Giugno - Luglio 1960
Tra il Giugno e il Luglio del 1960 una vasta mobilitazione antifascista bloccò il tentativo delle
forze neofasciste di rivestire un ruolo centrale nella politica, ricacciandoli ai margini della
vita istituzionale italiana.
Ripercorriamo gli avvenimenti legati alla nascita del governo Tambroni, dalla "rivolta di
Genova", agli scontri ed alle manifestazioni in numerose città italiane fino all’eccidio di Reggio
Emilia, attraverso resoconti ed
interventi, con un occhio particolare a come quei giorni
tumultuosi furono raccontati dai giornali vogheresi dell’epoca: "Il Giornale di Voghera",
"Il Cittadino", "L’Avvenire di Voghera", "Il nuovo Oltrepo socialista".
Il 7 luglio 1960, nel corso di una manifestazione sindacale, cinque operai reggiani, tutti iscritti al
PCI, sono uccisi dalle forze dell’ordine. I loro nomi, immortalati dalla celebre canzone di
Fausto Amodei "Per i morti di Reggio Emilia": Lauro Ferioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi,
Marino Serri, Afro Tondelli. I morti di Reggio Emilia sono l’apice - non la conclusione - di
due settimane di scontri con la polizia, alla quale il capo del governo Tambroni ha dato libertà di
aprire il fuoco in "situazioni di emergenza": alla fine si conteranno undici morti e centinaia di feriti.
Questi morti costringeranno alle dimissioni il governo Tambroni, monocolore democristiano con il
determinante appoggio esterno dei fascisti del M.S.I. e dei monarchici, e apriranno la strada ai
futuri governi di centro-sinistra. Ma soprattutto, contrassegneranno in modo repentino un
radicale mutamento di clima politico nel paese: l’avvento della generazione dei "ragazzi con le
magliette a righe". Sino a quel momento i giovani erano considerati come spoliticizzati, distanti
dalla generazione dei partigiani e orientati al mito delle "tre M" (macchina, moglie, mestiere):
la giovane età di tre delle cinque vittime testimonia invece la presa di coscienza, in forme ancor
più radicali della generazione che aveva resistito negli anni Cinquanta, di un nuovo proletariato
giovanile. Di questo mutamento di clima - dalla disperata tristezza per il revanchismo fascista
alla rinascita della speranza dopo i fatti di luglio - sono testimonianza la poesia di Pasolini
"La croce uncinata"(aprile 1960) e l’articolo "Le radici del luglio" (Vie nuove, 29 ottobre 1960).
Questa breve disamina dei fatti, come il successivo approfondimento "Da Genova a
Reggio Emilia" (in formato pdf), a cura di Girolamo De Michele, sono tratti dal
sito-portale "Reti Invisibili".
Dopo due cortei, il primo
svoltosi il 25 giugno, ed il
secondo, il 28 giugno, concluso
con un comizio di Sandro
Pertini (ad ascoltarlo oltre
trentamila
genovesi), il 30
giugno 1960, per protestare
contro la convocazione a
Genova, città simbolo della
Resistenza antifascista, del
6º Congresso del Movimento
sociale italiano, la Camera
del Lavoro cittadina,
appoggiata dall’opposizione di
sinistra, proclamò uno sciopero generale dalle 14 alle 20.
Un lungo corteo si dipanò per le vie cittadine. Risalendo dal porto migliaia e migliaia di cittadini,
in massima parte di giovane età (i cosiddetti "ragazzi dalle magliette a strisce") si riversarono per
le strade della città. Alla testa della manifestazione gli operai metalmeccanici e i portuali,
i famosi "camalli". Ad aprire il corteo ci sono i comandanti partigiani.
Davanti al tentativo, da parte
della Polizia di sciogliere la
manifestazione, esplode la
rabbia popolare.
A fine giornata, dopo cariche
della Polizia e dei
Carabinieri, e durissimi
scontri, le forza dell’ordine
sono costrette a trincerarsi
nelle caserme, lasciando
la città in mano agli insorti.
Giuseppe Lutri, il prefetto di
Genova si vede costretto ad
annullare il congresso fascista.
Vi proponiamo un intervento di Pino Cacucci sui Fatti di Genova (in formato pdf), pubblicato
Dopo 50 anni, quale legame tra la "Rivolta del ’60" ed oggi?