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La Resistenza in Valtellina: una sola, con due strategie diverse

Sergio Caivano,con questa sua nota,commenta la nuove edizione del libro di Marco Fini e Franco Giannantoni, La Resistenza più lunga, libro che illustra la Resistenza in Valtellina.

Presentando, in qualità di coordinatore della conferenza indetta il 18 novembre 2008 a Sondrio presso la sala Vitali la riedizione del libro La resistenza più lunga di Marco Fini e Franco Giannantoni, ho sostenuto che si trattava del testo più completo esistente al merito, e che

la sua pubblicazione, avvenuta nel 1984, fu importante, se non addirittura fondamentale, per l’assegnazione della medaglia d’argento al valor militare per la Resistenza da parte del Presidente della Repubblica, avvenuta con apposito D.P.R. in data 26.3.87.
In merito al contenuto del testo in questione, vorrei esporre due considerazioni. La prima riguarda il giusto riconoscimento per un laborioso lavoro di ricerca di documenti e di testimonianze, durati ben sette anni. Un lavoro, quindi, meritevole e notevolmente apprezzabile. Ciò non vuole significare, tuttavia, che lo stesso non presenti, com’era inevitabile, alcune omissioni o lacune. Non poteva, del resto, essere diversamente, stante la variegata e talvolta scarsamente decifrabile realtà della Resistenza in Valtellina. Tanto che diversi autori locali – e non – hanno inteso diversamente sottolineare taluni aspetti a loro avviso non adeguatamente sviluppati.
Hanno dato inizio a queste pubblicazioni parziali ma importanti i partigiani dell’alta valle, con il bel libro Immagini della Resistenza, edito dalle grafiche Pradella nel 1995 per conto del C.V.L., degli I.M.I., degli I.T. e del C.I.L. Nello stesso anno William Marconi, con L’aprile del 1945 tra Tirano e Grosio ha inteso, con un libro denso di contenuti, ricostruire gli ultimi venti giorni delle drammatiche battaglie comprese tra il 9 ed il 28 aprile 1945, conclusesi, come si sa, con la Liberazione dell’alta valle e di Tirano.
Gianoncelli e Corvi, con Uomini e donne nella Resistenza più lunga, edito da Polaris nel 1998, hanno voluto approfondire la vita degli abitanti di Tresivio durante il fascismo e, successivamente, sottolineare le gesta della gloriosa Brigata Sondrio, comandata da Alberto Pedrini prima e poi, dopo la sua barbara uccisione da parte dei fascisti, da Bruno Scilironi.
Con un racconto esauriente Renato Cipriani, in Antifascismo e Resistenza, pubblicato dallo SPI-C.G.I.L. nel 1999, ha reso giustizia all’impegno democratico e antifascista dei chiavennaschi, che hanno poi dato vita al sorgere della formazione partigiana Brigata Zampiero molto attiva sotto la guida di “Tiberio” nella lotta di Liberazione.
Infine Paolo Pillitteri, con un libro che ha visto la luce nel 2005, attingendo anche ai propri ricordi, ha voluto rifare la storia dei partigiani della 40^ Brigata Matteotti operante nella zona di Postalesio, comandata da Germano Bodo e della quale faceva parte anche suo padre Ennio.
Esistono poi, edite a cura dei Comuni, altre pubblicazioni riguardanti gli anni della Resistenza e gli avvenimenti che hanno, in vario modo, coinvolto le popolazioni residenti. Né bisogna dimenticare altre opere, che in questa sede non posso considerare, che hanno avuto però un certo successo. Alcuni hanno poi ricordato le loro esperienze personali durante il periodo ‘43-’45. Infine, presso l’ANPI di Sondrio, molti partigiani hanno rilasciato testimonianze di vita vissuta particolarmente significative. Esse sono a disposizione di quanti desiderano approfondire il tema della Resistenza in Valtellina. Una storia che interessa anche i giovani visto che, solo negli ultimissimi anni, molti di loro hanno presentato all’Università frequentata la tesi di laurea proprio sulla Liberazione della Valtellina.
La seconda considerazione che intendo sviluppare è costituita dalla tesi, assolutamente centrale sostenuta dagli autori, dell’esistenza di due resistenze. Su questo punto concordo solo in parte. Si può certamente convenire sul fatto che la Resistenza della bassa valle, per semplicità espositiva individuabile nel territorio che da Colico e dalla Val Chiavenna conduce alle porte di Sondrio, rimase caratterizzata da una guerriglia continua, dura, aspra condotta da partigiani molto motivati; mentre la Resistenza della media e dell’alta valle, che possiamo semplificare come operante da Sondrio sino a Livigno, fu invece caratterizzata da un certo posizionamento ed un relativo attendismo. Ma questi due modi diversi di condurre la guerra dipendevano, a loro volta, da tutta una serie di condizionamenti oggettivi, dei quali ricordo solo i più importanti: la collocazione geografica, i collegamenti col mondo esterno alle valli, le precedenti esperienze vissute, la stessa personalità e autorevolezza dei comandanti e, anche, dei commissari politici.
È chiaro che i collegamenti con Lecco e Milano, il vissuto di gappista o, anche, di operaio di città, la personalità decisa e il coraggio indomito di “Nicola” (Dionisio Gambaruto) spinsero le divisioni “Garibaldi” della bassa valle verso un’azione rischiosa di lotta senza quartiere. È altrettanto chiaro come le relazioni con la Legazione italiana di Berna e, soprattutto, con i servizi segreti alleati, l’influenza fin dalle origini di movimenti partigiani apolitici, moderati o addirittura conservatori, la guida di ”Camillo” (Giuseppe Motta), decisamente tradizionalista, infine l’oggettiva e impellente necessità di difendere e salvaguardare il grande patrimonio idroelettrico, spinsero invece i partigiani dell’alta valle verso il posizionamento e l’attendismo, favoriti anche dalla natura del suolo. Ma, al momento giusto, anch’essi dimostreranno tutto il loro valore nel corso delle ultime, cruente battaglie.
Per concludere: a mio avviso, non si sono avute due resistenze, ma due strategie molto diverse. Perché, al di là delle divisioni e delle tensioni – che c’erano – prevalse il cemento unificante dell’antifascismo che condusse anche al Comando unico del colonnello Alessi per tutta la Valtellina. Soprattutto era comune a tutti l’obiettivo finale: cacciare l’invasore tedesco, eliminare la dittatura fascista.

Sergio Caivano

  09.06.09 09:10:43 , a cura di (contattaci), categorie: Commenti e dibattiti, ANPI Regionale, Antifascismo, Resistenza, Libri
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