MILANO, “QUALE MODELLO DI SVILUPPO PER L’EUROPA?”
Lunedì 4 Giugno 2012, ore 16.30 – 18.30 presso l’Università degli Studi di Milano - Facoltà di Scienze Politiche, Via Conservatorio, 7 – Aula 5 - il Circolo culturale “Altiero Spinelli” propone un incontro su: Quale modello di sviluppo per l’Europa?
Saluti di: Roberta Clerici – docente di diritto internazionale
Introduzione: Antonio Longo – direttore del Circolo culturale “Altiero Spinelli” – Milano
Intervengono:
• Alfonso Iozzo, economista, già Presidente del Movimento Federalista Europeo
• Alessandro Missale, docente di Economia europea
• Olivia Bonardi, docente di Diritto del lavoro
• Patrizia Toia, parlamentare europea
Quale modello di sviluppo per l’Europa?
La crisi greca e dell’Eurozona mostrano che la politica di risanamento dei bilanci nazionali deve essere accompagnata da una politica di crescita e che questa deve essere fatta dall’Europa.
Di quale crescita occorre parlare?
Quattro-cinque anni di crisi finanziaria, economica e sociale mostrano che il vecchio modello di sviluppo economico non è più ripristinabile nelle stesse forme. Il ciclo della rivoluzione industriale si è chiuso ed è iniziata l’era della rivoluzione scientifica e tecnologica e dell’economia sostenibile.……
E’ indispensabile il varo di un piano europeo limitato ma decisivo per indicare la direzione di marcia a tutti gli operatori economici e sociali europei…..
Il rilancio degli investimenti di cui ha bisogno l’Europa nei settori delle energie rinnovabili, della ricerca scientifica e dell’innovazione devono essere attuati contando su ‘risorse proprie’ ed attivando l’emissione di Euro Project Bonds……
Ma il nuovo modello di sviluppo non è solo una questione economica, ma anche sociale e politica ad un tempo.
Ha a che fare con la necessità di riformare la struttura del vecchio “welfare” che chiedeva contributi ai giovani per sostenere gli anziani….. e che non è più sostenibile, per passare ad un nuovo “welfare” basato sulla costituzione di alcuni beni pubblici essenziali in “Fondo patrimoniale” a carattere pubblico.
Esso manterrebbe la proprietà degli investimenti effettuati, al fine di disporre — con il reddito sia pure differito di tali investimenti — di risorse per le nuove generazioni….
Sarebbe così possibile effettuare la svolta dal “debito” al “credito” pubblico e garantire un nuovo ‘welfare’ alle giovani generazioni.
Dunque, un nuovo “dividendo sociale” come elemento centrale del nuovo welfare e del modello sociale europeo.