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 1960: Magliette a strisce in difesa della Costituzione


A 60 anni dai "fatti di Reggio Emilia, ricordiamo quei lontani avvenimenti che hanno ancora molto da insegnare per codificare e leggere i giorni presenti.

 


Nel 1960, dopo le dimissioni di Antonio Segni, il Presidente della Repubblica Gronchi affida al democristiano Ferdinando Tambroni l'incarico di formare un nuovo governo. L'8 aprile il governo monocolore Tambroni ottiene la fiducia alla Camera per pochissimi voti. Determinanti quelli del Movimento Sociale Italiano (MSI). Nonostante le dimissioni di tre ministri DC a fine aprile, Tambroni ottiene la fiducia anche al Senato.
Il Movimento Sociale Italiano indica Genova quale sede per il suo 6º Congresso nazionale, il 30 giugno 1960.
La città, medaglia d'oro della Resistenza, insorge.
Due grandi cortei (il 25 ed il 28 giugno, quest'ultimo concluso con un comizio di Sandro Pertini), anticipano lo sciopero generale del 30 giugno, indetto dalla Camera del Lavoro cittadina.
Migliaia di cittadini, in massima parte di giovane età (i cosiddetti "ragazzi dalle magliette a strisce") si riversano per le strade della città. Alla testa della manifestazione gli operai metalmeccanici e i portuali, i famosi "camalli".
Ad aprire il corteo ci sono i comandanti partigiani.
Davanti al tentativo di sciogliere la manifestazione, esplode la rabbia popolare che vede durissimi scontri con le forze dell'ordine, fino all'annullamento del congresso fascista.

Morti di Reggio Emilia…
Il 7 luglio la CGIL reggiana proclama lo sciopero cittadino. Un gruppo di circa 300 operai delle Officine Meccaniche Reggiane decide di raccogliersi davanti al monumento ai Caduti, cantando canzoni di protesta: una violenta carica investe la manifestazione pacifica.
Le forze dell'ordine sparano e uccidono Afro Tondelli (operaio di 35 anni, partigiano della 76a Sap, segretario locale Anpi), Lauro Farioli (22 anni), Marino Serri (41 anni, partigiano della 76a brigata), Ovidio Franchi (19 anni), Emilio Reverberi (39 anni, licenziato perché comunista nel 1951 dalle Officine Meccaniche Reggiane, partigiano nella 144a Brigata della Val d'Enza).
Il 5 luglio la polizia spara a Licata e uccide Vincenzo Napoli, (25 anni). A Palermo la polizia uccide Francesco Vella (42 anni) Giuseppe Malleo (16 anni), Andrea Gangitano, (18 anni) e Rosa La Barbera (53 anni). A Catania muore Salvatore Novembre (19 anni).
Ma il governo è ormai nell'angolo: il 16 luglio la Confindustria firma con i sindacati l'accordo sulla parità salariale tra uomini e donne, il 18 viene pubblicato un documento sottoscritto da 61 intellettuali cattolici che intima ai dirigenti democristiani di non fare alleanze con i neofascisti.
Il 19 luglio Tambroni si reca dal presidente Gronchi e presenta le sue dimissioni.

«E allora – erano le quattro di notte – io partii in macchina con il gonfalone di Torino e una colonna di autocarri pieni di partigiani. "Vengo con le forze del Piemonte", dissi e poi obbligai Cuneo e le altre città a portare il gonfalone e telefonai a Parri: "Senti Parri tu devi andare a Genova e dire l'Italia morale è qui". "Antonicelli ma io sto partendo per Milano". "Tu non parti per Milano, tu vai a Genova". E andò a Genova. E fu una grande vittoria. Era cominciata la nuova Resistenza»
(Franco Antonicelli – "La pratica della libertà" di C. Stajano)

A Voghera il 15º anniversario della Liberazione vede la presenza del vice segretario nazionale ANPI, il colonnello Salvatore Donno che polemizza con "l'attuale situazione politica ed il tentativo di ritorno sulla nostra scena politica dei fascisti".
Il 24 aprile nel corso di una manifestazione provinciale presso l'Università di Pavia – alla presenza di tutti i più noti esponenti partigiani da Cesare Pozzi (Fusco) a Domenico Mezzadra (Americano), da Italo Pietra (Edoardo) a Giovanni Antoninetti (capitano Giovanni) – viene approvato per acclamazione un ordine del giorno proposto dal prof. Barbarini, ex segretario provinciale della DC, ed esponente cattolico della Resistenza, nel quale si esprime "unanime condanna (per) il possibile formarsi di un governo che parli in nome della democrazia, accettando come determinanti alla sua formazione, alla sua vita, i voti di un partito , il MSI, che è il partito continuatore del fascismo che la Resistenza ha combattuto e vinto proprio per l'affermarsi della vita libera e democratica del popolo italiano".

Lunedì 27 giugno presso la sala consigliare della Provincia il convegno della Resistenza pavese con partigiani, rappresentanti politici e sindacali, intellettuali, promuove una giornata dell'antifascismo pavese e costituisce il Consiglio Federativo provinciale della Resistenza.
Sabato 2 luglio presso il Comune incontro di rappresentanti politici, sindacali e associazioni partigiane che esprimono solidarietà alle manifestazioni di Genova e aderiscono alla richiesta di scioglimento del MSI.
Venerdì 8 luglio sciopero cittadino indetto dalla CGIL che coinvolge le diverse realtà produttive – Officina FS, Bustese, Merli, Ligure Lombarda, Comune, ONP – con alte adesioni. La giornata si conclude con un comizio in piazzetta Battisti dove intervengono il Sindaco Dagradi, esponenti di ANPI, ANPPIA, Camera del Lavoro.



(Altre immagini, notizie ed approfondimenti su questo argomento si possono visionare nello "Speciale" Quell’estate del ’60. Dai ragazzi dalle magliette a righe, ai morti di Reggio Emilia realizzato dalla sezione dell'ANPI Voghera in occasione del 50º anniversario di quegli avvenimenti)