70° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI ADOLFO VACCHI
” La scuola deve essere libera, cioè apartitica e areligiosa, deve essere informativa e critica…E’ l’istituzione che migliorerà la società umana, è il conoscere che può dare agli uomini la forza politica per giungere ad una società di esseri intelligenti e liberi.”
A. Vacchi
70°ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI ADOLFO VACCHI
RICORRE OGGI, 5 SETTEMBRE 2014, IL 70° ANNIVERSARIO DEL PROF. ADOLFO VACCHI, FUCILATO DAI REPUBBLICHINI FUORI DAL CIMITERO DI CAMERLATA, SU ORDINE DEL QUESTORE POZZOLI E DEL RESPONSABILE DELLA SQUADRA POLITICA SALETTA
ADOLFO VACCHI, docente, nacque a Bologna il 29 gennaio 1887 e fu ucciso a Como il 5 settembre 1944.
Si laureò in Matematica presso l’Università degli Studi di Bologna e gli venne assegnata la cattedra di matematica e fisica all’Ateneo di Venezia.
Militante antifascista e rappresentante sindacale, fu più volte aggredito dagli squadristi.
Nel 1923, per le sue idee politiche, il governo fascista emise contro di lui un provvedimento di confino che lo costrinse a trasferirsi a Milano dove, per sopravvivere, dovette adattarsi a dare lezioni private agli studenti.
Sfollato con la famiglia a Veniano, in provincia di Como, durante la guerra, entrò a far parte del Comando Generale del C.V. L. con il nome di battaglia ” Hope". Nel 1944 accettò il rischioso compito di organizzare una stazione radio clandestina dell’ O.R.I. (Organizzazione per la Resistenza Italiana) in stretto collegamento con i servizi segreti alleati di Lugano, l’ O.S.S.
Dalla stazione radio, Hope riuscì a mandare in onda importanti messaggi d’incitazione alla lotta e alla Resistenza, fra cui uno, particolarmente famoso per la sua appassionata veemenza, trasmesso il 25 luglio 1944, primo anniversario della caduta del fascismo.
Il 18 agosto 1944, a causa di una delazione, venne arrestato nella sua casa di Veniano e condotto a Como, nelle carceri di S. Donnino. Privi di alcuna prova che permettesse loro di imbastire un processo, non volendo liberarlo, i fascisti decisero di eliminare il professore, giudicato pericoloso per la sua lucida intelligenza. Nel corso di un trasferimento, simulando una fuga, gli spararono alle spalle, a tradimento, la notte del 5 settembre, all’esterno del cimitero di Camerlata, a Como