La costituzione dei GAP viene avviata alla fine del settembre 1943 dal Comando delle
Brigate Garibaldi nell’intento di “agire subito”.
La struttura del GAP è conseguente agli scopi – attacchi a reparti e sedi nemiche, installazioni,
impianti, reti di comunicazione, uccisione di ufficiali tedeschi, della RSI, dirigenti del PFR
e dell’apparato pubblico, spie e delatori riconosciuti – con un nucleo ristretto (non più di
quattro componenti, compresi comandante e vice) collegato al livello superiore attraverso
i “recapiti”.
Tre GAP diventano un distaccamento, guidato
da comandante e commissario (quest’ultimo
responsabile del controllo sulla vita privata e sul
morale dei componenti) entrambi tenuti a
partecipare alle azioni più rilevanti.
Nelle grandi città italiane, tra l’autunno ’43 e la
successiva primavera, i GAP non superano mai
la cinquantina di appartenenti per zona,
riducendosi a poche unità per lunghi periodi,
dopo operazioni repressive di particolare
distruzione ad opera dei nazifascisti.
«…ritenere che la lotta condotta in città (…)
richiedesse dei personaggi avventurosi, delle
“teste calde” (…) non è vero…Naturalmente
l’uniforme morale del gappista non si
addiceva a tutte le taglie: parecchi operai,
intellettuali, studenti, incapaci di reggere alla
tensione, con i nervi a pezzi (…) dovevano
essere allontanati dai GAP e inviati alle
formazioni di montagna»
(testo manoscritto di Giovanni Pesce, citato dalla
voce “Gruppi d’Azione Patriottica”, pag. 210,
del Dizionario della Resistenza italiana – Luoghi,
formazioni, protagonisti vol. II – Einaudi 2001)
Alla primavera del 1944, i combattenti che hanno costituito dei GAP son caduti quasi tutti,
uno dietro l’altro: Dario Cagno e Ateo Garemi (Torino),
Alessandro Bianconcini (Bologna),
Pino Budicin (Trieste),
Giuseppe Bravin (Torino),
Giacomo Buranello (Genova),
Elio Chianesi (Firenze),
Dante di Nanni (Torino),
Bruno Fanciullacci (Firenze),
Giorgio Labò
e Vittorio Mallozzi (Roma),
Gianfranco Mattei (Roma),
Massimo Meliconi (Bologna),
Egisto Rubini (Milano),
Alessandro Sinigaglia (Firenze).
Questi nomi sono solo una parte dei caduti. Nonostante le perdite subite, nelle piccole e grandi
città del centro–nord i GAP mantengono ed estendono la loro iniziativa.
L’autunno – inverno 1944/45
segna invece il periodo della
massima difficoltà per
l‘"azione gappista".
L’impostazione dei GAP
comunisti verrà adottata
anche dal Partito Socialista e
dal Partito d’Azione, anche se
la limitatezza
dell’arruolamento nei GAP
e la tipologia delle loro azioni,
troverà spesso posizioni
diverse nell’ambito degli
organi dirigenti, composti da diverse forze politiche, del movimento di liberazione (la non
adesione della rappresentanza della Democrazia Cristiana, ad eccezione di Genova, e del Partito
Liberale) anche di fronte ad episodi di particolare rilievo, quale l’attacco al reparto SS in
via Rasella a Roma o l’uccisione di Giovanni Gentile a Firenze.
Contro il potere nazifascista che si manifesta nel paese con la ferocia delle rappresaglie
indiscriminate, delle deportazioni e dello sterminio, delle stragi di civili, la lotta dei "gappisti"
si esprime attraverso atti di guerra (molto chiara la sentenza della Prima sezione penale
della Corte di Cassazione che il 23 febbraio 1999 definisce l’attentato di via Rasella
un legittimo atto di guerra né perseguibile né archiviabile per amnistia).
I "gappisti" sono vecchi militanti di cento battaglie antifasciste, indomiti nonostante le sconfitte
patite dal 1921 al 1943, oppure giovani che, dopo essere stati vittime del fascismo,
comprendendone l’inganno e la rovina, più di altri vogliono il riscatto (esemplare la figura di
Dante di Nanni). Ci sembra doveroso, a questo punto, segnalare altre due importanti figure che
presero parte all’"avventura gappista": il lomellino
Luigi Campegi ed il "leggendario"
Giovanni Pesce (Comandante "Visone").
I "gappisti" si muovono sul filo di una lama che non consente recupero di errori
o disattenzioni o anche di debolezze. Se si vuole comprendere la loro lotta e chi sono veramente
occorre accantonare la rappresentazione convenzionale della Resistenza, per misurarne la
dimensione tragica, di cui anche il GAP è protagonista di fondamentale rilievo.
(estratti dalla voce “Gruppi d’Azione Patriottica”, pagg. 209 - 213, del Dizionario della Resistenza
italiana – Luoghi, formazioni, protagonisti vol. II – Einaudi 2001)