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   A 70 anni da…quell’Agosto del 1946

20 Agosto 2016


Agosto 1946 - Agosto 2016 "un ricordo"

Il 1946 non è solo l’anno del voto alle donne, della vittoria repubblicana al referendum con l’elezione dell’assemblea costituente il 2 giugno. A distanza di due mesi, in un paese ancora segnato dalle distruzioni belliche e che vive una grave crisi economica, in diverse regioni del Nord centinaia di partigiani promuovono una clamorosa protesta tornando su colline e montagne che li avevano visti combattere per la liberazione.
Molteplici le motivazioni che spingono tanti giovani ad una scelta così dirompente (dall’amnistia Togliatti, promossa dall’allora Ministro della giustizia ed applicata dalla magistratura in modo selettivo contro i resistenti e con larga discrezionalità verso criminali fascisti, alle grandi difficoltà a trovare lavoro, con una situazione che non sembra rispondere alle speranze di cambiamento e trasformazione tanto attese…) che vede anche nella nostra Provincia episodi significativi.
A 70 anni da quei fatti vi proponiamo uno stralcio dal volume di Laurana Lajolo ("I ribelli di Santa Libera - Storia di un'insurrezione partigiana"), un articolo apparso (in data Marzo 2011) sulla rivista “Storia in Network”, (a firma di Roberto Lodigiani), una nota tratta dal libro di Mimmo Franzinelli "L’amnistia Togliatti" (dal sito nazionale Anpi), alcune righe del saggio di Roberta Favrin "Lotta partigiana e società contadina: l'VIII^ divisione Garibaldi "Asti"", un breve testo su di uno “sciopero partigiano” a Casale Monferrato a cura di Alessandro Alemano (11 Gennaio 2015) tratto dal sito, a carratere storico, "Temi di storia", ed infine alcuni suggerimenti bibliografici.
Vi ricordiamo inoltre che sul nostro sito è inoltre presente il racconto (a firma di Antonio Corbeletti) dal titolo "Quell’agosto del ’46"

 

   I ribelli di Santa Libera

"Il 20 agosto 1946 a S. Libera, frazione di S. Stefano Belbo, su una collina tra Langa e Monferrato, si insedia il comando partigiano di un'insurrezione armata. A più di un anno dalla conclusione della guerra di liberazione il governo italiano non solo non ha ancora preso i provvedimenti per il riconoscimento dei diritti dei partigiani e delle famiglie dei caduti, ma ha sollecitamente emanato, il 21 giugno, a firma del Ministro della Giustizia Palmiro Togliatti, l'amnistia per i reati fascisti.
Armando Valpreda, partigiano in una squadra volante in Valle Stura e ora segretario dell'A.N.P.I. di Asti, assume il comando, a capo di un piccolo nucleo, organizzato clandestinamente da qualche mese con l'intento di "fare giustizia" nei confronti dei fascisti, di nuovo in circolazione. A S. Libera ci sono anche Aldo Sappa con il gruppo del Circolo della Torretta di Asti e una trentina di poliziotti ausiliari della Questura, al comando del capitano Carlo Lavagnino, appena sostituito a capo della Polizia ausiliaria di Asti da un ex-ufficiale fascista della Polizia dell'Africa orientale. I giovani partigiani, circa una quarantina, hanno l'appoggio del comandante garibaldino Giovanni Rocca.

L'insurrezione ha inizio con la sedizione in caserma dei poliziotti per la annunciata sostituzione di Lavagnino nel pomeriggio del 20 agosto. Fin dal giorno successivo sono rese note alla stampa circostanziate rivendicazioni del movimento di rivolta: reinserimento dei partigiani, dei reduci e degli ex-internati nel mondo del lavoro, erogazione delle pensioni alle famiglie dei caduti e il riconoscimento del periodo resistenziale ai fini del servizio militare, risarcimento alle vittime delle rappresaglie nazi-fasciste. Vi sono anche richieste politiche molto precise; abrogazione dell'amnistia, soppressione del partito dell'"Uomo qualunque", messa fuorilegge dei fascisti.

