Menu:

galleria fotografica

GALLERIA
FOTOGRAFICA


       


   Vent’anni fa ci lasciava FRANCO FORTINI


«Ricominciai a credere che anche un uomo come me. con tutte le sue fisime e con tutte le sue idee, e con la sua incertezza e la vita informe e l’inettitudine a vedere il reale, ebbene, avesse diritto di stare in mezzo agli uomini di azione. Non dovevo considerarmi un essere inutile. Anche le mie parole potevano contare qualcosa»
da "Sere in Valdossola" (Mondadori, 1963)

 


Nato a Firenze nel 1917, Franco Fortini
(ndr: pseudonimo di Franco Lattes) ha vissuto in quella città gli anni giovanili, entrando in contatto sia con i protagonisti della stagione dell’Ermetismo, sia con gli intellettuali che prima della guerra hanno fatto la storia della cultura italiana, da Montale a Noventa e Vittorini. Dopo aver partecipato alla Resistenza in Valdossola diventa redattore del "Politecnico", dal 1948 al 1953 lavora alla Olivetti, per la quale continua a collaborare come copywriter fino agli anni ’60; scrive per riviste e quotidiani, tra cui "Officina", "Quaderni rossi", "il manifesto" e il "Corriere della Sera". Nel 1985 gli è stato conferito il Premio Montale-Guggenheim per la poesia. È morto a Milano nel novembre ’94. La produzione di Fortini comprende la saggistica, la poesia, la narrativa, sceneggiature, traduzioni in versi ed in prosa dal francese e dal tedesco.
Tra i suoi titoli principali, per la poesia: Foglio di via, Poesia e errore, Composita solvantur. Per la narrativa e la diaristica: Asia Maggiore, I cani del Sinai; per la saggistica, Dieci inverni, Verifica dei poteri, L’ospite ingrato, Extrema ratio. Ha tradotto Flaubert, Eluard, Doblin, Gide, Brecht, Proust, Goethe, Einstein, Queneau, Kafka.

(dal sito "http://www.quodlibet.it")

GLI OSPITI


I presupposti da cui moviamo non sono arbitrari.
La sola cosa che importa è
il movimento reale che abolisce
lo stato di cose presente.

Tutto è diventato gravemente oscuro.
Nulla che prima non sia perduto ci serve.
La verità cade fuori dalla coscienza.
Non sapremo se avremo avuto ragione.
Ma guarda come già stendono le loro stuoie
attraverso la tua stanza.
Come distribuiscono le loro masserizie,
come spartiscono il loro bene, come
fra poco mangeranno la nostra verità! Di noi spiriti curiosi in ascolto
prima del sonno parleranno.


da "Versi a un destinatario" - "Versi scelti (1939-1989)" (Einaudi, Gli struzzi, 1990)


Foglio di via
«Dunque nulla di nuovo da questa altezza
Dove ancora un poco senza guardare si parla
E nei capelli il vento cala la sera.

Dunque nessun cammino per discendere
Se non questo del nord dove il sole non tocca
E sono d’acqua i rami degli alberi.

Dunque fra poco senza parole la bocca.
E questa sera saremo in fondo alla valle
Dove le feste han spento tutte le lampade.

Dove una folla tace e gli amici non riconoscono.»


(da "Una volta per sempre, poesie 1938-1973")