Menu:

galleria fotografica

GALLERIA
FOTOGRAFICA


       

 
Contattaci:

Se desideri approndire, conoscere,dibattere,o segnalarci fatti, luoghi sulla Resistenza di ieri … e di oggi, scrivici al seguente indirizzo e-mail voghera@anpi.it

Links:

Solidarietà e pace

arrow Peacelink
arrow Unimondo
Diritti dell'Uomo
arrow Emergency
Resistenza e Memoria
arrow ANPI sito Nazionale
arrow ANPI Provinciale Pavia
arrow ANPI Pavia sez. "Onorina Pesce Brambilla"
arrow ANPI Barona
arrow ANPI Piacenza
arrow ANPI Bologna
arrow I luoghi del ricordo nell’Oltrepò Pavese in memoria dei Caduti per la Libertà
arrow ANED
arrow CDEC
arrow Osservatorio Democratico sulle
nuove destre




   La battaglia delle Ceneri


L’avvenimento che rilancia il movimento partigiano dell’Oltrepo, e che costituisce il primo confronto armato, realmente importante, vinto dagli antifascisti,dopo il terribile rastrellamento invernale
del 1944-1945, ha luogo il 14 febbraio 1945 nello scenario
della Val Versa e, precisamente, sul colle dell’Ortaiolo.
La battaglia dell’Ortaiolo (detta anche delle "Ceneri" ) è sostenuta dalla "Matteotti" del comandante "Fusco" ( Cesare Pozzi ) e dagli uomini della brigata garibaldina "Togni".
Cesare Pozzi "Fusco"
I partigiani respingono un rastrellamento attuato da oltre 250 nazifascisti (tedeschi, brigate nere e sichereits),
Lo scontro, che avviene a tratti in campo aperto, segna una svolta nelle vicende della Resistenza dell’Oltrepo, perchè dimostra che i garibaldini e i giellisti sono in grado di colpire il nemico anche dopo un ripiegamento,e non più limitarsi al solo attaccare e sganciarsi, che era la tattica del primo periodo della lotta armata.

Questo il resoconto della battaglia:

«LA BATTAGLIA DELLE CENERI O DELL’ORTAIOLO avviene nella fase finale del terribile rastrellamento invernale ‘44/’45 e la sconfitta dei nazifascisti segna un importante risultato, non solo militare, per le formazioni partigiane.
I reparti fascisti (Brigata nera e Sicherheit) con militari tedeschi alla guida, tra i quali il capitano delle SS Ferdinand Bisping (noto come capitano Hoffmann) e il sergente Hans Schluster (noto come Muller), risalgono avvolti dalla nebbia dal Colombarone di Volpara, senza cautele, sicuri di non trovare opposizione.
Gli uomini di Cesare Pozzi “Fusco” sono già stati allertati, in particolare dall’incendio di un cascinale, e hanno preso posizione. Nonostante le perplessità ed i dubbi sulla prova del fuoco che li attende (“il primo vero scontro dopo il rastrellamento…” dirà Fusco) i partigiani osservano la colonna nazifascista, preceduta da una pattuglia, raggiungere la località Bacà a circa duecento metri dalla prima postazione dei matteottini. Mentre Bisping ed i suoi aiutanti cercano di fare il punto della situazione i partigiani iniziano a sparare. L’ufficiale delle SS viene colpito mortalmente, ucciso il sergente Muller e feriti diversi altri repubblichini, alcuni dei quali si fingono morti. Il fuoco incrociato degli uomini di “Fusco” e di altri partigiani – dal Mollio i giellisti della brigata “Milazzo Deniri” , mentre diversi garibaldini della “Togni” danno man forte ai matteottini a Moncasacco ed a Marchisola – costringe gli assalitori a ritirarsi.
Partigiani della "Balladore": in posa nella Pavia liberata Il dato rilevante è che diversi contadini di Tassara e del Moglio appoggiano i partigiani, rifornendoli di cibo e, dopo aver chiesto ed ottenuto armi, partecipano direttamente allo scontro. Intanto i fascisti ricevono rinforzi e tornano l’attacco con armi pesanti. In aiuto dei matteottini intervengono partigiani della brigata “Balladore”, mentre tra le case di Costa Piaggi, Silvio Marchi e Joseph Zavdorni impediscono la risalita della strada dell’Ortaiolo. Da ricordare l’aiuto della giovane Luisa Acciardi, che prepara i caricatori per la mitragliatrice di Marchi, ad ulteriore testimonianza del ruolo svolto dalla popolazione. Per qualche ora la situazione sembra bloccata, poi i partigiani passano all’attacco, scendendo verso Colombarone. Per i rastrellatori è l’ora della fuga verso Santa Maria della Versa. Fiorentini ordina al tenente Livio Campagnolo (dal novembre ’44 al comando della sede di Cigognola, fucilatore di partigiani) di difendere la ritirata a Casa Genta, ma viene ucciso con altri tre militi della Sicherheit. Le perdite repubblichine sono di almeno 10 caduti, mentre i partigiani contano due feriti. La rabbia dei fascisti in fuga si scatena però a Santa Maria della Versa con la fucilazione di Mario Cavalleri e Cesare Magnani, padre di un partigiano.
La vittoria delle forze partigiane dimostra che la lunga notte del rastrellamento invernale è finita: la popolazione esulta e festeggia apertamente in diversi paesi e frazioni. Come immediato risultato della battaglia, la sera del 18 febbraio “Fusco” ed alcuni partigiani scendono a Stradella e nell’Albergo “La milanese” eliminano il brigatista nero Gipèn, (Giuseppe Vercesi, tristemente famoso per le sue imprese contro gli antifascisti) ed altri quattro presenti nel locale. Ferito un solo partigiano. Un segnale ulteriore che le forze partigiane sono passate all’offensiva.»
.

 

   Proposte bibliografiche

 

Torna alle battaglie