23 NOVEMBRE 1944: DEPORTAZIONE DI MASSA DEI LAVORATORI DELLA PIRELLI
Il 23 novembre 1944, un reparto di SS arrestò e condusse a San Vittore 183 lavoratori scioperanti della Pirelli Bicocca (tra loro 2 ingegneri e 1 impiegato). Dopo cinque giorni, 156 vennero deportati in Germania, 3 riuscirono a fuggire durante il trasferimento nei lager, 12 vi morirono, 1 morì dopo il rimpatrio per le conseguenze della deportazione. Quella dei lavoratori della Pirelli Bicocca fu la deportazione di massa più pesante operata dai nazifascisti in una singola azienda, dopo quella di 1500 lavoratori genovesi nel giugno 1944. Il 15 novembre, come ritorsione alle agitazioni operaie, la Falck sospese tutti i lavoratori per una settimana, seguita qualche giorno dopo dalla Caproni e dalla Magneti Marelli di Crescenzago. Il Comitato clandestino sindacale della Lombardia proclamò lo sciopero generale per il giorno 23 novembre. Da più parti arrivarono segnali di tentennamenti e debolezza e l'esito fu deludente: aderirono una quarantina di fabbriche per lo più medio piccole, gli impiegati della Banca Agricola, della Edison, di alcuni uffici comunali, ma la partecipazione fu parziale. La Ercole Marelli non si mosse, la Breda era presidiata da un carro armato.
Viceversa alla Pirelli l'adesione fu totale e i tedeschi intervennero duramente. Le SS arrivarono verso le 11 e, bloccate tutte le uscite, iniziarono il rastrellamento reparto per reparto. Nessuno potè più uscire fino a sera. Nello scompiglio generale numerosi familiari si presentarono davanti allo stabilimento per avere notizie. Addossandoli ai muri e malmenandoli i tedeschi caricarono sui camion e portarono a San Vittore 183 lavoratori. Tra essi il ragionier Cerea Mario, responsabile della mensa, che “piuttosto di lasciare gli operai sui camion senza pane reagì verso i tedeschi che lo presero come ostaggio”. Il Cerea é uno dei tre che poi riuscirono a fuggire durante il trasferimento nei lager. La mattina del 24 novembre la Direzione aziendale si rivolse senza risultato al ingegner Knierim, incaricato tedesco per l'elettroindustria, per ottenere il rilascio di 105 lavoratori segnalati dall'azienda come specialisti indispensabili alla produzione o che versavano in particolari condizioni familiari o di salute. Il giorno successivo fu direttamente Alberto Pirelli che si rivolse al generale Leyers rappresentante del RUK (Direzione generale degli armamenti e produzione bellica), il quale rifiutò la richiesta. Gli incontri continuarono nei giorni successivi all'Albergo Regina, sede della Gestapo, dove il tenente Bauer, aggredì verbalmente Alberto Pirelli, accusandolo insieme alla Direzione di connivenza con gli operai e tolleranza verso comunisti e socialisti. Il 27 novembre 156 lavoratori vennero deportati in Germania. Dei 156 deportati, 30 finirono a lavorare a Kahla in Turingia, 10 morirono in quel lager.
Roberto Cenati - Presidente Anpi provinciale di Milano