Angelo Ansaldi ("Primula rossa")
Nato a
Varzi (
PV) il
02/08/1921, deceduto a
Segrate (
MI) il
10/08/1967.
E’ promotore di una
banda, nel
maggio 1944, nella zona
del
varzese, composta da giovani della zona (per lungo
tempo, avrebbe difeso l’autonomia del suo gruppo e ne
avrebbe rifiutato ’inquadratura partitica).
Al suo fianco
Nando Dellagiovanna, valoroso
carabiniere che morirà nel corso del
rastrellamento
estivo dell’
agosto ‘44.
La prima azione di rilievo è il disarmo del
presidio
fascista di
San Sebastiano in
Val Curone, il
6 giugno,
recuperando armi e munizioni. Quasi un mese dopo, la
banda di
“Primula rossa” (questo il suo
nome di
battaglia) entrerà a far parte della
brigata garibaldina
“Capettini”, rafforzando la
formazione e la presenza
partigiana in
Val Staffora: le tappe successive sono il
disarmo del
presidio di
Cabella ligure e la battaglia
dell’
Aronchio, combattuta insieme ad
“Americano” ed
alle formazioni di
"Giustizia e Libertà".
Seguono poi, in successione, lo scontro di
Dego contro
la
famigerata "Sichereits" (
10 Agosto), in cui i
fascisti
vengono messi in fuga e costretti a ripiegare su
Varzi,
e la presa di
Pietragavina con la resa del
presidio repubblichino (
13 Agosto).
Ansaldi è un
«comandante amato dalla sua gente»,
dirà il responsabile della
missione americana
Roanoke, lo testimonia anche (come molti altri
protagonisti di quel periodo) nel suo diario
don Rino
Cristiani,
parroco di
Nivione e
cappellano partigiano.
Dopo il
rastrellamento estivo, assume il comando della
“Capettini”, partecipa alla
liberazione di Varzi ed alla
nascita della
Zona Libera.
Nel corso del feroce
rastrellamento invernale del
1944,
mantiene la
formazione in zona, guidandola in una
drammatica marcia di sganciamento dai
rastrellatori
nazifascisti nella neve e nel gelo, perdendo un solo
uomo (lo studente
Piero Fontana, morto a seguito di
un congelamento).
Il
17 gennaio Ansaldi cade in una imboscata
dei
nazifascisti presso l’abitato di
Bralello, frazione del comune di
Brallo di Pregola.
Ferito e fatto
prigioniero, subisce l’
amputazione della gamba sinistra presso l’ospedale di
Alessandria.
Esattamente un
mese dopo, a seguito di uno
scambio tra prigionieri, torna, anche se
pesantemente menomato, alla guida della
“Capettini” fino alla
Liberazione.
Presenziò, il
3 Maggio 1945, al comando del
plotone di esecuzione che fucilò
Felice Fiorentini,
nello stesso luogo in cui, il
10 luglio 1944, il
comandante della
"Sicherheit" aveva fatto
passare
per le armi 3 partigiani.