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   L’ANPI Voghera commenta

Abbiamo voluto dedicare questa pagina web alle prese di posizione, ad eventuali polemiche verso fatti ed episodi accaduti in città o nella nostra provincia.
L’obbiettivo è quello di sollecitare dibattiti, evidenziare avvenimenti e notizie, comunicare la nostra posizione sulla vita sociale e culturale nazionale ed iriense.

 

- 19 Settembre 2016 -

I ragazzi e la "Memoria"



La trasmissione della Storia e della "Memoria" alle giovani generazioni (in particolare quella legata alle vicende resistenziali e del secondo conflitto mondiale) è sempre operazione difficile e complessa. Quando sono i ragazzi che, in prima persona, si pongono alla ricerca del "tempo che fu" non possiamo non esserne piacevolmente colpiti.
Per questo motivo pubblichiamo più che volentieri questa intervista realizzata da uno studente, dell'Istituto d'Istruzione Superiore "Carlo Calvi" di Voghera, ad una testimone di quel tragico periodo storico.

Ringraziamo la prof.ssa Rita Campioni (iscritta ANPI Voghera) e la dirigente scolastica Beatrice Tornari che hanno avvallato la sua pubblicazione sul sito web dell’ANPI Voghera.
Buona lettura.

 

Intervista di Collazos Lopez Kevin dell’Istituto Calvi di Voghera alla prof.ssa Lucia Rovati


Estratto dal Giornale Scolastico dell'Istituto d'Istruzione Superiore "Carlo Calvi" - Sezione associata "A. Maragliano" - Istituto Professionale per i Servizi Commerciali - Voghera

Militari e partigiani nel 1943

Parliamo di REMO ROVATI, il padre di Lucia, che ci racconta una storia commovente e piena di tanti momenti difficili… ci parla di ragazzi che a 18 anni dovevano prendere delle decisioni importanti…
Nato a Broni nel 1923,  Remo nel 1941 aveva 18 anni ed era andato a fare la visita dei tre giorni per il servizio militare, serviva per vedere se eri idoneo o no… Riconosciuta la sua idoneità prende servizio nel gruppo degli alpini di stanza a Cuneo, in Piemonte. Ha svolto il suo anno di militare, ma c'era la guerra e il suo destino era il fronte. Facevano gli addestramenti e le marce, la disciplina era dura e alcuni di loro nella vita normale avevano svolto altri mestieri… "mio padre era muratore e, nel fine settimana, contadino; aveva esperienza di animali e infatti con lui gli asini che servivano per il trasporto di merci e altre vettovaglie interagivano in modo attivo &45; gli animali devi saperli prendere… loro si ricordano di come li hai trattati - Papà ricorda che tra loro ragazzi c'era una grande solidarietà e unione, ricorda anche le piaghe ai piedi per le marce, ma anche le libere uscite e la gioia di avere un giorno libero con gli amici dopo il pesante lavoro quotidiano."
"Dopo un primo periodo, chi aveva delle abilità veniva utilizzato per svolgere mansioni necessarie alla vita della caserma, come ho detto mio padre faceva il muratore e quindi era addetto, nelle cucine del distretto, alla manutenzione e ricostruzione dei forni a stretto contatto con il personale della cucina. Altri erano utilizzati come meccanici, operai e altre mansioni (chi aveva esperienza la condivideva con gli altri). C'era molta complicità, spirito di unione tra questi diciottenni, sempre affamati; mio padre portava loro il cibo più buono… erano giovani e lontani da casa. Non era facile comunicare con le famiglie, le lettere venivano controllate c'era la censura e… non si poteva dire che si stava male, 'tutto andava bene'. Le famiglie erano rimaste senza braccia per lavorare e aspettavano il loro ritorno.
Remo tornò a casa con la licenza premio, quasi per la festa di Broni, alla fine di agosto; nel 1943 l'Italia era in guerra ed è rimasto a casa per qualche giorno poi è partito per il Brennero insieme al suo gruppo: la sua compagnia di ragazzi di 18 e 19 anni non poteva essere libera in momenti di guerra.

