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episodi accaduti in città o nella nostra provincia.
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sociale e culturale nazionale ed iriense.
- 20 Ottobre 2015 -
Servello e Mamma Togni
È notizia di questi giorni: il Comune di Milano ha deciso, con voto unanime della commissione
incaricata di vagliare le proposte, composta dagli assessori ai servizi civici e
alla cultura (D’Alfonso e Del Corno), dell’ufficio di presidenza (De Corato, Lepore,
Comotti e Fanzago), presieduta dal presidente del Consiglio (Rizzo), di iscrivere il
prossimo 2 novembre 2015 (oltre ad altri cittadini considerati meritevoli) il nome di Franco Maria Servello al Famedio, (1921-2014)nel Pantheon dei
cittadini illustri del Cimitero Monumentale di Milano.
Sono state ben poche le voci critiche su questa discutibile decisione. Tra esse quelle dell’ANPI e dell’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (ANED).
Il Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI in una nota presente sulla newsletter "ANPINews" scrive:
«[…] A Milano c’è il Cimitero Monumentale, che raccoglie anche tombe di uomini e donne illustri e ricorda persone che hanno "illustrato" Milano e non solo, pur se sono seppelliti in
altri luoghi (qualche nome: Boito, Catalani, Cremona, Giussani, Hayez, Horowitz, Manzoni, Marinetti, Medardo Rosso, Toscanini e, più di recente Alda Merini, Franco Parenti, Giovanni Pesce e molti altri).
Proprio all’ingresso del Cimitero cè il "Famedio", luogo dedicato al ricordo di personalità illustri, anche solo con un’iscrizione. Dal 2010 il Comune di Milano, ha creato un’apposita Commissione del Consiglio,
con rappresentanti di tutti i gruppi, per scegliere le persone che dovranno essere iscritte, ogni anno, in occasione del 2 novembre. Anche in questo caso, i nomi sono parecchi e basterà citarne solo alcuni, accanto a quelli dell’elenco sopra indicato: Leo Valiani, Aldo Aniasi, Onorina Brambilla Pesce,
Giovanni Pesce, Laura Conti, Claudio Sommaruga, etc.
Servello è stato un esponente del Movimento Sociale italiano e Senatore, per il suo partito. Ha coperto cariche pubbliche nel MSI, non ha mai rinnegato di essere stato fascista. Una cronaca dell’epoca riporta una foto del suo funerale, in cui appaiono non pochi saluti romani. Dunque, non avendo fatto
nulla di eccezionale, neppure nell’esercizio delle funzioni parlamentari, allora bisogna dire che è stato inserito per "meriti fascisti". Altrimenti, si potrebbero iscrivere tutti i parlamentari e politici, purché non siano finiti in carcere.
È un segno dei tempi. Naturalmente l’ANPI e l’ANED hanno vivamente protestato.
Ed altrettanto naturalmente è apparso un articolo su "Il Giornale" in cui si parla di "odio che non passa", di una sinistra che vive di logoro antifascismo, di pagine della storia d’Italia che l’ANPI
vuole stracciare. […] non riusciremo mai a far capire a chi non vuol capire che l’odio non c’entra per nulla e che in gioco sono soltanto la storia e la dignità di un Paese. Il fascismo è stato quello che sappiamo: dittatura, orrori, persecuzioni razziali, morte.
Non può essere considerato meritorio averne fatto parte, per la semplice ragione che la storia è andata in un’altra direzione, ha vinto la
Resistenza, è nata la Repubblica, la Costituzione […] Lo sforzo per arrivare ad una "memoria condivisa" dovrebbe passare per altre vie, oggi ancora improponibili: e la prima tappa dovrebbe essere quella del
riconoscimento della Storia, del rifiuto del fascismo e della dittatura, della straordinaria importanza della Resistenza e della Liberazione.
[…] come è possibile che in una città democratica come Milano, che si gloria di una Medaglia d’oro per la Resistenza, una Commissione comunale decida una simile cosa e per di più: all’unanimità?
[…] Nessuno si è opposto, o ha protestato, al di fuori delle Associazioni di cui ho detto.
[…] So benissimo che moltissimi non saranno d’accordo con quella iscrizione […] Ma si tace, e tutto passa in una sorta di indifferenza generale.
[…] E ancora più grave è il non capire che così si è ragionato negli anni venti, quando nasceva il fascismo, così si è
ragionato nel ’46 […] Se oggi fioriscono gruppi neofascisti, se ancora siamo costretti a vedere i saluti romani e i simboli fascisti (e giustamente non li tolleriamo), è per questa disaffezione alla partecipazione questo modo di sottovalutare fatti che sembrano modesti,
ma in realtà hanno un significato di assai maggior peso di quanto si pensi.
