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GALLERIA
FOTOGRAFICA


       




    «MAUS»


Se dovessimo indicare un fumetto di riferimento, un
capostipite dell’uso di questo linguaggio artistico
per parlare, raccontare la “memoria”, senza ombra
di dubbio la scelta, inevitabilmente, cadrebbe su
«MAUS». Il capolavoro di Art Spiegelman, in cui
l’Olocausto e la vita di suo padre Vladek,
sopravvissuto ai campi di concentramento, è
raccontato con la metafora degli "ebrei-topi" è, usando le parole di Moni Ovadia:
« la prova della possibilità di dire l’impossibile
attraverso la pietas artistica»
.

La sua opera a fumetti vede la luce, a puntate, su
"Raw", rivista sperimentale di ‘comix’ fondata
dallo stesso Spiegelman insieme alla moglie
Françoise Mouly nei primi anni ’80. E’ la prima
parte della sua graphic novel che esce con il titolo
di "Maus, racconto di un sopravvissuto".

Nel 1986 essa viene raccolta in un volume e
riscuote un immediato successo, divenendo un
autentico caso letterario. La seconda parte
esce nel 1991 ed è di nuovo un trionfo di
pubblico e di critica: l’anno successivo
Spiegelman è il primo fumettista della storia
ad essere insignito del prestigiosissimo Premio
Pulitzer
.
Si può dire che questo sia un romanzo a fumetti
terapeutico per l’autore che attraverso
«MAUS» descrive molto di sé e della sua
famiglia. E si tratta di letteratura alta in cui
Spiegelman realizza una storia autobiografica
basata sui racconti di suo padre, ebreo
polacco
, partendo dalle prime persecuzioni
fino alla fine della Seconda guerra mondiale,
dunque non si narra solo la parte finale dell’eccidio degli ebrei, ma anche il crescendo
dell’orrore dalle prime leggi razziali fino alla fine del folle disegno nazista, inframezzando il
tutto con scene della vita sua e di suo padre al giorno d’oggi. Si trarra difatti di una
narrazione a due registi quello cronachistico, del presente, e quello storico, del passato,
in cui il racconto del padre viene sollecitato dalle domande e dai commenti dell’autore, che
esprime chiaramente, all’interno dell’opera stessa le sue opinioni.
Spiegelman  nelle sue tavole utilizza una "line art" piatta ed una struttura di pagina con
una griglia fitta per permettere una narrazione lunghissima (si parla praticamente
in ogni vignetta
).



Maus - la storia


«MAUS» (L’opera è suddivisa in due parti:
"Mio padre sanguina storia" – composta
da 6 capitoli ed i succesivi 5 capitoli
"E qui sono cominciati i miei guai" )
racconta tutte le terribili peripezie vissute
da Vladek, il padre di Art, durante tutto
l’arco della Seconda Guerra Mondiale:
dalla vita agiata e tranquilla degli anni ’30
a quella squallida del ghetto dopo
l’invasione della Polonia, dal periodo della
fuga e della clandestinità all’orrore del
Lager.
La vicenda, strutturata con lunghi
flash-back sulle vicende della guerra e
delle persecuzioni alternate al “presente”
del racconto degli incontri e del rapporto, a volte difficile tra l’autore con il vecchio padre,
è ricostruita con molta accuratezza storica, ma l’attenzione dell’autore è soprattutto rivolta
all’aspetto umano dei personaggi: l’acume e l’intraprendenza di Vladek, la fragilità e la sensibilità della giovane moglie Anja, futura madre di Art.
L’autore ha lavorato per oltre dieci anni a «MAUS», stendendo da capo la sceneggiatura
per ben tre volte, compiendo alcuni viaggi in Europa per documentarsi e riempiendo decine
di taccuini di schizzi per riuscire a trovare lo stile di disegno adatto alla storia che voleva
raccontare.
Emblematico del rigore artistico e morale con cui ha
affrontato la sua opera, è l’espediente narrativo
adottato da Spiegelman di rappresentare i personaggi
con le fattezze di animali (gli ebrei perseguitati, sono
rappresentati da dei topi, «MAUS» in lingua tedesca
significa proprio topo, e sono contrapposti ai nazisti
disegnati come gatti, i francesi diventano rane, i
polacchi maiali, gli americani cani e così via) a
rappresentare la sua opera quale "favola allegorica",
una metafora, quella degli animali, dei gatti e dei
topi, per approcciare la realtà, in cui per i nazisti
(i gatti) compito primario è debellare la piaga
degli ebrei (i topi) dai loro territori. Quei topi visti come
esseri minacciosi. Il topo è quello che scatena
nell’uomo la " voglia di annientamento":
il topo spaventa, terrorizza, è portatore di strane
malattie e di affezioni. Questa rappresentazione è stata molto efficace, perché così i
nazisti vedevano gli ebrei. Li vedevano come un virus, appunto come una piaga, come
qualcosa da cancellare: bisognava " disinfestare" l’Europa dagli ebrei. Quando
ammazzavano tutti gli ebrei dicevano che il territorio era Judenrein “pulito”,
puro dagli ebrei.
Come ha afferrmato lo stesso Spiegelman il raccontare questa storia è stato viaggio alla
scoperta delle sue origini, sapendo che per farlo avrebbe dovuto affrontare suo padre e il
loro rapporto. Una storia in cui l’uso della metafora, della maschera che ha messo ai suoi
personaggi è stato l’espediente che gli ha consentito il necessario distacco a se stesso per
capire meglio la storia e ai lettori per avvicinarsi a un soggetto del genere.

 

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Nota a margine: Per i disegni e i testi di commento relativi a «MAUS» sono stati
consultati i seguenti siti web:
http://www.ubcfumetti.com
http://www.railibro.rai.it
http://www.dillinger.it
http://www.komixjam.it

 

 

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