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VOGHERA, “RICORDIAMO IL COMPAGNO PARTIGIANO ERMANNO “SANDRI” GABETTA”

A 70 ANNI DAL SUO SACRIFICIO, RICORDIAMO IL COMPAGNO PARTIGIANO ERMANNO “SANDRI” GABETTA Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria

Organizzato dal circolo PRC “E. Gabetta”  MARTEDI’ 13 Gennaio 2015, ore 20,45 a Voghera presso circolo Lo stanzone SOMS, via XX settembre 92, Incontro Pubblico in Ricordo di Ermanno Gabetta “Sandri”

Una serata per onorare la figura del partigiano Ermanno Gabetta “Sandri” (Medaglia d’oro al Valor Militare) a settant’anni dalla sua morte avvenuta a Verretto il 2 gennaio 1945  nel corso del rastrellamento invernale ‘44/’45.

Interverranno

  • DINO GRECO - già direttore del quotidiano ‘Liberazione’
  • MAURO SONZINI - Centro documentazione Resistenza

Ermanno Gabetta nasce a Castelletto di Branduzzo il 18 maggio 1912, risiede a Voghera con la famiglia. Allo scoppio del conflitto, nonostante la sua attività lavorativa gli consenta di chiedere l’esonero dal richiamo alle armi, decide di partire per il fronte. Svolge il servizio militare presso il 110° ospedale da campo sul settore greco albanese (dal dicembre 1940 all’aprile 1941) ed in Jugoslavia (da fine luglio 1941 ai primi di agosto 1943). Conosce gli orrori della guerra ed attraverso questa esperienza matura il suo antifascismo, che già si era formato in un ambito familiare estraneo al regime. Ha ormai compiuto trentuno anni, quando l’armistizio dell’8 settembre lo coglie in licenza. Non si ripresenta, aderisce al Partito Comunista ed entra in clandestinità, con il nome di battaglia di “Sandri". Diventa un punto di riferimento per la Resistenza in pianura e nella città di Voghera, svolgendo un ruolo rilevante nelle attività di organizzazione, propaganda e militari. E’ autore, con Franco Quarleri (anch’esso decorato di Medaglia d’Oro al valor militare) ed altri gappisti, il 26 settembre 1944, di una fulminea azione al Castello visconteo vogherese, allora carcere fascista, che libera alcuni esponenti del CLN. Diventa vice comandante della brigata “Gramigna", che appartiene alla Divisione garibaldina “Antonio Gramsci", fino alle drammatiche giornate del rastrellamento invernale che investe la collina e la pianura nei dintorni di Voghera. Tra dicembre ‘44 ed i primi di gennaio ‘45 la zona di Castelletto, Verretto e Lungavilla vede le azioni della Brigata nera e della criminale Sicherheit.

Il cerchio si stringe verso i partigiani rimasti in quest’area ed il 2 gennaio Gabetta ed altri tre partigiani -Giovanni Mussini (il più anziano di tutti, organizzatore della cellula clandestina del PCI nella zona), Ferruccio Luini, Pietro Rota - incrociano a Verretto un forte contingente della Brigata nera di Pavia e di altre zone, compresi i brigatisti di Voghera, circa una quarantina, guidati dal comandante Arnaldo Romanzi. Lo scambio di colpi è violentissimo. Gabetta, Mussini, Luini, Rota sono asserragliati nel casotto di campagna a Verretto. Sanno bene che non hanno possibilità di fuga, ma per oltre due ore resistono ai rastrellatori, rifiutando la resa e “beffeggiando” - come riporterà la relazione del federale fascista pavese Dante Cattaneo - i brigatisti neri. Quel giorno cadono tutti insieme.

Per la sua attività partigiana e la morte in combattimento, Gabetta verrà decorato con la Medaglia d’oro al Valor militare.

I rastrellamenti dell’inverno ‘44/’45, e l’eccidio di Verretto, vedono fra i protagonisti il Romanzi, comandante della brigata nera vogherese, il cui nome compare fra quelli elencati nella targa fascista presente dal 2010 a lato del Castello. Quella targa rappresenta una offesa alla memoria civile dei tanti che non dimenticano, e non può essere accettata con una sorta di rassegnata convivenza ma richiede una costante e coerente pressione a tutti i livelli - associazioni, forze democratiche, istituzioni ed enti locali - affinché venga rimossa e possa chiudersi questa vicenda vergognosa.

Non vogliamo confondere i partigiani con brigatisti neri o Sicherheit, chi stava dalla parte del riscatto e chi dalla parte della guerra e dell’oppressione. Riportiamo qui l’epigrafe apposta alla ricostruita casupola sacrario sita tra Verretto e Lungavilla:

“Eravamo uomini di pace,

vivevamo per il lavoro,

ma contro l’iniquità e l’oppressione,

sapemmo impugnare le armi

e tenemmo testa,

quattro contro centinaia,

fino all’ultimo.

Viviamo ora in voi, uomini liberi

Costruite per noi il mondo che sognavamo".

2 gennaio 1945

 

  13.01.15 19:45:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: Attività in Lombardia, Commenti e dibattiti, Antifascismo, Resistenza, Novità, Memoria, Anniversari, Ricorrenze, Cultura
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