Il primo periodo di servizio militare lo ricorda come un periodo buono ed era prima dell'8 settembre del '43… ma torniamo a pochi giorni prima. Il 7 settembre erano arrivati al Brennero e la mattina successiva si trovavano in una conca circondati da montagne più alte, ad un certo punto sentono che erano mitragliati dalle montagne attorno; loro erano alleati con i tedeschi ad un certo punto nel fuggi fuggi sono riusciti a scappare, Remo con altri due compagni. L'armistizio aveva rovesciato le alleanze ora gli italiani dovevano scappare dai tedeschi infatti dovevano scendere a valle e ci hanno messo una settimana ad arrivare a Broni; di notte attraversavano i fiumi e di giorno cercavano di stare ben nascosti, hanno ricevuto ospitalità da un contadino, ma ad un certo punto della notte sentendo dei rumori si sono svegliati; insospettiti si sono messi in fuga (la paura di essere denunciati era alta). Quando è ritornato a casa è rimasto nascosto per un po' di tempo, tanti avevano pensato di tornare a casa come luogo sicuro."

Lucia vuole tornare un momento indietro nel racconto per dirci di un fatto veramente curioso.

"Un giorno, quando erano a Cuneo, qualcuno disse a mio padre di non toccare cibo quella sera e Remo ha seguito questo ordine; la sera dopo la cena c'è stato un discorso importante, si parlava della bellezza della guerra di atti eroici. Erano tutti esaltati, finendo con canti patriottici; chi voleva, alla fine della serata, poteva firmare per diventare soldato effettivo per arruolarsi ed essere soldato a vita. Bisognava convincerli ad arruolarsi per la campagna di Russia; allora papà ha capito. Probabilmente nel cibo era stato messo qualcosa per suggestionarli. Avrebbe potuto esserci anche lui. Dei suoi compagni non ha saputo più niente, è rimasto grato al capitano che gli aveva salvato la vita."

Ma torniamo al settembre del '43

"Papà si riuniva con alcuni dei suoi amici e questi ragazzi si radunavano per 'discutere da che parte stare'; le prime settimane si trovavano nei boschi di Po, stavano alla macchia, venivano riforniti dai familiari; ad un certo punto c'era un gran via vai di persone e questo insospettì mio padre; Remo è rimasto lì per qualche giorno, poi c'è stata come una intuizione: è partito, è tornato a casa… i fascisti il giorno successivo hanno circondato questa zona e sono stati uccisi una quindicina di giovani, sepolti poi nel cimitero di Verrua Po, dove c'è un monumento dedicato a questi ragazzi caduti: Diego Gabbetta, Franco Barbieri, Carlo Ghisolfi… Quando Remo raccontava questa storia, si commuoveva e mostrava grande emozione, papà li chiamava per nome. Per una seconda volta si sentiva miracolato, solo per un caso non si è trovato lì."

La mamma di Lucia viveva a Barbianello, anche lì c'erano amici che sono stati presi in una retata, uccisi sulla strada, altri vicino al castello; il Castello di Cigognola era il luogo dove gli uomini della Sicherheit torturavano i prigionieri; le persone del paese sentivano le loro urla, ma non potevano fare nulla altrimenti ci sarebbero andati di mezzo loro… Sono stati ritrovati molti corpi nel pozzo, corpi mutilati e con i segni evidenti delle torture; la Sicherheit voleva estorcere le informazioni per poter catturare anche gli altri partigiani&helip; Anche dopo tanti anni il dolore è sempre forte… anche per chi racconta questa storia…



«Guardo la fotografia dell’ex albergo Savoia di Broni, ribattezzato Villa Nuova Italia […] quello è stato un luogo tra i più sinistri e lugubri. Come il castello di Cigognola, sulla collina, dove ad un certo momento si piazza il reparto speciale della Sicherheit, il più sanguinario, facendone un luogo di torture, di ammazzamenti e di gozzoviglie. Si sono autodefiniti la "confraternita del pozzo". Ci buttano i corpi dei torturati.»

Paolo Murialdi, "La Traversata", Edizioni Il Mulino, 2001