L’ECCIDIO DI BIAGASCO avviene nel corso del feroce rastrellamento invernale ‘44/’45 che colpisce in modo furioso le zone dell’Oltrepo pavese (dal 24 novembre) e la Val Borbera - Val Curone (dal 14 dicembre).
Non ci sono confini provinciali: identico è l’urto dello schieramento tedesco - con la famigerata div. Turkestan che si macchia dei delitti più infami contro la popolazione inerme e contro le donne in particolare - e delle varie formazioni fasciste che obbligano le brigate partigiane a ripiegare, per sottrarsi alla distruzione risalendo le zone
montane o cercando rifugio in zone più a valle, usando la strategia delle “buche” (comune in tante testimonianze partigiane pavesi e alessandrine) allestite nel terreno o nei pressi di stalle, concimaie, cascine.
E’ una fase tremenda che diventa “caccia all’uomo”, nei confronti dei singoli e dei piccoli gruppi partigiani che si sfiancano marciando nella neve per sganciarsi dalla tenaglia dei rastrellatori.
Nella notte tra il 30 e 31 gennaio 1945, circa 60 uomini della GNR di Voghera e della famigerata Sicherheit, (guidati dai rispettivi comandanti Antonio Bruschi e Felice Fiorentini,
con l’aiutante Pier Alberto Pastorelli ed il maresciallo delle Waffen SS Alfons Amend, attivo nella Sicherheit), a seguito di una delazione, circondano Pozzol Groppo e sorprendono nelle
scuole del paese il comando della Brigata “Cornaggia”, rientrata dalla Val Borbera
ALBERTO ERMES PIUMATI “STAFFORA” (30 anni, comandante della Brigata), CARLO COVINI “OSCAR” (39 anni, vecchio oppositore del regime, commissario della Brigata),
LUCIO MARTINELLI “LUCIO” (24 anni, studente in medicina, vice commissario e responsabile del PCI per la Divisione “Aliotta”),
ANNA MARIA MASCHERINI “ANNA” (21 anni, infermiera e staffetta), FULVIO SALA (21 anni, operaio, partigiano),
GIOVANNI TORLASCO (24 anni, contadino, partigiano) sono brutalmente fucilati nella piazzetta antistante l’edificio.
Un eccidio - “il più grave” secondo lo stesso Pastorelli nella memoria difensiva consegnata alla Corte d’Assise Straordinaria di Voghera che lo condannerà a morte (sarà giustiziato come Bruschi e Fiorentini, mentre Amend resta ucciso in una azione degli uomini della “Casotti” a Genestrello il 14 febbraio) – che evidenzia la ferocia con la quale la Sicherheit si accanisce contro civili e partigiani.
All’interno del Sacrario è ricordato anche il partigiano Adolfo Pienovi (21 anni, nato e residente a Genova) caduto l’8 marzo 1945 a San Desiderio.
"NON INVANO, COMPAGNI
IL ROSSO GRIDO DELLA VOSTRA MORTE
ANCORA
LACERA I CIELI SU QUESTE VALLI
E PRESTA LA PAROLA
DELLE SPERANZE
DELLE CERTEZZE
ALLA VOCE DEI NOSTRI GIORNI DELUSI.
OLTRE L’INGIURIOSA OFFESA.
UN ISTANTE PER LA STORIA.
POCHI PER TUTTI:
NON INVANO, FRATELLI"
Epigrafe di Giuseppe Calandra posta all’interno del Sacrario.