Le Missioni Alleate nell’Oltrepo Pavese e nell’area
della "Sesta Zona Operativa"
Tra la primavera-estate del 1944 fino alla Liberazione, furono attive nell’Oltrepo Pavese,
in Val Curone, Val Borbera, come in tutta la "Sesta Zona Operativa", diverse MissioniAlleate
di alto profilo militare ed operativo, messe in atto con l’intento di contribuire, ed anche per taluni
versi, di influenzare, lo sviluppo e l’organizzazione militare delle varie formazioni partigiane
presenti in quell’area. Tali "Missioni" comprendevano inoltre aviolanci di cibo, vestiario,
armamento bellico, medicinali e denaro.
Ripercorriamo, in una breve sintesi, le operazioni più significative che hanno avuto come
"teatro" il nostro territorio.
Operazione "Malt"
Nel
luglio 1944 si installa nel castello di
Cigognola una
missione informativa del
SIM
Servizio Informazioni Militare che, ricostituito dopo l’
8 settembre 1943 e sciolto alla fine
del
’44, collabora attivamente con i servizi segreti alleati:
Special Operations Executive (
SOE)
e
Secret Intelligence Service (
SIS) noto con il nome di
MI6 (
Military Intelligence sezione 6)
inglesi e l’
americano Office of Strategic Services (
OSS) precursore della
CIA.
Il nome in codice è
"MALT", ed il compito è trasmettere dati sui movimenti
nazifascisti
lungo la
via Emilia e l’area dell’
Appennino.
Formata da
due sottufficiali della Marina –
"Aldo" (
Giuseppe Arbizzani) ed il radiotelegrafista
"Beppe" (
Giuseppe Valenti) – inviati da
Brindisi e paradutati nel milanese, raggiungeranno
l’
Oltrepo.
La missione continuerà a trasmettere, anche nel corso del
rastrellamento estivo, trasferendosi
nel mese di
novembre a
Pometo, prima di essere ulteriormente spostata in altra zona.
Missione "Balilla"
Nell’
agosto 1944 viene paracadutata nell’
area piacentina una
missione italiana organizzata
dall’
OSS americano, denominata
"BALILLA" (
Piroscafo/Greenwich dal nome in codice della radio)
che rimarrà in zona.
Del gruppo fa parte
"Maber" (
Manfredo Bertini) che, ferito gravemente nel corso del
rastrellamento autunnale, si
toglierà la vita per evitare la cattura dei
partigiani
che lo stavano aiutando. Verrà decorato di
Medaglia d’oro al valor militare.
Missione "Walla Walla"
Sempre dall’
OSS l’
11 e
12 agosto 1944 vengono paracadutati
15 militari americani sul monte
Aiona (poco sopra
Chiavari e non lontano dal piccolo centro di
Rezzoaglio in
Val d’Aveto,
provincia di
Genova). Il nome della missione
è
"WALLA WALLA" e vede impegnati
tredici soldati di origine
italo-americana
comandati dal tenente
William Wheeler jr.
e dal suo vice, il tenente
Quayle Smith.
Alle spalle di questa operazione come
delle successive missioni c’è il lavoro del
capitano Albert R. Materazzi, del quale vi
segnaliamo un’articolo a sua firma, apparso
nel
Giugno 2003 su
"Patria Indipendente".
Il gruppo (trasferitosi il
22 settembre a
Carrega) resterà impressionato dalla
calorosa accoglienza dei
partigiani e dalla
loro efficienza.
Tra i componenti della
missione sono
presenti anche
agenti dei servizi segreti,
con l’incarico
di
monitorare l’orientamento
politico dei partigiani.
Wheeler lascerà la
missione a
fine dicembre,
non prima di avere segnalato al comando,
in data
21 ottobre che
«…nelle passate dieci
settimane abbiamo ricevuto dai partigiani più
di quanto siamo riusciti a dare loro» (
dal libro di Giulio Guderzo “L’altra guerra”
il Mulino 2002, pag. 450). Per questo, dopo avere incontrato i
partigiani dell’
Aliotta
e prendendo atto che le formazioni non hanno ricevuto nessun lancio di materiali dal
3 ottobre
al
4 novembre,
Wheeler insisterà per un intervento a sostegno.
Successivamente verranno quindi indicate
3 aree di lancio nel nostro Appennino, in
controtendenza sui contenuti del
proclama emanato il
13 novembre ‘44 dal generale
inglese
Alexander (
comandante supremo delle forze alleate in
Italia) che rappresenta,
in uno dei momenti più cruciali della
guerra di liberazione, un duro colpo politico,
organizzativo e militare per le forze della
Resistenza.
