«STALAG XB» , pubblicato nel 2009, è il diario
personale della prigionia di Gioacchino Virga,
militare siciliano internato nei campi di
concentramento di Polonia e Germania
raccontato, attraverso lo stile fumettistico, da
Marco Ficarra, suo nipote, che lo ha realizzato
prendendo spunto della corrispondenza che lo
stesso Virga indirizzò, dai Lager, alla sua
famiglia.
È la vicenda simbolo di uno dei 750.000 soldati
italiani che dopo l’8 settembre 1943, furono
deportati nei campi di concentramento
tedeschi come "internati militari" (IMI), senza
essere riconosciuti prigionieri di guerra per
poter essere impiegati nei campi di lavoro
forzato, un episodio per molti versi scomodo
della nostra storia, per anni rimosso e forse
anche poco compreso, troppo poco raccontato.
Gioacchino narra la sua "odissea" in lettere,
Gioacchino Virga - la storia
Tutto inizia dopo l’8 settembre quando ai
militari italiani venne chiesto di
aderire alla repubblica sociale italiana con la promessa
che, a chi avesse accettato, sarebbe stato
dato cibo a sazietà.
Virga (nato a Palermo il 2 agosto 1923),
nominato sottotenente nell’ottobre del ’42
quando diciannovenne si trova a Modena alla
règia accademia di fanteria e cavalleria,
rifiuta e viene deportato in un "Lager"
polacco e poi, nell’aprile del ’44,
nel "campo"
Stalag XB a Sandbostel in Germania,
numero di matricola 82958.
La sua detenzione viene
tratteggiata attraverso episodi
personali scritti dallo stesso
Gioacchino. Eccone uno stralcio:
«ai francesi vengono distribuiti i
pacchi della Croce Rossa, a noi
nulla, per loro non siamo
prigionieri di guerra,
siamo traditori».
Per i militari italiani fu inventata
una definizione speciale che
attribuiva loro lo status di internati
militari e che escludeva per loro il
trattamento previsto dalla Convenzione di Ginevra per i prigionieri di guerra.
Per questo i prigionieri italiani furono costretti a
lavorare dalle 12 alle 14 ore al giorno nelle
miniere, nei campi e soprattutto nelle fabbriche di armi.
Fra i tanti compagni di sventura di Gioacchino Virga c’erano anche il fotografo Vittorio Vialli,
che clandestinamente immortalò tutta la prigionia lasciando numerosi scatti rubati sulla vita nel
Lager, Alessandro Natta, poi dirigente del Pci e lo scrittore Giovannino Guareschi.
Gli spostamenti in altri Lager ( si presuppone che sia transitato anche in quello di
Langwasser/Norimberga), la dura vita nelle baracche, la fame, il freddo minano Gioacchino
che non riesce a "ritornare a casa". Morirà di freddo e di stenti il 14 marzo ’45.
È del 6 Dicembre 2010 la notizia che, grazie alle ricerche di Martina Wagemann, è stata ritrovata
la tomba di Gioacchino Virga nel
campo di prigionia di Fullen, un lazaretto in Germania al
confine con l’Olanda.
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Nota a margine: Per le fonti testuali e grafiche del libro «STALAG XB» sono state consultati