frustrante sensazione di vivere in una società ormai amorfa ed incapace di reagire, un paese con tanto fango, molle e sporco. ed allora coraggio Eternit maybe

si coraggio, il coraggio di chi non si vuole arrendere, rassegnare alla logica che vuole contrapporre artificiosamente i padri contro i figli, i giovani contro gli anziani, i "tutelati" contro i precari, italiani contro migranti. Tutti contro tutti e tutti irrimedibilmente soli.
così levo in alto un grido Eternit maybe

e mi illudo che parta da Casale, da Cavagnolo, da Rubiera e Bagnoli ed arrivi a Pomigliano, Mirafiori, Porto Vesme, Marghera, Rosarno ed in tutti quei posti dove il lavoro è calpestato, vilipeso ed offeso. Un grido che si fermi sul binario 21 della stazione centrale di Milano, simbolo, ieri, della "persecuzione delle vite" ed oggi, della prevaricazione di altre vite, ricordando a tutti che, come recita la nostra Costituzione, l’Italia dovrebbe essere fondata su di esso e non sulla sua "caricatura".
Prendiamo esempio dalla perseveranza di questi uomini e di queste donne casalesi e partiamo, dal nostro quotidiano, per tessere una rete di socialità, di solidarietà, per spendersi nei luoghi di lavoro, con i propri affetti, con gli amici più cari, superando i meschini egoismi e proviamo a condividere. Si a condividere.

È una sfida, un sogno. Forse si, ma anche ottenere giustizia sulla vicenda Eternit sembrava solo un sogno. E allora sognamo. Eternit maybe

e prendiamo un foglio bianco ed iniziamo a scrivere là, in alto a sinistra, una nuova storia individuale e collettiva e si vedrà, come scrive Erri De Luca, "che alla tavola delle molte lingue il mio posto venne tenuto in conto e molti mi invitavano a sedere accanto a loro", sperando che poi "nessuno più andasse con un piccone a bussare alla propria fossa sperando che non sia ancora pronta"

 

Stefano Renzi

iscritto alla sezione ANPI di Voghera