Quando diciamo che questo Stato non è ancora diventato davvero antifascista, alludiamo a questi esempi, che sono tanti e che non sono più accettabili.
[…] Rivolgiamo una sollecitazione, forte, a coloro che cedono ai compromessi in nome dell’unanimità, a coloro che tacciono, a coloro che non si indignano: chiediamo partecipazione, fedeltà ai princìpi ed ai valori
ed infine rispetto per coloro che meritano davvero di essere ricordati e per i quali il doveroso ricordo non deve essere umiliato e svilito. Mentre il rispetto per ogni defunto come tale è, ovviamente, fuori discussione.»
L’ANED in una lettera indirizzata al Sindaco Pisapia «disapprova con vigore e convinzione la decisione del
Comune di Milano.
Franco Servello è stato un fascista durante il ventennio e in tutta la sua lunga vita politica postbellica
non ha mai rinnegato il fascismo. Accogliere nel Famedio Franco Servello suona offesa a Milano che - va evidentemente rammentato
al Consiglio comunale e ai suoi assessori - è città Medaglia d’Oro della Resistenza.
Nel Famedio sono ricordati, solo per far pochi esempi, resistenti, partigiani e deportati che hanno
combattuto la barbarie nazifascista […] Lìiscrizione in quel luogo del nome di Franco
Servello, che fu protagonista negativo anche degli anni della "strategia della tensione" contro le
istituzioni democratiche, costituirebbe una ferita indelebile alla sacralità del luogo e un oltraggio ai
milanesi illustri che vi sono registrati per essere proposti all’ammirazione di tutti.
[…] Caro Sindaco Pisapia, con questa decisione la sua Amministrazione ripropone nei fatti quella
inaccettabile l’equiparazione fra resistenti e fascisti che già fu tentata dalle Amministrazioni
precedenti. Ma la Storia ha condannato il nazismo e il fascismo […] Questa è la ’sostanza’ che
sembra essere sfuggita alla coscienza storica e politica di chi ha firmato
l’iscrizione di Franco Servello al Famedio.
L’ANED fa appello a lei e a tutte forze politiche democratiche e antifasciste presenti in Consiglio
comunale perché venga revocata una decisione che turba e indigna.»
Noi dell’ANPI Voghera ricordiamo un episodio che mette in relazione Franco Maria Servello con l’Oltrepo Pavese e la Resistenza.
Durante la campagna elettorale del 1972 nella piazza di Montù Beccaria (piccolo centro collinare dell’Oltrepo Pavese) l’allora esponente missino Franco Servello ebbe a che fare con una delle figure simbolo
della Lotta di Liberazione nel nostro territorio, Mamma Togni. La madre 70enne del partigiano Lorenzo Togni (caduto durante la battaglia di Varzi, ed a cui fu intitolata una brigata garibaldina),
impedì appunto a Servello di tenere un comizio, che, così come era avvenuto anche a Stradella e Casteggio, avrebbe preso di mira i partigiani, prendendogli a bastonate l’asta del microfono ed un ginocchio. Per questo fatto fu arrestata, rilasciata e nel 1976 processata (ed assolta).
Quell’avvenimento diventò prima una registrazione della testimonianza diretto di Giuseppina Modena Togni sull’accaduto. In seguito, dalla rielaborazione del racconto nacque un monologo, appunto "Mamma Togni", interpretato da Franca Rame.
Il testo fu poi inserito nello spettacolo "Guerra di popolo in Cile" ed in seguito in "Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente". Inoltre il monologo è presente nel libro di Dario Fo (a cura di Franca Rame) "Teatro".
(clicca sulle miniature per leggerne i contenuti)
Nella prima miniatura a sinistra è proposto il monologo di Franca Rame sulla vicenda di Mamma Togni che arriva a Montù Beccaria e prende a bastonate il sen. Servello.
Quella centrale è la pagina del giornale "l’Avvenire di Voghera" che da notizia della morte di Mamma Togni. L’articolo porta la firma di Enrico Marelli.
La miniatura di destra, infine, riproduce una lettera del 1976 in cui Luigi Muratore ("TONI"), capo di Stato Maggiore della Divisione Alliotta, si complimenta con Franca Rame per la sua presentazione-interpretazione del monologo in Piazza del Duomo a Milano.
La lettera e l’articolo sono tratti dal sito dell’Archivio Fo-Rame.