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- 10 Settembre 2017 -
La durezza del Capitale
Il 2017 coincide con il 150esimo anniversario della pubblicazione, in tedesco, del primo volume de
"Il Capitale" di Karl Marx. Il secondo ed il terzo volume (dati alle stampe postumi da Friedrich Engels) sono datati rispettivamente 1885 e 1894.
Per celebrare la ricorrenza di un testo ad oggi non perde né la sua forza né la sua attualità proponiamo l'articolo a firma di
Marcello Musto,
pubblicato sul quotidiano comunista
il manifesto l'
8 Settembre 2017 e
ripreso dal sito
Miccia Corta.it
Buona lettura.
La durezza del Capitale
di Marcello Musto
"il manifesto"
venerdì 8 Settembre 2017
Ricorrenze. L'11 settembre l'opera di Karl Marx compirà i suoi primi 150 anni.
La stesura del libro, iniziata nel 1862, venne funestata dalla povertà economica dell'autore e dalla sua
precaria salute
L'opera che, forse più di qualunque altra, ha contribuito a cambiare il mondo, negli ultimi
centocinquant'anni, ebbe una lunga e difficilissima gestazione. Marx cominciò a scrivere Il capitale
solo molti anni dopo l'inizio dei suoi studi di economia politica. Se aveva criticato la proprietà privata
e il lavoro alienato della società capitalistica già a partire dal 1844, fu solo in seguito al panico
finanziario del 1857, iniziato negli Stati Uniti e poi diffusosi anche in Europa, che si sentì obbligato a
mettere da parte le sue incessanti ricerche e iniziare a redigere quella che chiamava la sua
«Economia».
CON L'INSORGERE della crisi, Marx presagì la nascita di una nuova stagione di rivolgimenti
sociali e ritenne che la cosa più urgente da fare fosse quella di fornire al proletariato la critica del
modo di produzione capitalistico, presupposto essenziale per il suo superamento. Nacquero così i
Grundrisse,
otto corposi quaderni nei quali, tra le altre tematiche, egli prese in esame le formazioni
economiche precapitalistiche e descrisse alcune caratteristiche della società comunista,
sottolineando l'importanza della libertà e dello sviluppo dei singoli individui. Il movimento
rivoluzionario, che egli credeva sarebbe sorto a causa della crisi, restò un'illusione e Marx non
pubblicò i suoi manoscritti, consapevole di quanto fosse ancora lontano dalla piena padronanza degli
argomenti affrontati. L'unica parte data alle stampe, dopo una profonda rielaborazione del «Capitolo
sul denaro», fu Per la critica dell'economia politica,
testo che uscì nel 1859 e che venne recensito da
una sola persona: Engels.
Il progetto di Marx era quello di dividere la sua opera in sei libri. Essi avrebbero dovuto essere
dedicati a: capitale, proprietà fondiaria, lavoro salariato, Stato, commercio estero, mercato mondiale.
Quando, però, nel 1862, a causa della guerra di secessione americana, la New York Tribune
licenziò
i suoi collaboratori europei, Marx - che aveva lavorato per il quotidiano americano per oltre un
decennio - e la sua famiglia ritornarono a vivere in condizioni di terribile povertà, le stesse patite
durante i primi anni del loro esilio londinese. Non aveva che l'aiuto di Engels, al quale scrisse: «ogni
giorno mia moglie mi dice che vorrebbe essere nella tomba con le bambine e, in verità, non posso
fargliene una colpa, poiché le umiliazioni e le pene che stiamo subendo sono davvero indescrivibili».
La sua condizione era così disperata che, nelle settimane più buie, vennero a mancare il cibo per le
figlie e la carta per scrivere. Cercò anche di ottenere un impiego in un ufficio delle ferrovie inglesi. Il
posto, però, gli venne negato a causa della sua pessima grafia. Pertanto, per poter fare fronte
all'indigenza, il lavoro di Marx continuò a subire grandi ritardi.
Ciò nonostante, in questo periodo, in un lunghissimo manoscritto intitolato Teorie sul plusvalore,
compì un'accuratissima disamina critica del modo in cui tutti i maggiori economisti avevano
erroneamente trattato il plusvalore come profitto o rendita. Per Marx, invece, esso costituiva la
forma specifica mediante la quale si manifesta lo sfruttamento nel capitalismo. Gli operai
trascorrono una parte della loro giornata a lavorare gratuitamente per il capitalista.
QUEST'ULTIMO CERCA in tutti i modi di generare plusvalore mediante il pluslavoro: «non basta
più che l'operaio produca in generale, deve produrre plusvalore», ovvero deve servire
all'autovalorizzazione del capitale. Il furto di anche solo pochi minuti sottratti al pasto o al riposo di
ogni lavoratore significa lo spostamento di un'immensa mole di ricchezza nelle tasche dei padroni.
