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   Rastrellamento pianura ed eccidio
   di Cascina Bella 19 Gennaio 1945


Il rastrellamento invernale ‘44/’45 rappresenta la fase più difficile e drammatica per il movimento partigiano dell’Oltrepo e delle regioni vicine, investite dall’offensiva nazifascista.

In particolare si scatena la violenta repressione delle forze fasciste, tra le quali spicca per ferocia ed accanimento il ruolo della "Sicherheit" del colonnello Felice Fiorentini, responsabile di una lunga serie di uccisioni e violenze.

Il mese di gennaio è particolarmente tragico; il a Montecalvo vengono uccisi i partigiani Mario Martini, Carlo Carini, Ennio Chiesa, Andrea Fusi e distrutte alcune cascine; il 2 a Verretto cadono Ermanno Gabetta "Sandri", Ferruccio Luini, Giovanni Mussini, Pietro Rota; il 3 a Montebello viene ucciso Pietro Rinaldi; il 4 vengono fucilati a Mornico Giuseppe Bevilacqua, Alessandro Conte e Cleto Madama; l’8 a San Damiano viene fucilato Giuseppe Molinelli; il 13 a Pinarolo Po viene arrestato Desiderio Bosio che sarà ucciso nei pressi di Castelletto; il 14 a Valverde cade Domenico Agostino; il 15 tra Voghera e Genestrello la "Sicherheit" fucila i partigiani Giancarlo Rivaroli ed Ersilio Miracca, dopo averli prelevati dal Castello di Voghera; il 27 viene fucilato Mario Milanesi

clicca qui per ingrandire l’immagine E’ in questo quadro, di vera e propria “caccia all’uomo”, che il 19 gennaio un gruppo di militi della "Sicherheit", mentre sta effettuando un controllo nella zona tra Rea ed il ponte di Mezzana, alla ricerca di partigiani scesi dalla zona collinare per sfuggire al rastrellamento, si imbatte in un rifugio allestito nella scarna vegetazione. In una “buca”, in località Cascina bella, riescono a rintracciare i seguenti partigiani della Brigata "Crespi" (Divisione "Aliotta"):
Natale Del Favero (Beghi) (19 anni) operaio (immagine 1), Pierino Landini (25 anni) operaio (immagine 2), Giuseppe Marabelli (22 anni) falegname (immagine 3), Erminio (48 anni) e Bordino (Gallo) (20 anni) Milanesi, padre e figlio entrambi artigiani (immagini 4 e 5).

I fascisti, una volta aperta la botola di ingresso al rifugio, intimano ai cinque partigiani di uscire. Arrivati all’esterno però sono abbattuti senza pietà da due militi della "Sicherheit": Arturo Baccanini (giudicato e condannato dalla Corte d’Assise Straordinaria di Voghera e fucilato il 28 marzo) e Ivo Vatteroni (ucciso negli scontri per la liberazione di Stradella il 26 aprile ’45).

I corpi restano per l’intera giornata sulla neve, perché i fascisti impediscono il recupero delle salme, che avverrà a tarda notte. I funerali, alla presenza di pochi abitanti, si svolgeranno in un clima di paura.
Solo dopo la Liberazione i funerali dei caduti saranno celebrati in modo ufficiale.

 

Caduti per la Libertà
«Li portarono a casa in un letto di poca paglia su ruvidi carretti incrostati di terra di campo: il lenzuolo che li copriva chiazzato di rosso; passarono nelle strade deserte tra il pianto di occhi nascosti; li accompagnavano il freddo, la beve, il cielo livido della tragedia
. Così morivano in quel gennaio 1945 i Partigiani d’Italia. Alla sera le donne recitarono il rosario; furtive, da cortili e sentieri interni, riempirono la stanza con lo scialle del lutto sul capo; tra tremuli candele il corpo giovane trafitto da cento lance; le sacre parole delle Litanie intrise erano di dolore, di pietà, di speranza; le voci si spegnevano ad ogni cigolare dell’uscio che si apriva. Così morivano in quel gennaio 1945 i Partigiani d’Italia.
Un frettoloso trasporto al Camposanto; poche, dolenti, curve figure dietro la povera bara del "ribelle"; crocchiare di passi sulla neve, lo sbuffo del vapore dalle froge dell’insensibile cavallo; ma mille sguardi e mille cuori accompagnavano il funerale del patriota caduto.
Sulle bianche montagne, nel fischio dei venti e nell’urlare delle bufere, i compagni costruivano la vittoria, venne il tiepido aprile; arrivarono nella pianura, tra ali festanti di folla gli attesi camion carichi di giovani armati; e tutti i fiori furono per voi, caduti per la libertà»

Carlo Pisani

 


«Dopo il duro e terribile rastrellamento che ebbe seguito in tutto l’Oltrepo Pavese nel Novembre 1944, dai Comandanti delle formazioni partigiane vennero dati ordini perentori: "Nascondete le armi… non muovetevi… non comprmettetevi…".
Allora noi partigiani tornammo, parte alle attività abituali, parte a nascondersi nei più disparati posti; alcuni invece pensarono di costruire un ’fortilizio’ e fu così che un gruppo di partigiani tra i quali il sottoscritto decise di scavare ’una buca’ nel bosco di Casscina Bella proprio nei pressi del Po»

(Primo Milanesi - Inglese)

 

 

In questo documento (in formato pdf), redatto dalla sezione ANPI di Bressana Bottarone, è possibile leggere alcuni stralci riguardanti l’eccidio di Cascina Bella ripresi dai testi L’altra guerra - Giulio Guderzo (ed. Il Mulino 2002), ed La resistenza scolpita nella pietra - Ugo Scagni (ed. Guradamagna 2003).

 

   Proposte bibliografiche