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   L’ANPI Voghera commenta

Abbiamo voluto dedicare questa pagina web alle prese di posizione, ad eventuali polemiche verso fatti ed episodi accaduti in città o nella nostra provincia.
L’obbiettivo è quello di sollecitare dibattiti, evidenziare avvenimenti e notizie, comunicare la nostra posizione sulla vita sociale e culturale nazionale ed iriense.

 

- 24 Settembre 2010 -

Perchè l’uguaglianza è ancora rivoluzionaria




Quando, alla fine del Settecento, sulle due sponde del
Lago Atlantico le dichiarazioni dei diritti pronunciano le
parole «tutti gli uomini nascono liberi e eguali», si
manifesta pubblicamente la fondazione di un´altra
società e d´un altro diritto, e "la rivoluzione
dell´eguaglianza"
diviene un tratto caratteristico della
modernità. Per l´eguaglianza comincia una nuova storia,
nella quale si riconoscono riflessioni millenarie e
diffidenze mai sopite, con una ritornante
contrapposizione della libertà all´eguaglianza. È una
vicenda che attraversa due secoli, non è conclusa, nel
Novecento ha conosciuto tragedie, ma ha pure generato
una promessa che ancora ci sfida e attende d´essere
adempiuta.
Con questi dilemmi si misurano, nel momento fondativo
della Repubblica, i costituenti italiani. Riconciliare libertà
e eguaglianza è tra i loro obiettivi. E nasce un capolavoro
istituzionale
, l´art. 3 della Costituzione, frutto di un
incontro tra consapevolezza politica e maturità culturale
oggi impensabile. Muovendo da qui, si possono indicare
sinteticamente alcuni itinerari da seguire perché davvero
si possa essere liberi e eguali.

1) Un esercizio di memoria, anzitutto. La triade
rivoluzionaria «libertà, eguaglianza, fraternità» vede
precocemente dissolto il legame tra libertà e eguaglianza dal ruolo attribuito alla proprietà
(Napoleone, nel proclama del 18 Brumaio, parlerà di
«libertà, eguaglianza, proprietà»). La proprietà si
presenta come presidio della libertà: solo il proprietario
è davvero libero, e così torna il germe della
diseguaglianza che sarà all´origine delle tensioni dei decenni successivi.

2) Proprio il tema delle diseguaglianze economiche, e più in generale "di fatto", caratterizza
art. 3 della Costituzione, dove si prevede che compito della Repubblica sia quello di
rimuoverle. In questo riconoscimento dell´eguaglianza sostanziale, che segue quello dell´eguaglianza formale, si sono visti «due modelli contrapposti di struttura socio-economica
e socio-istituzionale»
, «l´uno per rifiutarlo, l´altro per instaurarlo». Ma non possiamo più dire che
si tratta di una norma a due facce, l´una volta verso la conservazione dell´eredità,
eguaglianza formale; l´altra rivolta alla costruzione del futuro, l´eguaglianza sostanziale.
Già l´inizio dell´art. 3, che parla di dignità sociale, dà evidenza a un sistema di relazioni, al
contesto in cui si trovano i soggetti dell´eguaglianza, poi esplicitamente considerato dalla
seconda parte della norma. Questa lettura unitaria dell´articolo non ne depotenzia la forza
"eversiva", ma dice che la stessa ricostruzione dell´eguaglianza formale non può essere
condotta nell´indifferenza per la materialità della vita delle persone. E la concretezza
dell´eguaglianza ha trovato riconoscimento nella versione finale della Carta dei diritti
fondamentali
dell´Unione europea, dove il riferimento astratto "tutti" è stato sostituito da
"ogni persona".

