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STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA: LA VERITÀ DOPO 43 ANNI

Il 28 maggio 1974 in piazza della Loggia a Brescia una bomba piazzata in un cestino dei rifiuti esplode mentre è in corso una manifestazione antifascista contro l’escalation della violenza nera.
Dopo 43 anni la Corte di Cassazione rende finalmente giustizia alle otto vittime e ai centodue feriti di quella orribile strage.
Carlo Maria Maggi, ex capo del movimento neofascista Ordine Nuovo e Maurizio Tramonte, informatore dei servizi segreti vengono condannati all’ergastolo.
La condanna di Carlo Maria Maggi ha un valore storico: è la prima volta che un leader riconosciuto dell’eversione nera (era il capo della sezione veneta di Ordine Nuovo) viene condannato per strage. La condanna di Maurizio Tramonte, catturato in Portogallo all’indomani della sentenza della Cassazione, ha una valenza altrettanto simbolica, per il ruolo da lui svolto nei servizi segreti.
L’attentato neofascista di piazza della Loggia rientra nella strategia della tensione iniziata con la strage di piazza Fontana e si inserisce, come si legge nella sentenza della Cassazione, in un contesto di spinte eversive “accomunate dall’obiettivo di ostacolare l’avanzata di forze innovative sia in ambito politico che sociale”.  Un ruolo da protagonisti è stato svolto, nel terribile periodo tra il 1969 e il 1980,  non solo dai terroristi neri ma, come si legge nella motivazione della sentenza “da un coacervo di forze individuabili ormai con certezza in una parte non irrilevante degli apparati di sicurezza dello Stato, nelle centrali occulte di potere, dai servizi americani alla P2, che prima hanno incoraggiato e supportato lo sviluppo dei progetti eversivi della destra estrema e poi hanno sviato l’intervento della magistratura rendendo di fatto impossibile la ricostruzione dell’intera rete di responsabilità.”
Questo importante verdetto che conferma anche sul piano giudiziario e non solo su quello storico la matrice neofascista della strategia della tensione è stato raggiunto grazie alla instancabile opera   degli avvocati di parte civile, dei magistrati impegnati nelle indagini, e di Manlio Milani, inesauribile motore dell’Associazione familiari delle vittime di piazza della Loggia. Dobbiamo continuare, anche alla luce della sentenza della Corte di Cassazione su piazza della Loggia, ad esigere, a pretendere la verità,  per le altre stragi neofasciste rimaste impunite. Sia lo Stato ad aiutarci ad aprire tutti gli armadi, anche quelli più squisitamente politici, ed a coltivare una memoria attiva che serva a comprendere il passato, proprio per evitare che la storia si ripeta. Compito dello Stato è di adoperarsi per contenere e respingere ogni tentativo, oggi purtroppo ricorrente, di esaltazione del fascismo, per far conoscere cosa è stato il fascismo durante il ventennio  e negli anni  delle stragi di piazza Fontana, di Brescia, dell’Italicus, di Peteano, di via Fatebenefratelli davanti alla Questura di Milano, di Bologna. Ci dimostri  questo Stato di essere finalmente quello Stato antifascista, delineato dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, sciogliendo formazioni, movimenti nazifascisti e infliggendo a chi fa apologia di fascismo e diffonde intolleranza e razzismo esemplari condanne. 

Milano, 22 Giugno 2017

Roberto Cenati
Presidente ANPI Comitato Provinciale di Milano

  22.06.17 16:00:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: Attività in Lombardia, Comunicati, Comitati Provinciali, Sezioni, Novità, Memoria, Neofascismo, Cultura, Terrorismo
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