È un pugno allo stomaco quello che ci viene
inferto leggendo il volume del francese Pascal
Croci. Già fin dall’incipit in cui il l’anziano Kazic,
nella Bosnia del 1993 dilaniata dalla guerra
civile, racconta in un flashback la sua
esperienza nei campi di concentramento
domandandosi che senso ha essere scampato
allora, per ritrovarsi, 50 anni dopo, in un’altra
follia, la "graphic novel" «AUSCHWITZ» non fa
sconti. Pubblicato nel 2000, in questo libro, il
primo racconto realistico a fumetti sulla Shoah,
viene untilizzato come colore nelle sue
sessantotto tavole, a parte il nero
dell’impaginazione grafica del volume e il bianco
che si trova solo come sfondo dei baloon, il
grigio. Tutto il resto e’ grigio. Grigi sono
i logori vestiti e le divise degli internati, come
grigi sono i cadaveri gia’ scheletrici buttati nelle
fosse comuni.
E’ un condensato di pathos e precisa
documentazione l’opera di Pascal Croci che, partendo, come racconta nella postfazione del
volume, da un incontro con una donna sopravvissuta ad un campo di sterminio, ha iniziato delle
minuziose ricerche, intervistando alcuni dei sopravvissuti di Auschwitz-Birkenau ed ispirandosi
ai loro drammatici racconti ha creato questa sua "graphic novel", la cui realizzazione ha richiesto
cinque anni di intenso lavoro.
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«Auschwitz» - la storia
Nella Bosnia dilaniata dalla guerra
(1993) Kazic e sua moglie Cessia,
due superstiti di Auschwitz, stanno
per essere uccisi dai soldati di
Milosevic. Prima di cadere sotto i
loro proiettili, in un balenare
d’immagini, il vecchio rivive la sua
esperienza nel campo di sterminio
in flashback.
La cattura, il treno piombato che
passa attraverso i campi della Polonia cattolica. E l’arrivo (insieme
alla loro figlia Ann) ad Auschwitz
dove viene a contatto con con l’orrore e la disperazione.
Kazic si scontra con le impunite
mattanze dei nazisti, con la nuova condizione degli internati, retrocessi ad esseri "sub-umani",
dove la vita non conta assolutamente nulla.
Si incontrano persone che non capiscono ancora che non ci saranno "riserve" ebraiche dove
saranno portate a vivere dai loro carcerieri; che nelle camere a gas non si entra per lavarsi
o disinfettarsi; che gli effetti personali
vengono lasciati all’entrata non perché
saranno riconsegnati dopo. E si incontrano
invece tante altre persone che hanno già
capito tutto ma che non vogliono crederci e che, rinunciando a ragionare, sperano disperatamente di essere deportati in riserve, di lavarsi
nelle camere a gas, di riavere i propri vestiti.
Kazic cerca di sopravvivere alle "esclusioni" e di passare tutte le selezioni fino a chiedere di
essere incluso nelle liste dei "Sonderkommando": l’unico modo per rivedere la moglie e la
figlia. Nella camera a gas, dopo la riapertura delle porte, Kazic scopre, sotto una montagna di
cadaveri, la propria figlia ancora viva (che morirà due giorni dopo essere stata liberata al
termine della guerra). Alla fine del lungo flashback l’anziano e sua moglie, accusati di tradimento,
sono processati, giudicati ed uccisi da sei militari nella civilissima Europa di fine millennio.
Nota a margine: Per le fonti testuali e grafiche del libro «AUSCHWITZ» sono state consultati