Il coraggio e la determinazione personale dei protagonisti, soprattutto quelli del nucleo di Armando, la diffusa e spontanea solidarieta' dei partigiani dell'Italia settentrionale e centrale con gli insorti, fanno si' che la ribellione assuma una forte carica eversiva.

L'Italia diventerà come la Grecia, dove è in corso una dura repressione delle truppe alleate di occupazione contro una tentata rivoluzione comunista? Si è alla vigilia di un grande sommovimento popolare nell'Italia del nord?
Le forze conservatrici, denunciando come artefice della protesta il P.C.I., pretendono dal governo un immediato intervento armato.
Ingenti forze di polizia vengono concentrate sul territorio circostante la collina di S. Libera. Il col. Quaranta, comandante della Divisione di Pubblica Sicurezza in Piemonte, lancia l'ultimatum della resa ai ribelli.
Esponenti comunisti e socialisti e prestigiosi comandanti partigiani avviano immediatamente una trattativa con gli insorti, (che si rivela subito molto problematica), per evitare l'esito tragico della manifestazione. Il Vicepresidente del Consiglio Pietro Nenni, che fa le funzioni del Presidente Alcide De Gasperi, impegnato nelle trattative di pace a Parigi, riconosce la fondatezza delle richieste partigiane e si dichiara disponibile a incontrare una delegazione degli insorti.
clicca qui per ingrandire l’immagine Il 24 agosto la delegazione è ricevuta a Roma prima da Nenni e poi da De Gasperi; il governo fa alcune concessioni in merito a provvedimenti normativi, ma non sulla sostanza politica delle richieste
La tensione, comunque, si allenta e il 26 agosto i ragazzi di S. Libera rientrano ad Asti, da dove sono partiti una settimana prima, accolti calorosamente dalla popolazione per le vie della città.
Dunque, in quella fine di agosto del '46, l'Italia si trova alle soglie di una guerra civile che puo' spaccare il nord partigiano dal sud monarchico e conservatore. In quel caso diventerebbe inevitabile l'intervento americano e verrebbe cancellata la presenza del P.C.I. dalla vita politica. Oppure, estendendosi la lotta armata, potrebbe vincere la rivoluzione?
L'Italia sta attraversando un periodo estremamente difficile della vita politica, economica e sociale della neonata repubblica; in politica estera la sua posizione al tavolo della Conferenza di pace di Parigi è subalterna agli Alleati, mentre all'interno, dopo la caduta del governo Parri, è in atto l'involuzione conservatrice con l'evidente emarginazione delle forze innovatrici che hanno guidato la resistenza.
E` giustificata, allora, la ribellione dei giovani partigiani astigiani che si rendono conto che la classe politica si sta allontanando, forse definitivamente, dagli ideali reistenziali?
Il movimento di S. Libera potrebbe avere opportunità di successo reale, potrebbe dilagare e dare una svolta diversa alla storia del Paese?
Sono domande tutte legittime queste, che scaturiscono dalla ricostruzione dei fatti storici sulla base dei documenti (per lo più inediti) e delle testimonianze dei protagonisti. A distanza di quasi cinquant'anni l'insurrezione partigiana risulta un indicatore essenziale di complessi fenomeni politici di quel controverso dopoguerra."


brano tratto da I ribelli di Santa Libera - storia di un’insurrezione partigiana (agosto 1946) di Laurana Lajolo (EGA-Edizioni Gruppo Abele 1995)

 


Nel 1946 l’ex comandante di una brigata garibaldina viene espuso dal corpo della polizia di Asti. Motivo: era un ex-comandante delle formazioni garibaldine comuniste. È la scintilla che innesca la protesta (figlia di un diffuso malcontento). Alcuni ex partigiani occupano così, militarmente, un paese del cuneese

RIVOLTA PARTIGIANA IN PIEMONTE A RESISTENZA ORMAI FINITA
(in formato pdf 63,2Kb)
di ROBERTO LODIGIANI

(dal sito della Rivista di ricerche per professori, studenti ed appassionati di viaggi nel passato STORIA IN NETWORK.net)

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