LA POLITICA ECONOMICA DEVE CAMBIARE
FIM-CISL LOMBARDIA - nel “Documento dell’Esecutivo FIM della Lombardia” emesso il 13 settembre 2011, si sottolinea che “la manovra continua ad essere iniqua e priva di misure per la crescita”. Inoltre nel documento (allegato) si dice:
La manovra continua ad essere iniqua e priva di misure per la crescita del Paese, si utilizzano le risorse derivanti dall’aumento dell’Iva e dall’anticipo del percorso per il pensionamento a 65 anni per le donne, all’esclusivo scopo di fare cassa e di migliorare i saldi, senza alcun impegno sull’avvio della Riforma Fiscale, senza provvedimenti sui servizi in favore della conciliazione vita lavoro delle donne, e senza interventi di rafforzamento delle preoccupanti aree di disagio sociale (ad esempio i non autosufficienti) o di sostegno al lavoro (ammortizzatori sociali).
Rimangono le pesanti misure sullo Stato sociale, i tagli agli enti locali e ai servizi pubblici, si fa poco sulla lotta all’evasione, non si introduce un’imposta sulle grandi ricchezze e sulle transazioni finanziarie. Non cambiano i privilegi della classe politica (a tutti i livelli) e gli assetti istituzionali dai costi ormai insostenibili.
Il giudizio della FIM sulla manovra finanziaria e sulla politica economica del Governo resta negativo:
per la mancanza di misure adeguate sul piano dell’equità in favore dei redditi più bassi
per i tagli ai servizi sociali
per la blanda riduzione dei privilegi della politica
per la mancata tassazione degli elevati patrimoni mobiliari ed immobiliari, e delle transazioni finanziarie
per il ridimensionamento del contributo di solidarietà sui redditi alti
per l’assoluta mancanza di misure finalizzate al rilancio della nostra economia ed allo sviluppo dell’occupazione
La FIM ritiene inutile e dannoso l’art. 8 del decreto del Governo, soprattutto nella parte in cui prevede la possibilità di deroghe alla legge e allo Statuto dei lavoratori, e chiede che il Parlamento stralci questa parte. La FIM, nonostante le modifiche inserite, ritiene in ogni caso che la rappresentatività vada misurata su scala nazionale, e che le stesse possibilità di deroga debbano essere ricondotte in modo rigoroso ai limiti e alle procedure dell’accordo interconfederale unitario del 28 giugno 2011.
Per queste ragioni la FIM ha dichiarato già dal mese di agosto la non disponibilità a fare deroghe alla legge 300 e sulla “giusta causa”, e il proprio impegno a conformarsi al Ccnl 2009 e all’accordo del 28 giugno 2011. La FIM della Lombardia propone a Fiom e Uilm un patto politico in tal senso, e sostiene la proposta della FIM nazionale e della CISL rivolta a Cgil e Uil di sottoscrivere un analogo accordo unitario a livello Confederale.
L’Esecutivo della FIM-CISL della Lombardia ritiene che vada proseguita con determinazione l’azione di pressione e di lotta finalizzata a cambiare in profondità la politica economica, sociale e industriale del Governo.