AMIANTO, “LE PROPOSTE DELLE ASSOCIAZIONI”
Alla vigilia della II Conferenza governativa che si svolgerà a Venezia dal 22 al 24 novembre 2012, le associazioni delle vittime, degli ex esposti e ambientaliste lanciano le loro proposte (allegato)
A 20 anni dalla sua messa al bando l’amianto continua a causare oltre 2mila vittime all’anno; 34.148 sono i siti ancora da bonificare per oltre 32 milioni di tonnellate di amianto sparso in tutto il Paese con cave di materiali contenenti la pericolosa fibra ancora attive. Alla vigilia della II Conferenza governativa sull’amianto, le associazioni auspicano che sia un incontro degli esposti e non sugli esposti, in cui prendere precisi impegni di finanziamento su sorveglianza sanitaria, ricerca, risarcimenti e per fare interventi concreti di risanamento e rendere l’Italia libera dall’amianto.
Sono tantissime le morti causate dall’esposizione all’amianto nel nostro Paese ogni anno, oltre 900 proprio per mesotelioma pleurico e l’emergenza sanitaria continua a crescere, visto il lungo periodo di latenza della malattia (fino a 40 anni), tanto che gli epidemiologi prevedono alcune decine di migliaia di casi nei prossimi anni. È evidente quindi l’importanza di un’efficace sorveglianza sanitaria ed epidemiologica per gli esposti, insieme alla ricerca clinica e il risarcimento garantito per le vittime, ma occorre intervenire anche in termini di prevenzione.
C’è la questione dei grandi poli industriali dell’Eternit o della Fibronit e degli altri siti contaminati inclusi nel Programma nazionale di bonifica. L’amianto inoltre è stato diffuso capillarmente su tutto il territorio, a causa dei molteplici impieghi in cui è stato utilizzato. Dopo 20 anni dalla sua messa al bando e dall’istituzione dei Piani regionali amianto (legge 257 del 1992), ancora non si sa quanto ce n’è. Le stime ufficiali del CNR parlano di 32 milioni di tonnellate, relative ai 2,5 miliardi di mq di coperture di eternit, e di diverse tonnellate di amianto friabile. Il ministero dell’ambiente ha raccolto i dati disponibili delle Regioni e, seppure con un quadro parziale, arriva a individuare 34.148 siti con presenza di amianto. Infine, sembra paradossale, ma sono ancora attive in Italia attività estrattive di rocce contenenti amianto, come le pietre verdi o le ofioliti. Vietate dalla legge 257/92 le attività estrattive, di fatto, sono state riaperte con un decreto ministeriale del 1996 che consente di estrarre materiali con concentrazioni di amianto superiori allo 0,1% in peso, concentrazione massima consentita per le sostanze cancerogene, come l’amianto.
La bonifica intanto procede lentamente. Ai ritmi attuali, dovremmo convivere con l’amianto almeno fino al 2100. Un contributo importante per velocizzare gli interventi è arrivato dal IV conto energia con l’extra incentivo per sostituire l’eternit con impianti fotovoltaici, grazie al quale, solo nel 2012, sono stati bonificati oltre 25 milioni di mq di eternit. Il V conto energia però l’ha cancellato fermando di fatto gli interventi di bonifica. Rimane poi il problema dello smaltimento: il 75% dei rifiuti prodotti, 286mila tonnellate, secondo i dati Ispra, vengono spedite in Germania perché in Italia mancano discariche dedicate, con alti costi di trasporto e per gli interventi di bonifica.
Risanamento ambientale, chiusura delle cave di amianto, sorveglianza sanitaria ed epidemiologica e risarcimento delle vittime garantito sono i punti che le associazioni vorrebbero fossero affrontate dalla Seconda Conferenza Governativa sull’amianto (la prima era stata nel 1999), in programma da domani a Venezia: un appuntamento molto importante richiesto con forza dalle stesse associazioni delle vittime e degli ex esposti all’amianto proprio al Ministro della Salute ma che purtroppo lascia poco spazio ai diretti interessati.
“Il nostro obiettivo era una conferenza con gli esposti, non sugli esposti, come rischia di diventare invece visto il poco spazio lasciato alle associazioni. Deve essere l’occasione per discutere le decisioni relative alla salute degli ex esposti, per trovare le forme migliori di cura per chi è stato colpito da una malattia derivante dall’amianto e perché le vittime dell’amianto, a partire dagli esposti non professionali, possano essere adeguatamente risarcite e gli enti previdenziali, Inps e Inail, riconoscano le malattie professionali e i benefici di legge a tutti gli aventi diritto (compresi i militari ex esposti), senza differenziazioni territoriali e senza dovere ricorrere ai tribunali, come avviene di frequente. Occorre infine far partire quell’azione di risanamento che la legge prevede già dal 1992.”