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NOI, CITTADINI D'EUROPA

NOI, CITTADINI D'EUROPA

"Noi, cittadini d'Europa. Senza diritto d'asilo non c'è più l'Unione"

Noi, cittadini e cittadine dell’Unione Europea, sosteniamo gli appelli già lanciati da numerose associazioni della società civile, perché sia accordata una protezione immediata e temporanea alle persone che si trovano in pericolo al confine tra Grecia e Turchia, nostra comune frontiera esterna : nei campi del mare Egeo, i fuggitivi vengono parcheggiati in condizioni indicibili. Non c’è bisogno alcuno di aspettare un’illusoria unanimità sulla protezione temporanea, che altro non è che un atto di elementare decenza. Basta un solo Stato membro dell’UE per attivare tale procedura, prevista dal diritto europeo. Se nessuno di essi agisce in tal senso, spetta al Presidente della Commissione, in quanto custode dei Trattati, di assumersi gli obblighi del proprio mandato e, se necessario, spetta al Parlamento europeo di mettere la Commissione di fronte alle sue responsabilità.
 
Non si tratta più di dibattere attorno alla forma politica che l’Unione Europea dovrebbe darsi, e nemmeno di schierarsi in complesse questioni geopolitiche. Si tratta di sapere se noi, cittadini d’Europa, possiamo sfuggire alla vergogna e al disonore.

L’Unione Europea, dopo essersi sbarazzata delle proprie responsabilità scaricandole sulla Turchia, elogia il ruolo di « baluardo » (secondo l’espressione di Ursula von der Leyen) svolto da un proprio Stato membro, la Grecia, contro il flusso di migranti: rendendo impossibile in tal modo il compito di accogliere coloro che fuggono l’orrore di una guerra condotta contro di essi da uno Stato criminale.
 
L’isola di Lesbo era già simbolo di uno scandalo morale e politico: «Push-back» e «hot spot» sono i nomi che servono come maschere dell’inumanità, e di quella che Jean Ziegler descrive come messa in atto di una «strategia del terrore» destinata a dissuadere i rifugiati dal richiedere il rispetto dei loro diritti umani fondamentali. 
 
Lo scandalo sta assumendo ormai l’aspetto di un fallimento collettivo. Quel che nei fatti viene liquidato è lo stesso diritto all’asilo. È l’articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo : «Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni».
 
Che vale l’Europa, se si rende nemica di questo diritto primario e fondamentale? A che servono le istituzioni europee, se agli Stati membri viene permesso di rifiutare gli obblighi imposti loro dal diritto europeo, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, dalla Convenzione europea dei diritti umani e dalla Convenzione di Ginevra del 1951? Cosa vuol dire «Unione », se tra i paesi che la compongono alcuni possono sospendere l’esame delle domande di asilo – esame obbligatorio secondo la Convenzione di Ginevra – e sottrarsi ai doveri della solidarietà nell’accoglienza e la ripartizione delle vittime di persecuzioni?
 
La costruzione europea, nata dalle catastrofi identitarie del XX secolo e dalle lezioni che esse hanno impartito, ha come unica legittimità il rispetto del diritto su cui si fonda. Immaginare che la si possa proteggere dall’ascesa del nazional-populismo calpestando i diritti fondamentali è il peggiore dei calcoli che si possa fare.

Noi richiamiamo alla loro responsabilità e ai loro impegni gli Stati membri, la Commissione, il Parlamento europeo.


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  31.03.20 18:00:00 , a cura di Lombardia (contattaci), categorie: Commenti e dibattiti, Comunicati, Costituzione, Novità, Razzismo, Memoria, Testimonianze, Solidarietà, Cultura, Documenti
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