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25 APRILE, “SANGUE RUSSO PER L’ITALIA LIBERA”

Poletaev, Musolishvili, Bujanov, Avdeev. Quattro eroi sovietici caduti per la libertà italiana. Quattro Medaglie d’oro al Valor militare.

http://italian.ruvr.ru/2012_04_25/49402739/

Da Mosca la Voce della Russia!

Bisogna essere grati all’Avvenire
di aver introdotto il tema del 25 aprile con un articolo che già nel titolo prende le distanze da quell’atteggiamento di sufficienza e di indifferenza verso la Russia, oggi prevalente sia a destra che a sinistra.
Nel suo “Sangue russo per l’Italia libera” Castellanni ha voluto dare un taglio e un colore più letterario che documentario alla storia di Fedor Poletaev. Un soldato sovietico che fuggito da un campo nazista in Italia si era unito ad un reparto partigiano che operava nella zona di Cantalupo Ligure per cadere da eroe nel febbraio del 1945.
Pochi mesi più tardi egli fu insignito della Medaglia d’oro al valor militare.
Su Poletaev, di cui all’inizio non si conosceva il nome esatto, sono stati scritti dei libri e girati dei film. E’ il partigiano sovietico su cui si e’ posata una certa attenzione dei media e forse della letteratura se è vero che Fenoglio si sia ispirato alla sua storia per tratteggiare la figura di Volodka, il soldato russo che compare in “Il partigiano Jonny”.
E’ forse per questo che Castellani scrive che Poletaev” è l’unico partigiano straniero medaglia d’oro al valore militare in Italia”.

I partigiani russi decorati in Italia con la Medaglia d’oro al valor militare sono invece quattro: Fedor Poletaev, Kristofor Musolishvili, Nikolai Bujanov, Danil Avdeev. Un numero altissimo se pensiamo che in duecento anni di storia la Medaglia d’oro al valor Militare è stata conferita a poco più di duemila persone.

Quattro soldati che rappresentano al meglio quei cinquemila cittadini sovietici che in terra straniera non ebbero dubbi su chi fosse il nemico da battere.
Le loro storie sono molto simili come leggiamo nelle motivazioni del conferimento dell’ ultima onorificenza concessa nel 1994

Danil Avdeev Ufficiale della cavalleria sovietica, si sottraeva alla deportazione nazista e attraverso la Svizzera, guidando un gruppo di connazionali, dopo dura e arditissima marcia, giungeva nelle prealpi Carniche in Friuli. Qui, riuniva in un reparto unico tutti i cittadini sovietici sfuggiti alla prigionia nazista e si metteva agli ordini del comando Garibaldi del Friuli, operando con coraggio e sagacia contro il comune nemico.
Nel novembre del 1944, durante la violenta offensiva nazista lungo le valli dell’alto Tagliamento e dell’Arzino, Danil Avdeev, con alcuni partigiani, nel tentativo di far saltare la strada da dove irrompeva il nemico, venne sopraffatto da ingenti forze naziste e dopo strenua ed eroica difesa che permetteva lo sganciamento dei partigiani italiani, cadde in un sublime atto di eroismo donando la sua giovane vita alla causa della liberazione d’Italia.
Pierlungo di Vito d’Asio in Friuli, 15 novembre 1944.

Kristofor Musolishvili invece era entrato in contatto con i partigiani italiani dopo una fuga di massa da un campo di concentramento nazista con un carico di armi e munizioni. Una storia incredibile che lui faceva raccontare agli altri per innata modestia. Era nato in una povera famiglia di contadini, in un villaggio sperduto fra i monti della Georgia.
Nell’ultimo combattimento della sua vita, prima di darsi la morte per non cadere nelle mani del nemico, nelle campagne del novarese riusci’ ad abbattere piu’ di 70 soldati nazisti e repubblichini. Era il dicembre del 1944.
La medaglia d’oro gli fu conferita dal presidente Sagarat nel 1970. Una piccola delegazione, fra cui un giornalista di Radio Mosca, si recò in Georgia per consegnare l’onorificenza alla vecchia madre.
Peccato che la corrispondenza di Nikolai Kulikov non si sia conservata nei nostri archivi, ma ricordo come descrisse la madre dell’eroe. Una donna alta, il volto scavato sormontato da una crocchia di capelli bianchi, l’eterno vestito nero. Solo in quel momento comprese che il figlio non sarebbe più tornato.

Nikolai Bujanov, meno fortunato dovette tentare la fuga per ben quattro volte. Ma nel giugno del 1944 riusci’ a raggiungere la compagnia “Chiatti” che operava sui monti di Castelnuovo dei Sabbioni. In Ucraina la sua famiglia era stata sterminata dall’invasore e in ogni scontro con i tedeschi si sentiva che aveva un conto aperto con loro.
Dopo un mese il suo nome era diventato una leggenda e come un eroe leggendario cadde con la mitragliatrice in pugno riuscendo a porre in salvo i suoi compagni d’arme.

  25.04.12 08:00:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: 25 Aprile, Antifascismo, Resistenza, Novità, Memoria, Pubblicazioni, Cultura
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