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“LE FAMIGLIE DELLE VITTIME CHIEDONO ANCORA GIUSTIZIA”

Il bolognese Speranzoni a giugno rappresenterà il Comune di Borgo Ticino: sarà la prima causa civile che chiede un risarcimento danni per i crimini della 2ª guerra mondiale

L’avvocato che indaga sulle stragi nazifasciste: “Le famiglie delle vittime chiedono ancora giustizia”

Borgo Ticino vuole giustizia. Il Comune e quattro familiari delle vittime dell’eccidio nazifascista del 13 agosto ‘44 chiederanno il risarcimento danni a Germania e Italia. Il mandato è stato affidato ad Andrea Speranzoni l’avvocato bolognese che ha rappresentato le parti civili - familiari delle vittime, Anpi nazionale, Amministrazioni comunali - in 8 dibattimenti penali: da quello per la strage di Marzabotto e di Casalecchio di Reno a quella di Fragheto-Casteldelci, oltre all’eccidio di Borgo Ticino.

L’impegno in un libro

Sui dettagli di quella che sarà la prima causa civile del genere in Italia Speranzoni non rilascia dichiarazioni: «Sarà presentata al Tribunale di Novara entro giugno» assicura. Giovedì scorso l’avvocato è arrivato nel paese che nel 1944 venne messo a ferro e a fuoco dal reparto della Marina d’assalto Mek 80 e dai fascisti della X Mas: una tragica domenica d’agosto che si concluse con la fucilazione al muro di 12 giovani.

Speranzoni ha presentato il suo ultimo libro «A partire da Montesole. Le stragi nazifasciste tra silenzi di Stato e discorso sul presente», in cui fa il punto del suo impegno nei procedimenti per le stragi nazifasciste, ma indaga anche su occultamenti e depistaggi nell’Italia repubblicana: «Mi ha sempre interessato il rapporto tra verità storica e processuale: prima mi sono occupato dei reati di terrorismo negli anni ‘70 in Italia. Nel 2003 ho cominciato a occuparmi di crimini di guerra. Decisivo è stato il rinvenimento nel ‘94 del cosiddetto “armadio della vergogna” a Roma, in cui erano stati nascosti 695 fascicoli giudiziari relativi a stragi e omicidi commessi da reparti militari tedeschi o della Repubblica sociale italiana».

LA STORIA/ BORGO TICINO CHIEDE I DANNI PER L’ECCIDIO NAZIFASCISTA

Cercare le responsabilità

Il primo incarico arrivò a Speranzoni dai parenti delle vittime della strage di Marzabotto: «Sono state accertate le responsabilità individuali di 17 soldati tedeschi». Nel processo per l’eccidio di Borgo Ticino è stata determinane la volontà del Comune e dei parenti delle vittime: «Le indagini e le testimonianze hanno consentito di definire le responsabilità del reparto tedesco e dei fascisti della X Mas, di ricostruire la catena di comando: fu Ernst Wadenpful ad allestire il plotone di esecuzione» sottolinea.Wadenpful è stato condannato all’ergastolo il 17 ottobre 2012 dal Tribunale militare di Verona: l’unico imputato superstite per la strage del 13 agosto ‘44 a Borgo Ticino è morto un mese dopo a 97 anni. Nessuno degli altri nazisti condannati in 18 processi per stragi in Italia dal 1943 al 1945 ha fatto un giorno di reclusione.

L’importanza dei ricordi

«A salvarli - spiega Speranzoni - sono state le sentenze di illegittimità dei processi penali italiani emesse nei lander tedeschi». Ma per la verità processuale e gli effetti civili delle sentenze non cambia nulla. Nei processi è stato fondamentale il ruolo dei testimoni: «Il loro racconto resta scritto nelle pagine delle sentenze e dentro di me - rivela Speranzoni -. Si tratta di persone che hanno dovuto rivivere un trauma, riaprire le ferite che lascia la morte di una persona cara data con crudeltà, come è avvenuto a Borgo Ticino. Quello che è emerso sempre è la voglia indomita di giustizia, priva del desiderio di vendetta. Ciò che vogliono è riaffermare la verità contro gli occultamenti e gli armadi chiusi».

 

LA STAMPA - NOVARA: 3 - 5 - 2016

 

 

  09.05.16 16:00:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: Commenti e dibattiti, Comunicati, Antifascismo, Resistenza, Novità, Memoria, Testimonianze, Cultura
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