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    L’8 settembre 1943

La caserma di Cavalleria,
a partire dal 1933, diventa sede
del reggimento Cavalleggeri Monferrato, comandato dal colonnello Luigi Lanzuolo.
L’intero reggimento guidato dal suo comandante, agli inizi del 1943,
è trasferito sul fronte di guerra albanese dove, a seguito
dell’armistizio dell’8 settembre, si trova coinvolto in duri scontri
con le truppe tedesche, rifiutandosi di consegnare le armi.
Nella località di Berat, il colonnello Lanzuolo si oppone ai nazisti, finendo fucilato dopo la resa del reparto che aveva guidato.
Verrà insignito della Medaglia d’oro al valor militare.
A Voghera rimane il deposito del reggimento che, anche se messo
in allerta dal Comando Zona di Alessandria nei giorni
precedenti l’8 settembre, viene travolto dall’occupazione tedesca
della città, effettuata in modo fulmineo.

Il 9 settembre, i manifesti affissi dal commissario prefettizio
Pintor Mameli informano che “le truppe Germaniche hanno assunto
il Comando Militare della città. Invito la popolazione ad essere
disciplinata ed attendere calma alle proprie normali occupazioni.
Tutti gli Uffici, esercizi pubblici e negozi devono continuare
la loro attività. Sono vietati gli assembramenti e la circolazione
deve avvenire regolarmente”.


I soldati sono bloccati dai militari tedeschi nella caserma,
che si trasforma in una grande prigione dalla quale
alcuni tenteranno la fuga.
Il primo tentativo avviene il 9 settembre: un gruppo di soldati
corre disperatamente lungo via Pietracqua per raggiungere
corso 27 marzo ma sono inseguiti e raggiunti dai tedeschi.
Gino Tarabella, giovane scalpellino carrarese di ventitrè anni,
sposato e richiamato alle armi da poche settimane, viene colpito
a morte e morirà dopo pochi giorni di agonia.
Altri tentativi, più o meno improvvisati,
seguiranno nei giorni successivi.
Nell’arco di una decina di giorni l’insieme dei militari ( soldati,
sottufficiali e ufficiali ) viene deportato in Germania,
nei campi di prigionia.