Le aree sono:
- "Pirate", nei pressi di Pecorara, nella valle del Tidone in provincia di Piacenza
- "Waltz, a Casale Staffora, frazione del comune di Santa Margherita Staffora (dove
viene distaccato un gruppo guidato dal caporale John Uccellini)
- "Drupe", sul monte Carmo, una cima di oltre 1.600 metri del gruppo del monte Antola,
nell’Appennino Ligure, a confine tra Liguria (comune di Gorreto), Piemonte (comune di
Carrega Ligure), Emilia Romagna (comune di Ottone) tra le valli Borbera, Trebbia,
Boreca e Terenzone.
Il
12 novembre quasi
15 quintali di materiali cadono sul campo di
Pecorara.
Secondo gli accordi andrebbero divisi tra i
partigiani di
Giustizia e Libertà di
"Fausto" (
Fausto Cossu) ed i
garibaldini della VI Zona, comprendente anche
l’
"Americano", (
Domenico Mezzadra ) ma i primi dopo averlo recuperato
si tengono tutto il contenuto dei container.
Wheeler denuncia la situazione ed i lanci alla formazione di
"Fausto" vengono
sospesi (anche se un altro lancio, previsto in precedenza, arriverà il
16).
Il
16 novembre due lanci notturni al
Carmo (con
30 aerei) ed a
Casale Staffora (
1 aereo)
scaricano
210 container con oltre
300 quintali di materiali vari (armi, anche se non recentissime,
esplosivi, munizioni, alcuni indumenti). Ulteriore lancio il
28.
La segnalazione della
missione "Walla Walla" indurrà il
CLNAI" (
Comitato di Liberazione
Nazionale Alta Italia) per voce di
"Maurizio" (
Ferruccio Parri) a chiedere a
Fausto
un maggiore collegamento tra le diverse
formazioni partigiane in vista dell’imminente
rastrellamento.
Missione "PEEDEE"
La
missione "WALLA WALLA" sarà sostituita dalla
"PEEDEE", sempre
americana, presso il
comando partigiano della
VI Zona. Agli
americani si affiancano
due ufficiali inglesi
della
"n. 1 Special Force": il
tenente colonnello Peter Mc Mullen ed il
maggiore Basil
Davidson (1) (protagonista di altre
missioni con i
partigiani nella
Vojvodina in
Jugoslavia,
nel dopoguerra sarà uno dei maggiori studiosi della storia e della cultura dell’
Africa). La
missione inglese prenderà il nome di
"COVER M12".
La
missione viene paracadutata il
18 gennaio 1945
presso il
monte Antola e comprende il
capitano
Leslie Vanoncini (2) (nato in
California nel
1917
da genitori originari di
Brizio, in
Brianza) e
quattro
graduati. Ai suoi comandi tutti militari,
figli d’emigrati
italiani. Il loro arrivo è accolto con diffidenza, dopo il
"proclama Alexander", ma i compiti sono precisi:
verificare la situazione e la capacità militare
delle formazioni della VI Zona (ritenuta strategica
dai
servizi segreti alleati per la
liberazione
di Genova e delle
zone savonese
e piacentino),
supportare le richieste di rifornimenti e
descrivere in modo dettagliato
le forze nemiche.
“Missionari” e
partigiani rinsalderanno i rapporti
nelle drammatiche giornate dell’inverno.
I componenti della
missione hanno perso quasi
subito i loro sacchi a pelo, devono adattarsi al
freddo ed alla neve alta, all’impossibilità di lavarsi,
a febbre e malattie, mangiando quello che si
riesce a trovare…
insomma le stesse condizioni
affrontate dai partigiani!
Vanoncini sarà colpito dalla scabbia e non a caso il primo dei lanci, il
30 gennaio, conterrà
materiale sanitario e medicinali di vario genere. La condivisione di queste privazioni, sofferenze, i combattimenti e lunghe marce nella
neve posero le basi per solide amicizie che dureranno anche dopo la guerra.
nota (1) Così il maggiore Basil Davidson, in un’intervista, parla della sua esperienza
tra i partigiani italiani:
«… e così mi hanno trasferito alla sezione del SOE che aveva in carico i contatti con
l’Italia, ed ho proseguito la guerra con i partigiani italiani che allora erano abbastanza
forti, e lo diventavano sempre di più con il tempo.
Perché i partigiani ottenevano migliori risultati mano a mano che imparavano a fare i
partigiani. […] E ho continuato con loro per il resto
della campagna d’Italia fino a quando
i tedeschi si arresero».
nota (2) Il capitano Leslie J. Vanoncini oltre alla missione "Peedee" partecipò, sempre per
conto dell’OSS, all’operazione inter-alleata "Helen" che si svolse nel 1944 in terra francese.
Per queste missioni gli fu conferita la "Legion of Merit".