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   Un Fumetto per non dimenticare

In concomitanza con il quarantesimo
anniversario della strage alla Banca Nazionale
dell’Agricoltura
, è stato pubblicato un libro a
Fumetti, che rievoca quei tragici avvenimenti
del 1969. L’insolita iniziativa, quella di una
storia disegnata per "raccontare" l’inizio di
quella che sarà poi definita la "strategia della
tensione"
, è stata concepita da Francesco
Barilli
e Matteo Fenoglio.
Edito dal Becco Giallo, il volume, che si intitola
semplicemente Piazza Fontana, tenta di tenere
viva una memoria collettiva su una delle
pagine oscure della nostra Repubblica avendo,
inoltre, lo scopo ambizioso di cercare
il coinvolgimento anche delle nuove generazioni.
I disegni puliti ed essenziali di Matteo Fenoglio,
si sposano alla perfezione con il racconto
intessuto da Francesco Barilli, complesso,
come la vicenda reclama, e mai banale.
Il libro, composto da sette capitoli, con una
dettagliata sezione in cui trovano posto
documenti, cronologia ragionata, indicazioni per
approfondimenti, oltre alla prefazione di Aldo Giannuli, si avvale di un intervento di Federico
Sinicato
(avvocato di parte civile per i familiari delle vittime della strage), ed un’intervista con
Fortunato Zinni (ex funzionario della Banca Nazionale dell’Agricoltura, scampato alla strage),
Francesca e Paolo Dendena e Carlo Arnoldi, (figli di Pietro Dendena e Giovanni Arnoldi,
morti nella strage).

 

«Quella strage, quelle
trame antidemocratiche,
imposero alla democrazia
italiana una prova da
superare: saper guardare
dentro a se stessa e guarire
dal suo male o accettare di
conviverci e farsene
consumare. Quella prova la
democrazia italiana non ha
saputo superarla: c’è un
debito di verità e giustizia
da assolvere, ma la
Repubblica non è mai
riuscita a saldarlo.»


dalla prefazione di Aldo Giannuli

 

   Una ferita ancora aperta

Per concludere questa breve testimonianza, in occasione del quarantennale della strage di
Piazza Fontana
, vi invitiamo alla lettura dell’amaro, ma nel contempo, stoico commento di
Fortunato Zinni, apparso sulla quarta di copertina del suo libro "Piazza Fontana nessuno
è Stato"
, edito nel 2007 per i tipi di Maingraf.


«Qualcuno ha detto che con la strage di Piazza
Fontana abbiamo perso l’innocenza.
Per uno che al momento dello scoppio di quella
maledetta bomba era semplicemente un giovene
impiegato di banca fra i tanti, non è stato facile.
In tutti questi anni di infinita ingiustizia, non è mai
venuta meno la volontà di continuare a lottare.
Non mi sono mai arreso, anche quando la giustizia,
come una novella Penelope, ha continuato fino ai
giorni nostri a tessere le sue trame, disfacendo nel
tribunale di una città la sentenza emessa dal
tribunale della città precedente fino a chiedere,
alla fine, ai familiari delle vittime il pagamento
delle spese processuali, chiudendo così, con un
ultimo sfregio, il processo più lungo e
contraddittorio della storia giudiziaria italiana.
È la "giustizia bellezza", è stato il commento delle
solite vestali. Sarà pure così. Ma siamo di fronte
all’atto conclusivo di una ingiusta giustizia.
E mi ossimoro è stato più calzante.
Il mio impegno a cercare la verità continua con
questo libro.
Da qualche parte la verità c’è. Basta cercarla.
Lo devo a quei morti, tutti conoscenti e amici, lo
devo a quella gente accorsa sul sagrato del Duomo
il 15 dicembre 1969 per sbarrare il passo a chi
voleva ricacciare indietro il paese.
Porterò sempre con me il ricordo incancellabile di quegli sguardi e di quell’urlo
indimenticabile.
Tanto più assordante perché … muto.»

 

Fortunato Zinni



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