Abbiamo voluto dedicare questa pagina web alle prese di posizione, ad eventuali polemiche verso fatti ed
episodi accaduti in città o nella nostra provincia.
L’obbiettivo è quello di sollecitare dibattiti, evidenziare avvenimenti e notizie, comunicare la nostra posizione sulla vita
sociale e culturale nazionale ed iriense.
- 18 Ottobre 2013 -
"Scusi dov’è l’Anpi?"
Piazza del Popolo, sabato 12 ottobre, da poco passate le 16. “Scusi è questo il settore dell’ANPI?”. La signora che mi interpella gentilmente vede il mio sguardo perplesso, così mi affretto a rispondere che non c’è uno spazio preciso ma che ho visto molti aderenti all’associazione mescolati tra i presenti.
Ammetto che è arrivata da me perché indosso il fazzoletto tricolore con la scritta ANPI.
La mia adesione alla manifestazione è a titolo personale, come per altri iscritti, presenti e non, perché sono convinto che l’associazione alla quale sono iscritto dal lontano 1974, può stare senza problemi in una iniziativa a difesa e per l’applicazione della Costituzione.
Lungo il corteo incrocio bandiere e striscioni ANPI di diverse provenienze: Mirano, Fornovo di Taro, Pescia, Valdobbiadene, Nole, Volterra, Cogoleto, Lerici (con striscione ed una edizione tascabile della Costituzione), Grugliasco, il comitato provinciale di Firenze con il medagliere (che verrà fatto salire sul palco, con grandi applausi) oltre a decine di persone con il fazzoletto tricolore.
La manifestazione - nonostante i pesanti silenzi di stampa e tv, che l’hanno oscurata – prima, durante e dopo - o citata solo per attizzare lo stanco teatrino del “chi non c’è” e “chi non ci va”, ha rappresentato un segnale positivo, con migliaia di persone che hanno chiesto in modo pacato ma anche determinato la difesa e l’applicazione della Costituzione. Una presenza plurale e variegata, dove spiccava la partecipazione di molti giovani anche senza bandiere e segni di appartenenza. Una piazza che si è riconosciuta nelle parole venute dai rappresentanti delle varie associazioni impegnate quotidianamente sui diritti dei migranti, acqua e beni comuni, solidarietà, contro la guerra, per il diritto allo studio, contro le discriminazioni, ecc… e dei promotori che avevano come filo conduttore l’attualità della Costituzione. Soprattutto in questa fase di durissima crisi sociale e civile, fermando l’aggressione e lo smantellamento alla nostra Carta, “tradita” come ha richiamato più volte don Ciotti, in questi anni.
Ora che la manifestazione si è conclusa e che nei fatti e nelle affermazioni di chi è intervenuto dal palco - i video degli interventi sono visibili in rete e non si prestano a interpretazioni - ma anche nella tranquilla consapevolezza dei presenti, non sono uscite le ipotesi o le pretese di fondare un nuovo partito della sinistra, che hanno alimentato distanze e prese di posizione, mi pare necessario che si riprenda a discutere seriamente al nostro interno su quella che ritengo sia stata una occasione mancata per l’ANPI e sul ruolo che invece possiamo svolgere.
La situazione che abbiamo di fronte mi pare lucidamente descritta dal costituzionalista Alessandro Pace nel suo intervento il 12 ottobre: “Se il parlamento ritiene che l’art. 138 non sia adeguato ai tempi (dico il parlamento, perché il governo dovrebbe rimanerne estraneo) lo modifichi ma nel rispetto sia della rigidità costituzionale che della sovranità popolare. Non può invece, il parlamento, disapplicare una regola procedurale come l’art. 138 - una ’regola del gioco’ democratico come tale inderogabile e non bilanciabile con altri valori - e approvare, con una procedura diversa dall’art. 138, leggi il cui contenuto l’art. 138 non consente. Ciò invece accadrebbe se il Ddl venisse definitivamente approvato dalle camere. L’art. 2 consente infatti di modificare tutti gli articoli relativi al Parlamento, al Presidente della Repubblica, al Governo, alle Regioni, Province e Comuni nonché le «disposizioni della Costituzione o di leggi costituzionali strettamente connesse»… In entrambi i casi verrebbe modificato l’impianto su cui si regge l’ordinamento della Repubblica (l’intera Parte II). Il che non è comunque consentito, a prescindere dalla violazione o meno dell’art. 138. E ciò perché si tratterebbe dell’esercizio di un illecito potere costituente. Una evenienza che giustifica l’opposizione, mediante referendum…”.
Referendum che non sarebbe possibile se il Ddl venisse approvato con i due terzi dei voti. Come è già accaduto un anno fa, con l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione, con la modifica dell’art. 81, nel silenzio e nell’assenza di ogni minimo coinvolgimento dell’opinione pubblica.
Oggi le forze politiche che formano l’attuale “grande coalizione”, dopo aver ignorato la manifestazione del 12 ottobre, dimostrano impermeabilità alle osservazioni critiche ed alle richieste di lasciare aperta la strada del possibile pronunciamento popolare.
Per chi ha voglia, consiglio la lettura dei resoconti stenografici delle sedute parlamentari sul Ddl: molto utili per capire l’approccio “riformatore” dei parlamentari che lo sostengono, senza avere avuto nessun mandato popolare ad agire sulla Carta.
Tutto questo, va ricordato, prima ancora di entrare nel merito delle proposte di modifica della forma di governo, sul bicameralismo e su tutte le altre ipotesi. Che richiederanno comunque una precisa e accurata discussione e valutazione. Soprattutto nel caso di un possibile ricorso al referendum (questo sì previsto dal Ddl 813 anche nel caso di approvazione dei due terzi delle Camere) che non potrà certo essere vissuto come una riedizione del 2006, vista la disgregazione dello schieramento che allora si oppose vittoriosamente alla “controriforma” della destra.
Quindi mi pare indispensabile che l’ANPI promuova al suo interno il massimo di informazione sulla gravità delle questioni in gioco e nel contempo e con la massima autonomia da qualunque soggetto politico o sindacale, ricostruisca e sviluppi l’unità con lo schieramento plurale che ha dato vita al manifesto “La via maestra” ed alla manifestazione del 12 ottobre.