Siamo lieti di proporre l’
eccellente ed
esaustiva lezione sulla
Deportazione vogherese
tenuta dai
professori Marco Savini e
Maria Antonietta Arrigoni, ricercatori presso l’
Istituto
per la storia della
Resistenza e dell’età contemporanea
di Pavia, svoltasi nei locali della
SOMS di
Voghera, il
19 Novembre 2010.
Nella stessa serata
Marco Savini e
Maria Antonietta Arrigoni hanno anche analizzato i dati che
tracciano il quadro del
contributo fascista alla repressione antipartigiana in Oltrepo pavese.
Marco Savini e
Maria Antonietta Arrigoni sono gli autori del
"Dizionario biografico della
deportazione pavese" (
Unicopli, Milano 2005). La recensione di questa preziosissima
documentazione è consultabile presso il sito web dell’
ANED, l’
Associazione nazionale
ex deportati politici nei campi nazisti.
Per un'analisi più approfonndita del fenomeno della
deportazione pavese vi rimandiamo al sito
Vite Resistenti creato grazie al lavoro di ricerca svolto dall'
Associazione Nazionale Ex Deportati (sezione di Pavia).
La Deportazione vogherese
JACOPO DENTICI
Nato a
Rio Grande (
Brasile) l’
11 settembre 1926, morto
a
Gusen nel
marzo del 1945.
Residente a
Voghera, studente di intelligenza precoce,
scrive poesie, cura traduzioni e si iscrive alla facoltà di
Fisica dell’
Università di
Milano a soli
17 anni. La sua
è una famiglia
antifascista: la madre
Marcella Ferrero,
la sorella
Ornella e il futuro cognato
Franco Andreani
sono impegnati nel movimento clandestino nelle file di
"Giustizia e Libertà". Dopo l’
8 settembre Jacopo**
entra nei
Gap del
Comando Piazza di
Voghera,
dedicandosi a varie attività, dalla raccolta di armi alla
distribuzione di stampa clandestina, all’aiuto agli
ex prigionieri anglo-americani.
In un rapporto del
31 maggio 1944 dell’
U.P.I. di
Voghera
al
comando provinciale G.N.R., dopo pedinamento, viene
segnalato come
elemento pericoloso.
Si trasferisce a
Milano, dove entra a far parte della
segreteria di
Ferruccio Parri, al
comando
generale del
CVL. Il
7 novembre è
arrestato dai
militi della
"Muti", nella sede di
viale Bianca
Maria 45, dove si era recato per recuperare dei documenti e del denaro, ben consapevole del
pericolo, in quanto la sede era stata in
precedenza perquisita dalla polizia. Le circostanze della cattura sono state raccontate da
Ferruccio Parri:
"Capita la polizia, arresta malauguratamente qualcuno dei nostri. Jacopo è salvo. Ma
Jacopo sa dove sono nascosti dei documenti importanti e una certa somma di denaro
sfuggiti alla polizia, del cui recapito era stato incaricato. Passa qualche giorno, la sede è
apparentemente senza sorveglianza. Jacopo ritorna, ed è catturato."
Dapprima è portato nella
caserma Salinas, da dove riesce a inviare due biglietti, in cui comunica
la sua cattura, uno al
CVL, l’altro alla
sorella.
Il
2 dicembre è segnalato nel
raggio tedesco di
San Vittore dove, secondo la testimonianza di
Guido Viazzo, viene ripetutamente
torturato assieme a
Nino Scapolla.
In carcere è un punto di riferimento per molti compagni.
Il
16 gennaio successivo, è trasferito al
campo di Bolzano. Compare in una lista dei comandi
alleati in cui si indicano i prigionieri nelle mani dei tedeschi da
«salvare se possibile».
Nella lista, compilata da
Parri,
Dentici figurava come membro del
Comando Generale.
Ma non si riesce a liberarlo e da
Bolzano è
deportato a
Mauthausen, con l’
ultimo trasporto
partito dall’
Italia, il
1º febbraio.
Secondo il
C.I.C.R. gli viene assegnato il
numero di matricola 126163.
Trasferito a
Gusen vi
muore circa
un mese dopo.
L’
Università degli Studi di
Milano gli ha conferito la
laurea "honoris causa".
Da ricerche condotte dalla sorella
Ornella e dal cognato
Franco Andreani dopo la fine della
guerra sono state raccolte alcune testimonianze.
-
Franco Trivini Bellini in una lettera del 4.9.1945 afferma: "Mi è stato riferito che vostro
fratello Jacopo è deceduto verso la metà di marzo in seguito a maltrattamenti e
dissenteria. (…) Scapolla lavorava con vostro fratello
in galleria, cioè a picco e pala".
-
Il colonnello Pais Antonio in una lettera del 17.9.1945 afferma invece: "Di Jacopo Dentici
seppi da un suo compagno, che lo assistette, che morì a fine marzo ’45
nell’infermeria di Gusen II".
Da una lettera della sorella:
"L’ultimo biglietto di Jacopo da San Vittore, al momento di
partire per la Germania era di poche righe e finiva così: - «Se non volessi cadere nella retorica,
direi: Viva l’Italia! P.S. Dio quanto son brutto rapato!»-. Purtroppo non ne possiedo fotocopia e
non so se la mia Mamma abbia ancora l’originale. Ci terrei però molto che queste parole
venissero ricordate, perché sono caratteristiche del suo spirito ironico e coraggioso, che
sempre seppe scherzare anche nei momenti più tragici (noi sappiamo che a Bolzano
faceva coraggio agli altri più vecchi di lui) e anche sono caratteristiche della nostra generazione, avvelenata dalla retorica fascista."
Ornella Andreani Dentici
- Lettera di Jacopo alla sorella Ornella. S. Vittore, 19 dicembre1944.
«Cara vecchia volpe, ho ricevuto: calzoni sei, pacco con giacca vento etc., sigarette,
tabacco, 3 sigari, marmellata, zucchero, biscotti, uova, camicia, filo, ago, fazzoletti
etc. Non mandarmi più altro di vestiario, nemmeno occhiali guanti e sciarpa a meno
che tu non li abbia già comprati spendendo un sacco di soldi. Non ho più bisogno
di nulla assolutamente; ma se sono qui per Natale spero che mi manderete una
crostata grossa e 1 pacchetto Africa a qualunque prezzo. Non lasciarti illudere, è
quasi sicuro che andrò a Bolz. Ma andarsene insalutato ospite di qui forse non è
cosa impossibile. Informati anche tu. Siamo d’accordo dunque: niente vestiario.
Roba buona da mangiare, quella sì. Ma non spendere troppo, che ho già perso 2000
lire – cioè m’han fregato ignobilmente – ahimè, non più vi rivedrò, come le chiavi
dei S. e tutta la roba che mi han fregato all’hotel Muti. E la mamma?
Sono animato dai migliori propositi per l’avvenire, ma l’uomo propone ma Wolff
dispone. Salutami tanto la zia e tutti e tienimi informato. In gamba, vecchia mia,
un grosso bacione.»
- Una sua poesia
"È la voce dell’ultimo me,
di quello che è appena morto,
voce triste, un poco velata,
come in cerca di conforto.
Ma dal mare infinito di nebbia,
lontano, ancora traluce
una chiara sonata invernale
con la sua verdepallida luce,
e sulla pianura si stende
la nebbia dal passo indeciso;
le note si dissolvono ad una ad una
ed ella mi guarda in viso."
** Alla figura di
Jacopo Dentici è dedicata anche un’altra pagina web nella sezione del sito
Voghera 1940/1945 - Antifascisti a Voghera e Medaglie d’Oro iriensi.