3) Il riferimento alla dignità dà ulteriori indicazioni. Descrivendo il tragitto che ha portato
all´emersione dell´eguaglianza come principio costituzionale, si è parlato di un passaggio
dall´homo hierarchicus a quello aequalis. Ora quel tragitto si è allungato, ci ha portato all´homo
dignus
e la rilevanza assunta dalla dignità induce a proporne una lettura che la vede come
sintesi di libertà e eguaglianza, rafforzate nel loro essere fondamento della democrazia.
L´antica contrapposizione tra libertà e eguaglianza è respinta sullo sfondo dalla loro esplicita
associazione nell´art. 3. A questo si deve aggiungere l´«esistenza libera e dignitosa» di cui
parla l´art. 36. Dobbiamo concludere che l´ineliminabile associazione con la libertà è la via
che immunizza dagli eccessi dell´eguaglianza e dalle ambiguità della dignità, che tanto avevano
inquietato nel secolo passato e che proiettano ancora un´ombra sulle discussioni di oggi?

4)eguaglianza oggi è alla prova delle diversità, e più radicalmente della differenza di genere.
La Carta dei diritti fondamentali «rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica»
e stila l´elenco fino a oggi più completo dei divieti di discriminazione. Il rispetto delle diversità
diventa così fondamento dell´eguaglianza, in palese connessione con il libero sviluppo della
personalità, dunque con una rinnovata affermazione del nesso tra eguaglianza e libertà.
E l´eguaglianza si dirama in due direzioni. Da una parte, si presenta come rimozione delle cause
che producono diseguaglianza; dall´altra, come accettazione/legittimazione delle differenze,
rendendo esplicita la sua vocazione dinamica, "inclusiva".

5) Si distingue tra eguaglianza delle opportunità o dei punti di partenza e eguaglianza dei punti
di arrivo. Negli ultimi tempi, ponendo l´accento sulla difficoltà delle politiche redistributive, si è
quasi cancellato il momento dei risultati con un riduzionismo improponibile. Un solo esempio:
per la tutela della salute si può prescindere dall´effettiva disponibilità dei farmaci? Altrimenti si
rischia di consegnare al cittadino "eguale" una chiave che apre solo una stanza vuota.

6)eguaglianza riguarda l´accesso ai beni della vita. Alla conoscenza, superando ogni
"divario", e non solo quello digitale. Alla salute e al cibo, che non possono essere affidati alle
disponibilità finanziarie. Al lavoro, che non può subire le esigenze della globalizzazione fino a
cancellare la dignità della persona. Altrimenti, il peso delle diseguaglianze, associato alla pura
logica di mercato, fa rinascere la cittadinanza censitaria. E la disponibilità crescente di
opportunità tecnologiche, l´avvento del post-umano, impongono una attenzione forte per
eguaglianza e dignità, insieme a una libertà declinata come autodeterminazione.

7) L´associazione di eguaglianza, libertà e dignità può metterci al riparo dal rischio
dell´eguaglianza assoluta o estrema, che dissolve la società e attenta ai diritti delle persone.
Ma le difficoltà antiche e nuove delle politiche egualitarie, la pressione delle identità possono
indurre ad un pericoloso realismo che accantoni l´eguaglianza come inservibile. Errore politico
e culturale clamoroso. La costruzione infinita della persona eguale rimane tema ineludibile.
eguaglianza non significa solo divieto di leggi ad personam, ma garanzia del legame sociale.
Proprio quando è negata, è lì ad ammonirci, a inquietare le coscienze. Rimane un potente
strumento di azione culturale e lotta politica, "eversivo" rispetto a ogni tentativo di restaurare
gerarchie sociali e di distorcere la democrazia.

 

Stefano Rodotà

Di questo tema si discute al terzo Festival del diritto di Piacenza (dal 23 al 26 Settembre 2010)
Per difendere uno dei principi fondamentali bisogna capire come si è evoluto. Le diversità
culturali religiose e di genere sono un banco di prova. Resta un concetto centrale rispetto ad
ogni tentativo di distorcere la democrazia.

 

L’articolo di Stefano Rodotà - Perchè l’uguaglianza è ancora rivoluzionaria - è stato
pubblicato sul quotidiano "la Repubblica" il 22 Settembre 2010