 
		 
 L’ANPI Voghera commenta
   L’ANPI Voghera commenta Abbiamo voluto dedicare questa pagina web alle prese di posizione, ad eventuali polemiche verso fatti ed
episodi accaduti in città o nella nostra provincia.
L’obbiettivo è quello di sollecitare dibattiti, evidenziare avvenimenti e notizie, comunicare la nostra posizione sulla vita 
sociale e culturale nazionale ed iriense.
- 27 Marzo 2010 -
 
 "La Verità ristabilita"
 Da diversi anni l’abitudine di denigrare apertamente tutto
Da diversi anni l’abitudine di denigrare apertamente tutto 
 quello che rientra sotto la voce “Resistenza” è diventato
 un esercizio utile e  redditizio. Attraverso libri, filmati,
 
articoli è un fiorire di  attività da parte di numerosi epigoni 
dell’alfiere Giampaolo Pansa, già autore  di intelligenti
 testi sulla guerra di Liberazione, prima di essere
 folgorato  dall’ideologia “revisionista”. 
  Il ritratto che ne fa lo storico Angelo del Boca,  nella
 prefazione al volume “La storia negata” (Neri Pozza
 editore 2009) non ha  bisogno di ulteriori aggiunte:
«…visto lo straordinario successo di vendita de “Il
  sangue dei vinti”, ogni anno sforna un nuovo 
volume, più o meno con gli stessi  ingredienti, la
 stucchevole forma narrativa, le stesse storie che
 grondano  sangue, con un crescendo di insulti per chi
 lo critica e lo rimprovera. Poco a  poco Pansa si 
convince che la sua è un’autentica, benedetta
 missione, e quando Rizzoli gli chiede di scrivere
 un’autobiografia accetta senza indugi e la  intitola “Il 
revisionista”. (…) Ma questo Pansa, che oggi si vanta
 di  revisionare la storia a suo piacimento, per darla in
 pasto ai nostalgici del  fascio e di Salò, è lo stesso
 Pansa che mi sedeva dinanzi, nel mio studio in via
 Fava, al Giorno, e visibilmente si emozionava
 nell’ascoltare storie sulla  guerra di liberazione? 
E’ proprio lui? Conservo qualche dubbio.». 
In Italia - dove solo un anno fa in Parlamento è stata
  presentata (e poi ritirata) una proposta di legge
 sull’istituzione di un  “Ordine del tricolore” che voleva 
premiare insieme partigiani e deportati con  brigatisti neri e militi di Salò – è in atto 
un costante e deliberato ribaltamento  di quello che sono stati il fascismo, le complicità della 
monarchia sabauda,  gli orrori della guerra, il periodo repubblichino, ecc…
L’ultima  uscita riguarda la morte di Franco Anselmi, il partigiano “Marco” - Medaglia d’Argento
 al Valor Militare, Comandante  di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi “Gramsci” guidata 
da Luchino dal  Verme - caduto durante  la liberazione di  Casteggio nella  giornata del 26 aprile, 
ad un passo dalla fine della guerra. 
  In un  libro fresco di stampa (anche in questo occasione la casa editrice è chiaramente di destra) 
si afferma la tesi ad effetto della presunta uccisione da parte di partigiani comunisti
 dell’azionista Anselmi. 
A questo punto parte  il meccanismo mediatico, con notizia che rimbalza sul quotidiano locale, 
molto  ospitale verso il presunto ”scoop”, con interviste e lettere.
 Non  ci sono testimonianze dirette o documenti, solo voci, ipotesi, improvvise rivelazioni  fatte
 anni fa da "Tizio" al noto scrittore "Caio", ecc…
  A questo gioco si sottrae però una figura che dovrebbe  indurre tutti gli attori di questa
 "commedia" a ritirarsi: Luchino dal  Verme, il  comandante  “Maino” della Resistenza 
nell’Oltrepo pavese ha preso carta e penna  e certificato che le illazioni sulla morte di Anselmi non sono vere.
Noi non vogliamo aggiungere altro. Ci bastano le sue parole  e la sua indignazione.
Testimonianza scritta di Luchino Dal Verme (in formato pdf 43 kb)
Testo vergato a mano dal comandante Maino (in formato pdf 46 kb)
Inoltre vi proponiamo il testo dell’intervista, datata 02 Luglio 1999, di Angelo Cassinera a 
Rolando Guastoni ("Sipe"), partigiano,
presente al ferimento a morte di Franco Anselmi.
Intervista a Rolando Guastoni (in formato pdf 243 kb)
Una cosa sola vogliamo aggiungere, perché ci deve essere un  limite a tutto.
  L’autore del libro, in una intervista comparsa sulla  Provincia Pavese del 28/02/10 tra le tante
 cose afferma che «…quella delle  buche, del resto, è una panzana…».
  Si riferisce, con tono arrogante e liquidatorio, alla  strategia messa in atto da diverse formazioni
 
partigiane nel corso del  durissimo rastrellamento invernale iniziato nel novembre 1944, 
che sconvolse il  nostro Oltrepo pavese (con distruzione e saccheggi di numerosi paesi e
  frazioni  e violente rappresaglie contro  la popolazione civile ed in modo particolare contro le
 donne) per salvare  uomini e reparti dalla feroce caccia all’uomo scatenata dai nazifascisti.
  Una scelta drammatica, ampiamente documentata da testimonianze  e pubblicazioni, alcune
 delle quali ricordiamo di seguito.