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FOTOGRAFICA


       








   Con la Spagna nel cuore

Certamente la difficile ricerca di una memoria, di un racconto condiviso, del "fare o non fare" i conti con la storia, con un passato scomodo (a molti), dove le divisioni profonde restano, sono punti nodali che hanno attraversato (e sono ben lungi dal risolversi) e attrversano la storia dell’Italia così come quella della Spagna.
L’obiettivo primario che ci si deve porre è quello di approfondire la conoscenza del percorso culturale e sociale che ha consentito in Spagna di realizzare il superamento del regime franchista e degli inevitabili condizionamenti che il carico di sofferenze e laceranti divisioni ha prodotto nel paese iberico in decenni di dittatura e di risalire da qui, dunque a partire da una visione contemporanea, alle vicende che videro l’insorgere della Guerra Civile Spagnola.
Solo seguendo questo percorso potrà consentire una più efficace contestualizzazione di quegli accadimenti storici e agevolerà la comprensione anche del significato simbolico e del portato di ideali testimoniati dall’esperienza delle Brigate Internazionali, il cui valore non poté essere archiviato e dimenticato neppure dopo la sconfitta della Repubblica e la definitiva ascesa al potere del Generalissimo Franco, a sua volta sostenuto in armi dagli alleati fascisti e nazisti.

Volendo fornire strumenti critici per una più completa conoscenza, in questo specifico caso non è possibile ignorare cosa abbia significato allora per l’antifascismo europeo non solo il fallimento dell’esercito dei volontari repubblicani, ma anche quanto poi il perdurare della dittatura spagnola abbia pesato, in termini concreti timori di rigurgiti autoritari e liberticidi, nella coscienza collettiva del dopo-liberazione.
Si potrebbe in qualche senso dire che la Spagna sia stata, da quel lontano 1936, una sorta di cartina di tornasole sia per le speranze che per le paure degli antifascisti europei, e di quelli italiani in particolare. Da noi inafatti la fragilità della repubblica sorta sulle ceneri del regime mussoliniano e le numerose trame che hanno cercato di minarne, praticamente da subito, l’esistenza non potevano che indurre a guardare alla vicina nazione franchista come alla concreta dimostrazione di quanto il pericolo fascista fosse tutt’altro che tramontato o divenuto inattuale. E occorre anche dire che talvolta i timori dei democratici italiani e i rischi di involuzioni autoritarie che il nostro paese ha effettivamente corso sono stati assai più reali di quanto oggi pretenderebbe di dimostrare taluna memorialistica, che sarebbe forse più appropriato definire "avventurismo storico".


Dunque ripercorrere a ritroso il filo degli anni anche per ribadire come il nostro grado di comprensione della realtà odierna - e di conseguenza la consapevolezza delle nostre scelte per il presente e il futuro prossimo - sia direttamente proporzionale al livello di conoscenza critica del passato, e quindi della storia e dei suoi metodi di indagine scientifica.
Non siamo interessati, come ANPI a diffondere "vulgate": al contrario vorremmo stimolare lo studio, il confronto ed anche il superamento di controversie storiografiche e/o la loro revisione, purché ci si basi su ricerche serie e documentate.


   Borrell, Capa, Dondero

Ecco un esempio di ricerche serie e documentate.
Stiamo parlando del lavoro compiuto da Mario Dondero, grande maestro della fotografia, che è riuscito a risalire all’identità e a ricostruire le ultime ore di vita del combattente repubblicano il cui ferimento a morte si è trasformato in vera e propria icona della Guerra di Spagna, quella foto scattata da Robert Capa e intitolata "Miliziano morente". Un’immagine che, a partire dagli anni Ottanta, è stata al cento di una polemica "negazionista", combattuta per negarne la veridicità e, per quella via, screditare il fotoreportage e il suo valore politico.

Invece, grazie a Mario Dondero è possibile oggi affermare che, al pari di quella foto, è simbolica anche la storia del giovane uomo che ritrae: si chiamava Federico Borrell Garcia, era nato in una famiglia molto povera e d a otto anni era già operaio in una fabbrica tessile. Per opporsi alle durissime condizioni di vita e alla ferocia repressiva del potere si era iscritto alle organizzazioni anarchiche giovanili, di cui era diventato un promettente dirigente. La sua vita termina, in combattimento, il 5 settembre 1936 a Cerro Muriano, circa tredici chilometri a nord di Cordoba.
Insomma la sua storia si può dire racchiude in sé quella di tutta una generazione, così come è accaduto a tanti combattenti per la libertà, prima in Spagna, poi in Italia.
Raccontare le loro speranze, testimoniarne la lotta e trasmetterne i valori e l’impegno civile sono da sempre la missione dell’ANPI, il cui scopo non è, come alcuni pretendono di sostenere, quello di reduci e officiare riti in memoria dei caduti della propria , bensì quello di continuare a contribuire alla crescita nel nostro paese della coscienza democratica e della partecipazione dei cittadini.
La storia della ricerca di Mario Dondero è apparsa sulla rivista "Diario" nel numero 5 dell’Agosto 2006. Di seguito il link dell’articolo.

Vita e morte del miliziano Borrell in formato pdf (74,7kb)

 


STORIOGRAFIA E MISTIFICAZIONI
Abbiamo parlato di storiografia e di mistificazione della realtà. Quale esempio più lampante di propaganda, alterazione, o peggio, ribaltamento della verità è il bombardamento aereo, messo in atto dalla Legione Condor nazista il 26 aprile 1937 (con il supporto dell’Aviazione Legionaria e di quella fascista) durante la guerra civile spagnola a Guernica.

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