Lo sviluppo intellettuale, l'adempimento di funzioni sociali, il tempo festivo sono per il capitale
«fronzoli puri e semplici&rquo;. Après moi le déluge!
era per Marx anche in considerazione della
questione ecologica (da lui presa in considerazione come pochi altri autori del suo tempo) il motto
dei capitalisti, anche se poi, ipocritamente, si opponevano alla legislazione sulle fabbriche in nome
della «piena libertà del lavoro». La riduzione dei tempi della giornata lavorativa, assieme
all'aumento del valore della forza-lavoro, costituivano, dunque, il primo terreno sul quale andava
combattuta la lotta di classe.
NEL 1862, Marx scelse il titolo per il suo libro: Il capitale.
Credeva di poter dare subito inizio alla
stesura in forma definitiva, ma alle gi&agraeve; durissime vicissitudini finanziarie si aggiunsero i gravissimi
problemi di salute. Comparve, infatti, quella che la moglie Jenny definigraeve; «la terribile malattia», contro
la quale Marx avrebbe dovuto lottare per molti anni della sua vita. Fu affetto dal carbonchio,
un'orrenda infezione che si manifestava con l'insorgenza, in piugraeve; parti del corpo, di una serie di
ascessi cutanei e di estese, debilitanti foruncolosi. A causa di una profonda ulcera, seguita alla
comparsa di un grande favo, Marx fu operato e «rimase, per parecchio tempo, in pericolo di vita». La
sua famiglia fu, più che mai, sull’orlo dell'abisso.
IL MORO (era questo il suo soprannome), però:, si riprese e, fino al dicembre del 1865, realizzò: la
vera e propria stesura di quello che sarebbe diventato il suo magnum opus.
Inoltre, a partire
dall'autunno del 1864, partecipò: assiduamente alle riunioni dell'Associazione Internazionale dei
Lavoratori, per la quale redasse, durante otto intensissimi anni, tutti i principali documenti politici.
Studiare di giorno in biblioteca, per mettersi al passo con le nuove scoperte, e portare avanti il suo
manoscritto nel corso della notte: fu questa la sfibrante routine alla quale si sottopose Marx fino
all'esaurimento di ogni energia e allo sfinimento del suo corpo.
Anche se aveva ridotto il suo progetto iniziale di sei libri a tre volumi sul capitale, Marx non voleva
abbandonare il proposito di pubblicarli tutti insieme. Scrisse, infatti, a Engels: «non posso decidermi
a licenziare nulla prima che il tutto mi stia davanti. Quali che siano i difetti che possono avere,
questo è il pregio dei miei libri: essi costituiscono un tutt'uno artistico, risultato raggiungibile
soltanto grazie al mio sistema di non darli alle stampe prima che io li abbia interamente davanti a
me». Il dilemma di Marx - «ripulire una parte del manoscritto e consegnarla all'editore o finire di
scrivere prima tutto completamente» - venne risolto dagli eventi. Marx fu colpito da un altro attacco
di carbonchio, il più virulento di tutti, e fu in pericolo di vita. A Engels raccontò che ne era «andata
della pelle»; i medici gli avevano detto che le cause della sua ricaduta erano stati l'eccesso di lavoro
e le continue veglie notturne: «la malattia veniva dalla testa». A seguito di questi avvenimenti, Marx
decise di concentrarsi sul solo Libro Primo,
quello inerente il «Processo di produzione del capitale».
TUTTAVIA, I FAVI continuarono a tormentarlo e, per intere settimane, Marx non fu nemmeno in
grado di stare seduto. Egli tentò persino di operarsi da solo. Si procur&ogave; un rasoio ben affilato e
raccontò a Engels di essersi «estirpato lui stesso quella cosa dannata». Stavolta, il completamento
dell'opera non venne procrastinato a causa «della teoria», ma per «ragioni fisiche e borghesi».
Quando, nell’aprile del 1867, il manoscritto venne finalmente ultimato, Marx chiese all'amico di
Manchester - che l'aveva aiutato incessantemente per un ventennio - di inviargli il denaro per poter
disimpegnare «il vestiario e l'orologio che si trovano al Monte dei pegni». Marx era sopravvissuto
con il minimo indispensabile e senza quegli oggetti non poteva partire per la Germania, dove era
atteso per la consegna del manoscritto da dare alle stampe.
Le correzioni delle bozze si protrassero per tutta l'estate e quando Engels fece notare a Marx che
l'esposizione della forma del valore risultava troppo astratta e che «risentiva della persecuzione dei
foruncoli», questi gli rispose: «spero che la borghesia si ricorderà dei miei favi fino al giorno della
sua morte».
Il capitale
venne messo in commercio l'11 settembre del 1867. Un secolo e mezzo dopo la sua
pubblicazione, è annoverato tra i libri più tradotti, venduti e discussi della storia dell'umanità. Per
quanti vogliano comprendere cosa sia davvero il capitalismo, e anche perché i lavoratori debbano
lottare per una «forma superiore di società, il cui principio fondamentale sia lo sviluppo pieno e
libero di ogni individuo», Il capitale
è, oggi più che mai, una lettura semplicemente imprescindibile.