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   San Damiano al Colle: le rappresaglie
   del 16 - 21 luglio 1944


San Damiano conosce dagli anni ’20 la violenza del fascismo. Il 21 aprile 1921 gli squadristi incendiano la sede del circolo socialista e uccidono il bracciante comunista Domenico Luigi Pastorelli (nel processo che seguirà verranno assolti). Il mese successivo, durante le elezioni politiche, bruciano la sede della Lega contadina.
Nel febbraio 1922 i fascisti sparano ancora ferendo il giovane Antonio Vanzini; nelle elezioni dell’aprile 1924 (con la "legge Acerbo" che consente a Mussolini il controllo sulla Camera dei deputati) gli elettori antifascisti vengono minacciati e intimiditi. Nonostante le violenze il piccolo centro conserva una presenza di opposizione al regime che, dopo l’8 settembre, organizza, per opera di Alfonso Valizia (tenace antifascista nel corso del ventennio) e Rino Riccardi un primo nucleo che, come in altri comuni vicini, confluirà nella banda promossa da “Fusco” (Cesare Pozzi) che diventerà brigata e poi Divisione “Matteotti”.

Va ricordato che, su dati ricavati da una specifica ricerca, San Damiano non vede nessun giovane delle classi 1923/1926 arruolato nelle file della RSI, nonostante i bandi.

Le rappresaglie del 16 - 21 luglio 1944

Il 12 luglio 1944 un colpo di mano vede alcuni partigiani requisire armi e denaro dall’ufficio postale e dal Comune di San Damiano. La riuscita dell’iniziativa spinge altri partigiani a ripetere l’azione a Rovescala, il 16, con l’intento di disarmare i fascisti presenti. Il segretario fascista Nicola Pinto, prima di essere catturato, reagisce e uccide il giovane Alessandro Rossi e ferisce Gaetano Motti ed Edmeo Carrà (che morirà all’ospedale di Bobbio).
La brigata nera di Stradella, informata dell’accaduto, organizza una spedizione punitiva – con modalità, come le successive ed a distanza di anni, tipiche del primo squadrismo, con una dose di violenza ancora più elevata – che colpisce Rovescala. Arrivati nei pressi del paese, lo circondano, sparando e terrorizzando la popolazione: Quintina Agnes (nuora del vecchio antifascista Carlo Valle) viene colpita alla schiena (morirà dopo quattro giorni) e la sua casa devastata.

Il reparto fascista, che vede la presenza di alcuni tedeschi, prosegue la sua marcia ed in frazione Boffalora incontra cinque partigiani: lo scontro a fuoco vede cadere Luigi Fugazza, Maggiore Fugazza, Dante Brandolini, mentre Antonio Fugazza e Pietro Crescimbini riescono a sfuggire. Proseguendo verso San Damiano i fascisti uccidono Mario Fugazza e Alfieri Vercesi, incendiando anche la sala del cinematografo.

La rappresaglia non si ferma. Il 21 luglio in frazione Scazzolino, il partigiano Alessandro Francescotti è sorpreso nella propria abitazione, data alle fiamme, e fucilato alla presenza dei genitori. Viene ucciso anche l’agricoltore Felice Dellafiore e bruciata l’abitazione di Giuseppe Varesi. Nell’attività di rastrellamento si distingue il fascista Giuseppe Vercesi (Gipei) che verrà eliminato da “Fusco”, con una spericolata azione a Stradella, nel febbraio 1945.

I drammatici avvenimenti di luglio vedranno un seguito nei mesi successivi, quando ormai la lotta partigiana si è estesa all’intero Oltrepo. L’8 gennaio 1945, nel pieno del tragico rastrellamento invernale, la "Sicherheit" sorprende in casa il partigiano matteottino Giuseppe Molinelli e lo uccide. Sempre la "Sicherheit" con una puntata del 27 marzo a San Damiano arresta e fucila il sarto Ferdinando Losio. Nel mese di aprile le ultime violenze: il 6 la Sicherheit ferisce mortalmente il partigiano Ettore Minotti, in località Bracco ed il 13 uccide il giovane renitente alla leva Ennio Brega, a Villa Marone.

Ma ormai la Liberazione è alle porte ed il 26 aprile a San Damiano si insedia il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) a testimoniare il grande contributo alla lotta per la libertà.

 

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